«Stesso metodo usato con i Casalesi. Matteo Messina Denaro sarà catturato». Il boss ha le ore contate

Ci sono «molte similitudini» nelle operazioni che hanno portato in carcere esponenti e leader del clan dei Casalesi e fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro. E questo fa ben sperare per un «imminente analogo epilogo»: il boss numero uno di Cosa Nostra sarà catturato. A spiegarlo, in una lettera inviata al Mattino di Napoli, è Catello Maresca, noto magistrato della Dda di Napoli negli scorsi anni in prima linea nella lotta alla più pericolosa cosca campana. Al direttore Alessandro Barbano Maresca ha scritto:

Caro direttore,
leggendo su Il Mattino degli arresti degli 11 fedelissimi, ritenuti i messaggeri del superlatitante Matteo Messina Denaro, mi sono venute subito in mente le attività compiute qualche anno fa da me e dagli altri due colleghi della dda di Napoli, Falcone e Del Gaudio, e coordinate dall’allora procuratore aggiunto Cafiero De Raho. Si trattava, nel nostro caso, del capo dei casalesi, Michele Zagaria, anch’egli fuggitivo di lungo corso – per oltre 16 anni – poi catturato grazie a quelle indagini il 7 dicembre 2011. Ho immediatamente colto molte similitudini tra le due operazioni, almeno da quanto sembra emergere dalle notizie riportate dalla stampa nazionale. Il che mi fa ben sperare per un imminente analogo epilogo.

 

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Maresca sottolinea le caratteristiche simili dei clan, a partire dalle linee di comando e dalle modalità di gestione del clan, frutto anche delle alleanze tra i vecchi boss totò Riina e Antonio Bardellino, ma anche gli identici approcci investigativi di chi li contrasta. Il magistrato parla di «strategia aggressiva ed incisiva che pone le basi per un sicuro successo»:

La rete di copertura dei latitanti che a certe latitudini coinvolge interi paesi impone di adottare la stessa strategia, che l’allora coordinatore della dda di Napoli Franco Roberti definì della cosiddetta terra bruciata. Isolare il latitante come un animale braccato, tagliandogli tutte le fonti di sostentamento anche economico. Riprendere il controllo del territorio con tutti i mezzi disponibili. Far capire anche a quella parte di cittadini che lo sostiene che avere un latitante di tal livello da proteggere e mantenere è un problema per tutti, un problema serissimo.
Così si mette su una strategia aggressiva ed incisiva che pone le basi per un sicuro successo. La teoria dei cosiddetti cerchi concentrici: quella modalità di aggressione agli affiliati ed ai patrimoni del clan che parte dall’anello più esterno e che conduce con metodicità e costanza al punto centrale, al superboss latitante.

(Foto di copertina da archivio Ansa)

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