Svalutazione yuan, ecco cosa comporta il deprezzamento della valuta cinese

La svalutazione dello yuan in corso in questi giorni è una scelta destinata ad incidere non poco sull’economia globale. Il deprezzamento della valuta cinese, svalutata del 4,65% in sole 72 ore, si ripercuote infatti anche sui mercati occidentali, in maniera immediata su quello azionario, come dimostrano i tonfi delle Borse di martedì e di ieri (attutiti dai recuperi odierni).

 

svalutazione yuan
(Foto da archivio Ansa. Credit: EPA / CHRISTOPHER JUE)

 

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SVALUTAZIONI YUAN: I MOTIVI –

Ma queli sono esattamente le ragioni della scelta della banca centrale cinese di fissare il cambio a 6,4010 per dollaro? Le risposte a questo interrogativo non sono unanimi. La manovra monetaria, come spiega bene oggi Guido Montevecchi sul Corriere della Sera, appare innanzitutto come un tentativo disperato di raddrizzare l’economia cinese (la seconda al mondo) rilanciando le esportazioni che negli ultimi mesi hanno subito un brusco calo (-8,3% a luglio). Tuttavia, l’operazione viene anche letta come un segnale lanciato da Pechino al Fondo Monetario Internazionale, che per fine anno dovrà decidere se ammettere o meno lo yuan al club esclusivo delle «valute di riserva». Stando a questa interpretazione, dunque, l’obiettivo principale della Cina sarebbe quello di ottenere per la propria valuta lo stesso riconoscimento di dollaro, yen ed euro. Resta, infine, differente l’interpretazione ufficiale della banca centrale, che ha presentato la sua decisione come un mero «aggiustamento» per seguire finalmente le regole del mercato monetario e le sue fluttuazioni.

SVALUTAZIONI YUAN: LE CONSEGUENZE –

Meno dubbi ci sono invece sulle conseguenze della svalutazione. Il deprezzamento dello yuan, che ad Occidente viene visto di buon grado dal Fondo Monetario Internazionale («Riteniamo che la Cina possa raggiungere un tasso di cambio effettivamente fluttuante netro due o tre anni»), crea indubbiamente un danno all’industria manifatturiera americana ed europea. Il tasso di cambio favorevole farà aumentare le esportazioni della Cina e renderà meno competitive diverse imprese di casa nostra. I prodotti cinesi risulteranno meno costosi nel resto del mondo, quelli americani ed europei, al contrario, risulteranno meno convenienti in Cina. A rischiare una flessione maggiore (lo dimostrano anche le flessioni dei titoli in Borsa di queste ore) sono il settore del lusso e quello automobilistico (i tonfi maggiori sono stati registrati da Ferragamo e Tod’s). Ma si attendono ripercussioni anche sul mercato tecnologico. Aziende americane che fanno affari in Cina, come Apple, possono trovarsi in condizioni di svantaggio (con aggravio dei costi di produzione). La svalutazione dello yuan, c’è da giurarci, non eviterà di occupare anche il dibattito politico. Soprattutto la campagna per le Presidenziali 2016.

(Foto di copertina da archivio Ansa. Credit: EPA / ROLEX DELA PENA)

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