Riforma pensioni, Poletti: «Non deve essere per forza a costo zero»

02/09/2015 di Redazione

Riforma delle pensioni e dati Istat incoraggianti sull’occupazione sono le due questioni al centro dell’intervista rilasciata da Giuliano Poletti a Lorenzo Salvia per il Corriere della Sera.

 

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Il ministro del Welfare, parlando dell’ipotesi di introdurre meccanismi di flessibilità in uscita dal mondo del lavoro, ha affermato che «le penalizzazioni non possono essre insostenibili». Poi, sulla disoccupazione in calo: «Quei numeri ci confermano una ripartenza che, certo, non ha il ritmo che tutti vorremmo ma segnano anche la fine del periodo più difficile dal Dopoguerra in poi». Ecco alcune dichiarazioni di Poletti:

Ministro, lei dice che manca ancora un pezzo di riforma. Intende i quattro decreti delegati del Jobs act?

«Anche quelli ma non solo. Bisogna reintrodurre un certo grado di flessibilità sulle pensioni. Perché tenere le persone dentro le aziende è uno dei fattori che impedisce ai giovani di trovare un lavoro. E una delle cause per cui le aziende stesse faticano a tenere il passo con un mondo sempre più veloce».

Finora, però, la linea del governo è che la flessibilità deve essere a costo zero per lo Stato. Il lavoratore esce prima ma solo a patto di prendere una pensione molto più bassa.

«Secondo me non deve essere per forza a costo zero, le penalizzazioni non possono essere insostenibili. Bisognerà fare un ragionamento complessivo nel governo, tenendo a mente che quello non è solo un intervento sulle pensioni. E che, come obiettivo laterale ma non meno importante, ha quello di aiutare l’occupazione giovanile».

Quale potrebbe essere una modifica sostenibile per i conti dello Stato?

«Non si può tornare alle regole che avevamo prima della legge Fornero. Vedremo, discuteremo. E credo che, in termini nuovi, bisogna riprendere in mano anche la questione della staffetta generazionale».

Se ne parla fin dai tempi del governo Letta. Ma alla fine non se ne fa mai nulla, perché costa molto oppure è troppo complicato. Perché stavolta dovrebbe andare diversamente?

«Perché sulle riforme dobbiamo accelerare. Non dobbiamo lasciarci sfuggire l’occasione di un quadro generale che sta finalmente migliorando».

(Foto di copertina: Ansa / Mauro Bazzi)

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