La Buona Scuola fra problemi e ricorsi: mancano i prof

La Buona Scuola fra problemi e ricorsi: mancano i professori e la rivoluzione della scuola italiana, contenuta nella legge approvata dal Parlamento, potrebbe partire azzoppata e fra ricorsi e problemi. Le principali difficoltà sono nel riempimento del cosiddetto organico del potenziamento, uno dei “serbatoi” dai quali nell’impianto della riforma bisognerebbe attingere a docenti competenti in inglese, matematica, informatica e discipline artistiche; un organico che, però, a causa di sovrapposizioni normative non sempre felici, attualmente è mancante di molti professori.

LA BUONA SCUOLA IMPANTANATA FRA PROBLEMI E RICORSI

Lorena Loiacono sul Messaggero ci spiega la situazione.

 Assenti in cattedra, per l’intero anno. E la scuola parte in salita: potrebbero infatti mancare all’appello quasi 15mila docenti. Circa due in meno per ogni scuola. Si tratta di quegli insegnanti che la riforma ha destinato all’organico del potenziamento e che dovrebbero far decollare la Buona Scuola. La legge 107 infatti ne prevedeva 55mila in tutta Italia con una media di 7 docenti in più per ognuno dei circa 8000 istituti da Nord a Sud. Ma così non sarà: non ci sono i precari da assumere e, per l’anno scolastico 2015-2016, non è possibile dare questi ruoli ai supplenti

E così, uno degli istituti “cardine”, per così dire, della riforma della scuola targata Renzi si trova impantanato ancor prima dell’inizio dell’anno scolastico. Particolare la loro importanza nel sostegno al preside e al dirigente scolastico, visto che è stata abolita la possibilità di esonero dall’insegnamento per i docenti vicepresidi.

I docenti del potenziamento infatti, secondo quanto previsto dalla riforma, serviranno ad accrescere l’insegnamento di materie come l’inglese, la matematica e l’informatica. Oltre ad introdurre nuovi corsi di arte e storia dell’arte, di storia della musica e strumento e dell’attività sportiva con tutte le sue applicazioni dal corretto stile di vita fino all’educazione alimentare. Non senza contare le lezioni rivolte al contrasto del bullismo e della dispersione scolastica. Nell’organico del potenziamento c’è poi spazio anche per il sostegno e per il ruolo di collaboratore del preside. I docenti neoassunti saranno destinati infatti anche all’amministrazione della scuola: a far le veci dei vicepresidi che, da quest’anno, non avranno più l’esonero dall’insegnamento

I problemi nascono, spiega il Messaggero, dal putiferio burocratico in cui la scuola italiana è stata immersa negli ultimi decenni, con sovrapposizioni di classi di concorso e altre complicazioni a volte veramente insostenibili.

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Le associazioni di categoria hanno calcolato quante postazioni rimarranno scoperte all’inizio dell’anno scolastico.

L’Anief ne ha calcolati quasi 15mila e deriverebbero dalla mancata inclusione nel piano straordinario previsto dalla riforma degli abilitati tramite i diversi canali come Tfa, Pas e scienze della formazione primaria e all’estero. Un esercito di precari che, negli anni, ha accumulato abilitazioni e specializzazioni non senza costi onerosi e che si è visto chiudere la porta della stabilizzazione perché non inserito nelle graduatorie ad esaurimento: ben 12.840 docenti hanno pagato 3 mila euro per specializzarsi sul sostegno e altri 10.489 per l’infanzia, 11.163 docenti si sono abilitati invece nelle materie scientifiche e 2.759 nella sola classe A59, la classe di concorso esaurita per l’insegnamento di matematica nella scuola media. Di cui ora gli uffici scolastici regionali vanno a caccia.

Per legge queste cattedre non possono essere date in mano a supplenti con incarico annuale o comunque a docenti non di ruolo; potrebbe essere il Tar, a cui molti prof si sono rivolti, a sbloccare la situazione – se così i giudici riterranno – e a consentire anche ai supplenti di entrare in ruolo nell’organico di potenziamento. Una brutta situazione, dunque, per i docenti che potrebbe – invece – diventare una buona notizia per il Tesoro.

Se la scuola trema, di fronte ad un anno che si preannuncia difficile, sorridono invece le casse del ministero dell’economia che andranno a risparmiare ben 340 milioni di euro. Un bel risparmio, almeno per quest’anno.

Copertina: AnsaFoto

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