Palagonia, l’attivista antirazzista aggredito durante il collegamento in diretta tv

Aggressione verbale in diretta tv: è quanto accaduto l’altra sera ad Alfonso Di Stefano, attivista della Rete antirazzista catanese presente nella piazza di Palagonia durante il collegamento con il programma 47-35 Parallelo Italia condotto da Gianni Riotta su Rai3.

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COLLEGAMENTO CON PALAGONIA –

Durante la puntata andata in onda lo scorso 1 settembre si parlava dell’emergenza migranti e del problema dell’accoglienza nelle città italiane. Dallo studio ci si collega in diretta con la piazza di Palagonia, la cittadina catanese da qualche giorno su tutti i giornali per l’omicidio di Vincenzo Solano e Mercedes Ibanez, coppia di coniugi ritrovata brutalmente assassinata nella propria abitazione, un delitto per il quale è sospettato un diciottenne ivoriano ospite del CARA di Mineo. Il primo collegamento dà voce a una palagonese che – dopo aver precisato di non voler “passare per razzista” – punta il dito contro i problemi strutturali del centro di accoglienza a Mineo che, a suo dire, non sarebbe in grado di gestire i migranti nel “modo giusto”, permettendogli di uscire dalla struttura senza adeguati controlli.

COLLEGAMENTO INTERROTTO –

La parola torna in studio, dove Maria Stella Gelmini, Anna Ascani, Massimo Giannini e Matteo Salvini in collegamento, ospiti di Riotta, continuano a trattare il tema dei richiedenti asilo e, più in generale, della crisi dei migranti. Poco dopo si torna in collegamento con Palagonia, dove l’inviata dà la parola a di Stefano che esordisce esprimendo la propria vicinanza ai famigliari dei due coniugi assassinati, ma sottolinea l’emergenza in corso nel Canale di Sicilia e la «necessità di riflettere su questo genocidio per ripensare a che tipo di Europa vogliamo costruire». La folla in piazza, stretta davanti alla telecamera, rumoreggia. L’inviata passa il microfono a un uomo che interrompe Di Stefano dicendo che la sua presenza, lì, è inopportuna. L’uomo accusa Di Stefano e gli altri attivisti della Rete antirazzista catanese di «aver portato i legni e i chiodi al CARA di Mineo» per «far fare la ribellione ai migranti» e di «sobillarli» contro i cittadini. Il clima si fa molto teso, al punto che il collegamento con Palagonia viene interrotto. (Qui il video, al minuto 01:09:00)

«MI HANNO SPUTATO CONTRO» –

Il resto è raccontato dall’edizione catanese di MeridioNews: è lo stesso Di Stefano a riferire cosa sia successo dopo.

«Ero stato invitato in trasmissione per parlare della situazione nel Cara di Mineo – racconta Di Stefano a MeridioNews – in un momento in cui i recenti fatti di cronaca rischiano di accrescere ancor di più un sentimento popolare che vede negli stranieri, indiscriminatamente, una minaccia». […] «Che l’aria non fosse delle migliori l’ho percepito fin da subito – continua l’attivista -. I commenti che sentivo attorno a me erano colmi di insofferenza e riferimenti al fatto che io, insieme ad altri membri della Rete, nel dicembre 2013 fummo tra i promotori dell’arrivo dei migranti a Palagonia».

E poi, le contestazioni: non solo da parte dei palagonesi, ma anche, riferisce MeridioNews, anche da esponenti di Forza Nuova:

A manifestare l’astio nei confronti della presenza dell’attivista catanese non solo semplici cittadini, ma anche un drappello di esponenti del partito di estrema destra Forza Nuova: «Non posso dire quanti fossero di preciso, so che distribuivano volantini e che alcuni di loro sono finiti con lo sputarmi contro e darmi calci per impedirmi di esprimermi».

A esacerbare la violenza verbale, riconosce Di Stefano, sono anche i fatti di cronaca, in particolare l’omicidio dei coniugi Solano. A questo proposito dice:

«È un episodio criminale che come tale va affrontato, con rigore e volontà di fare chiarezza sull’accaduto. I crimini sono crimini, quello che però non deve accadere – sottolinea l’attivista – è prendere spunto da un singolo episodio per costruirci sopra una campagna d’odio, come se la colpa potesse essere estesa a tutti i migranti». Fenomeno che però si starebbe sviluppando con una preoccupante velocità: «In attesa del collegamento non erano poche le persone che sostenevano che i migranti andrebbero fatti morire in mare, che sono inequivocabilmente cattivi e a riprova di ciò – conclude Di Stefano – c’è chi mostrava foto di tavole chiodate che avrebbero usato i migranti per violenze che però appartengono alla fantasia di una popolazione che per quanto provata rischia di lasciarsi trascinare in una spirale di xenofobia».

 

(Photocredit copertina: Rai/47-35 Parallelo Italia)

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