Immigrazione, Gentiloni a Merkel: «Nessuno bacchetti l’Italia, fa il suo dovere»

26/08/2015 di Redazione

«Nessuno bacchetti l’Italia sull’immigrazione». Sulle pagine del Corriere della Sera a difendere l’azione del governo è il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, replicando alla cancelliera Angela Merkel e al presidente francese Hollande, che avevano spinto il nostro governo ad aprire «in tempi brevi, entro l’anno» nuovi centri di registrazione per i migranti. «L’Italia fa quel che deve, anche molto di più, salvando decine di migliaia di vite umane e accogliendo i profughi». Non senza rivendicare come, a suo dire, «a livello internazionale siamo citati come modello positivo».

 

IMMIGRAZIONE, GENTILONI REPLICA ALLA MERKEL –

Secondo Gentiloni servono risposte comuni da parte dell’Unione sull’immigrazione:

«Chiedere a Grecia e Italia di fare i compiti a casa sull’immigrazione sarebbe come dire a Paesi colpiti da un alluvione di accelerare la produzione di ombrelli. L’Europa ha bisogno di andare nella direzione esattamente opposta a quella di bacchettare i Paesi alla sua frontiera esterna. E in Francia e Germania vedo piuttosto la consapevolezza della centralità dell’immigrazione», spiega il titolare della Farnesina al Corriere della Sera.

 

GENTILONI: «SERVONO NUOVE REGOLE» –

Per Gentiloni non è possibile applicare regole ormai superate, «concepite 25 anni fa, parlo della Convenzione di Dublino», mentre il fenomeno è cambiato radicalmente nei numeri, nelle origini. Così come nelle sue dimensioni:

«Se si continua a dire che ognuno deve sbrigarsela da solo, il rischio è che questo moltiplicarsi e sovrapporsi di immagini terribili – da Kos alla Macedonia, dalla Manica alla Sicilia – alla fine diventi un macigno sul futuro dell’Europa. Il punto è condividere e modificare le regole dell’accoglienza, senza dimenticare il lavoro di medio periodo sulle cause profonde: guerre, povertà, dittature».

Per Gentiloni servono nuove regole per un diritto d’asilo europeo, attraverso «l‘europeizzazione della gestione dei flussi, con definizione comune della titolarità e politiche di rimpatrio comuni». Un passaggio necessario, per il ministro, anche perché «i migranti arrivano in Europa, non in Italia, Grecia, Germania o Ungheria». Altrimenti il rischio è «di mettere in discussione Schengen e tornare alle vecchie frontiere», limitando quella libertà di circolazione che è uno dei pilasti Ue. 

Ma non solo: per Gentiloni è necessaria la creazione di «canali di immigrazione legale verso l’Europa nel suo complesso». Infine, serve per il ministro «un equilibrio negli oneri tra i vari Paesi. Se il diritto d’asilo vale per tutta Europa, l’equa distribuzione impedirà che i flussi si indirizzino tutti verso i Paesi più ricchi e generosi».

Sulla richiesta franco-tedesca sui centri di registrazione, al momento, si è limitato a replicare: «Li apriremo? Ripeto, ragioniamo su come andare oltre Dublino: l’ha proposto la stessa Commissione nella sua agenda e la Germania proprio ieri ha dato il buon esempio sospendendone l’applicazione e decidendo di esaminare le domande di asilo di tutti i migranti siriani, indipendentemente dal Paese europeo di primo ingresso». 

foto Ansa/Guardia Costiera

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