Giovanni Scattone: «Rinuncio alla cattedra»

10/09/2015 di Redazione

«Se la coscienza mi dice di poter insegnare, la mancanza di serenità mi induce a rinunciare all’incarico»: lo annuncia all’ANSA Giovanni Scattone, al quale nei giorni scorsi è stata assegnata una cattedra di psicologia all’Istituto professionale Einaudi di Roma. Condannato per l’omicidio di Marta Russo, ferita a morte da un colpo di pistola il 9 maggio 1997 nel cortile dell’università La Sapienza di Roma e scomparsa cinque giorni dopo, Scattone ha scontato la pena ma l’incarico aveva scatenato molte polemiche negli ultimi giorni. Assistito dall’avvocato Giancarlo Viglione, Scattone spiega così i motivi del passo indietro: «Con grande dolore ed amarezza ho preso atto delle polemiche che hanno accompagnato la mia stabilizzazione nella scuola con conseguente insegnamento nell’oramai imminente anno scolastico. Il dolore e l’amarezza risiedono nel constatare che, di fatto, mi si vuole impedire di avere una vita da cittadino ‘normale’».

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«La mia innocenza, sempre gridata, è pari al rispetto nei confronti del dolore della famiglia Russo» – dice Scattone, che ha scontato la condanna per omicidio colposo aggravato a cinque anni e quattro – «Ho rispettato, pur non condividendola, la sentenza di condanna. Quella stessa sentenza mi consentiva, tuttavia, di insegnare. Ed allora sarebbe stato da Paese civile rispettare la sentenza nella sua interezza. Ho sempre ritenuto -che per essere un buon insegnante si debba anzitutto essere persona serena. Oggi, in ragione di queste polemiche, non ho più la serenità che mi ha contraddistinto nei dieci anni di insegnamento quale supplente: anni caratterizzati da una mia grande soddisfazione anche e soprattutto legata al costruttivo rapporto instauratosi con alunni e genitori». «Ed allora se la coscienza mi dice, come mi ha sempre detto, di poter insegnare» – annuncia – «la mancanza di serenità mi induce a rinunciare all’incarico per rispetto degli alunni che mi sono stati affidati. Così questo Paese mi toglie anche il fondamentale diritto al lavoro. Dopo la tragedia che mi ha colpito, solo la speranza mi ha dato la forza di andare avanti. Scattone infine conclude: «Anche oggi vivrò con la speranza che un giorno la parte sana di questo Paese, che pure c’è ed è nei miei tanti ex alunni che in questi giorni mi sono stati vicini e nella gente comune che mi ha manifestato tanta solidarietà, possa divenire maggioranza».

 

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