Nomine musei, lo sfogo di Natali: «Gli Uffizi sono pieni di problemi e li guiderà un esperto di scultura»

“Gli Uffizi? Sono pieni di problemi e non li guiderà un manager, ma un esperto di scultura”: è fra il non interessato e il velenoso il tono di Antonio Natali, storico manager degli Uffizi che da ieri passa il testimone ad Eike Schmidt, da Friburgo in Brisovia, dal 2009  curatore e capo del dipartimento di scultura, arti applicate e tessili del Minneapolis Institute of Arts, in Minnesota. La riforma dell’ordinamento dei grandi musei italiani voluta dal ministro Dario Franceschini ha comportato uno strascico di polemiche visto che molte delle 20 grandi attrazioni museali italiane saranno guidate da esperti stranieri.

“GLI UFFIZI? PIENI DI PROBLEMI E NON HANNO PRESO UN MANAGER”

Antonio Natali, intervistato sul Messaggero, fa i suoi auguri al suo successore. Non senza rinunciare ad un tono di amara polemica.

Antonio Natali, direttore storico degli Uffizi, è stato raggiunto dalla notizia, ieri mentre era a Budapest. Puntava a rimanere alla guida dell’istituzione fiorentina tanto da fare domanda solo per questa sede. Quanto brucia questa nomina mancata?

«Mi sembra che tutto risponda ad un copione già scritto da tempo in questa Italia in difficoltà».
Come vede il futuro degli Uffizi in mano ad uno “straniero”, seppur illustre?
«Spero bene. Non posso che fare tutti gli auguri possibili a Schmidt, lo conosco, è molto più giovane di me, ha sposato una mia carissima amica, l’ho anche già chiamato per fargli i complimenti».
Cosa ha pesato su questa nuova scelta per gli Uffizi?
«Non lo deve chiedere a me, sono domande da rivolgere direttamente al ministro Franceschini e alla sua commissione, che ovviamente ha valutato che io non fossi adatto a proseguire questo lavoro».
Ha qualche rimpianto?
«Non ho niente da rimproverarmi. Credo di aver guidato il museo nel modo più corretto e adatto. In tre anni l’ho portato da 50 a 100 stanze, senza mai chiudere, riaprendo ambienti storici di grandissima importanza. Evidentemente il ministro non è stato dello stesso parere».

Un certo “pregiudizio internazionalistico” avrebbe giocato a sfavore dell’esperto italiano, sostiene Natali, nel senso che una retorica stile “all’estero è meglio” si sarebbe impadronita del ministero dei Beni Culturali.

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Il problema, afferma Natali, è che gestire gli Uffizi è un affare tutt’altro che semplice. E, a suo dire, il suo successore, pur bravissimo e suo amico, non avrebbe le competenze specifiche necessarie al ruolo.

Guidare gli Uffizi sarà una bella impresa, ricca di onori, ma anche di problematiche.
«Ho già dichiarato ad Eike che se lui avrà bisogno di consigli, non mancherò e sarò sempre disponibile, perché comunque lo conosco da troppo tempo. Ora dilungarmi sui problemi degli Uffizi non mi sembra assennatissimo. Ma, certo, di nodi ce ne sono molti, non fosse altro per il fatto che il nuovo direttore degli Uffizi non dovrà dirigere solo un museo bensì dieci musei. Quindi, auguro ad Eike tutto il bene possibile, sapendo che lui non farà il direttore degli Uffizi, ma sarebbe più giusto dire che sarà il soprintendente di dieci musei. Credo che gli Uffizi sarebbero bastati e avanzati per come stanno andando avanti i lavori, ma questo è solo un mio giudizio, non condiviso da altri».
Gli Uffizi poi si trascinano la questione atavica dei custodi e delle agitazioni sindacali. 
«Non saranno più miei problemi, questi. E sapesse come il mio cuore vola ora leggero nei cieli sereni di Budapest».
Saranno problemi ora del nuovo direttore manager.
«Almeno l’avessero preso il manager. Schmidt è uno studioso. Non si può parlare di manager. Povero Eike, si troverà a che fare con 50mila questioni, ma è specializzato sulla scultura. Anche questa mancata corrispondenza tra principi e fatti lascia perplessi».

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