Cara di Mineo, la versione di Odevaine: «Così ci spartivamo i soldi»

Cara di Mineo,

da settimane Luca Odevaine, il dirigente finito in manette nell’inchiesta su Mafia Capitale, ha deciso di collaborare con gli inquirenti. E ai pm, nelle ultime dichiarazioni di luglio, ha fornito la sua versione sul sistema di spartizione degli appalti del centro di accoglienza più grande d’Europa. Atti d’inchiesta e verbali inviati dalla Procura romana anche ai colleghi di Catania, che indagano per turbativa d’asta il sottosegretario Ncd Giuseppe Castiglione, fedelissimo in Sicilia di Angelino Alfano.

odevaine

 

CARA DI MINEO, ECCO COME LUCRAVA MAFIA CAPITALE –

Spiega il Messaggero come Odevaine, ex vice capo di gabinetto con Walter Veltroni, poi capo della polizia provinciale con Nicola Zingaretti e poi arrivato al Coordinamento nazionale sull’accoglienza per i richiedenti asilo del ministero dell’Interno, abbia raccontato di essersi cominciato ad occupare della struttura catanese ai tempi del lavoro in Provincia di Roma. Allora l’Upi era guidata dallo stesso Castiglione.

«Aperto per gestire l’emergenza Lampedusa, il Cara di Mineo aveva fatto crescere a dismisura i costi di gestione. «Mi hanno riferito – racconta – che quella struttura fu scelta anche per fare un piacere a Pizzarotti (imprenditore proprietario dell’area, ndr) che in quel momento aveva dei problemi. Non sono in grado di dire per mia conoscenza diretta se i rapporti di Pizzarotti fossero più con Gianni Letta che con il presidente Berlusconi. Io ritenevo che fosse più un rapporto con il dottor Letta in quanto poi la gestione della struttura venne affidata con affidamento diretto alla Croce Rossa di Milano, di cui la sorella del dottor Letta era presidente, della Croce rossa Lombardia». Visto che i costi erano lievitati a dismisura, il prefetto Gabrielli «che si fidava di me», sottolinea Odevaine che è stato a lungo capo della protezione civile provinciale, gli chiede di occuparsi della vicenda. Appena arrivato in Sicilia, Odevaine capisce le logiche che dovrà rispettare. Il primo suggerimento arriva con una cena: «Siamo arrivati al ristorante Castiglione ed io, ci sediamo a un tavolo e io vedo apparecchiato per tre. Quindi intuisco che c’è una terza persona e chiedo al presidente Castiglione: ”Aspettiamo qualcuno?” e lui mi disse: ”Si aspettiamo una persona che ti voglio presentare”». Di lì a poco, a tavola si siede Salvo Calì presidente del consorzio Sisifo, iscritto alla Legacoop, che già gestisce il centro di Lampedusa. A vincere le gare sono effettivamente Sisifo e La Cascina o società a loro collegate: «Sono loro i più forti», una di sinistra e l’altra cattolica. Anzi, la prima proposta di una «remunerazione» Odevaine l’avrebbe ricevuta nel 2011, nel corso di una riunione alla presenza di alcuni rappresentanti del Pd e della Cgil: «Mi viene chiesto se io una volta assegnata la gara avessi voluto fare il direttore generale». L’incarico avrebbe dovuto essere retribuito a 10mila euro al mese, ma visto che l’accordo non si concretizzava, Odevaine si rivolse ai dirigenti del consorzio La Cascina: «L’accordo l’ho stretto con Salvatore Menolascina e Francesco Ferrara di La Cascina. Mi dissero ”intanto contribuiamo noi”».

CARA DI MINEO, LA VERSIONE DI CASTIGLIONE: I VERBALI –

Odevaine ha raccontato agli inquirenti come subito dopo gli equilibri politici fossero cambiati:

«Castiglione prende il posto di suo suocero, il senatore Firrarello. I comuni del consorzio, più o meno di centrosinistra, diventano, tranne uno, quasi tutti del nuovo centrodestra». E La Cascina vince tutte e tre le gare: «Il vantaggio che ha avuto Castiglione è di natura elettorale», aggiunge Odevaine. Un accordo siglato persino con una riunione in comune: «Tutti i sindaci appartenenti al consorzio, si sono riuniti con Paolo Ragusa e Mimmo Cammisa de La Cascina per spartire tra i comuni il numero di assunzioni da fare. A livello nazionale credo che l’Ncd ha preso, non so, il 4%, il 3% e in quella zona ha preso più del 40%». I rapporti tra La Cascina e il partito sarebbero rimasti solidi: «Ritengo che in qualche modo La Cascina finanziasse questa operazione della creazione di Ncd. In occasione della prima uscita pubblica di Ncd a Bari, Menolascina, pugliese, mi disse che ci sarebbe stata una cena a casa della sorella con il ministro Lupi. Ritengo però per i ricordi che ho, così, che ci fosse un rapporto molto stretto con Lupi, forse meno stretto con Alfano perché sennò non avrebbero avuto bisogno di me, per l’interlocuzione col Viminale».

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