Rai, il pasticcio delle nomine dei “pensionati”. Mezzo Cda a rischio

Aggiornamento ore 17.35 – In merito al “nodo pensionati” nel Cda Rai, in conferenza stampa Renzi ha replicato: «Pensionati in Italia ce ne sono tanti, lo considero un fatto positivo che siano anche in Rai: la norma permette di entrare, si discute se abbiano diritto ad avere lo stipendio. Mi auguro di no per la Rai, per loro mi auguro di sì, ma è un non problema».

RAI, IL PASTICCIO DELLE NOMINE DEL CDA –

Il nuovo Cda Rai? Metà rischia di lavorare gratis e di decadere dopo appena un anno. Quindi, è a tempo determinato. Il motivo? Lo ha svelato l’Unità online, citando una circolare del Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione (la n°6/2014, ndr) che ha introdotto nuove disposizioni in materia di “incarichi dirigenziali a soggetti in quiescenza” e che vieterebbe a un lavoratore in pensione di assumere incarichi nelle società controllate dallo Stato. Una condizione in cui si trova la Rai stessa.

Una normativa, ora al vaglio dei giuristi e degli uffici legali di Viale Mazzini, che lancia non poche ombre sul destino delle poltrone dei neoconsiglieri “pensionatiCarlo Freccero, eletto da un asse M5s-Sel, e Guelfo Guelfigià spin doctor della campagna comunicativa di Renzi. E forse anche di Mazzucca e Diaconale, in quota Fi, le cui posizioni dovranno essere verificate. La soluzione? Una, seppur soltanto parziale, sarebbe contenuta nella riforma Madia appena approvata, secondo cui l’incarico non sarebbe incompatibile se svolto in maniera gratuita, ma soltanto per dodici mesi.

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Rai
ANSA/FABIO FRUSTACI

CDA RAI, IL GIALLO DEI PENSIONATI –

La materia è ostica. Ma serve un passo indietro per comprendere il possibile pasticcio delle nomine. Un giallo, quello sui pensionati nel Cda Rai, che si è aperto a poche ore dalle nuove nomine votate dalla Vigilanza con la legge Gasparri. Una normativa che Renzi aveva promesso di voler “rottamare” e che invece è stata usata per la solita lottizzazione partitica della televisione del servizio pubblico.

Nel testo della circolare del Ministero della PA vengono spiegate le nuove disposizioni per favorire il ricambio nelle amministrazioni pubbliche:

«Le modifiche introdotte sono volte a evitare che il conferimento di alcuni tipi di incarico sia utilizzato dalle amministrazioni pubbliche per continuare ad avvalersi di dipendenti collocati in quiescenza o, comunque, per attribuire a soggetti in quiescenza rilevanti responsabilità nelle amministrazioni stesse, aggirando di fatto lo stesso istituto della quiescenza e impedendo che gli incarichi di vertice siano occupati da dipendenti più giovani. Le nuove disposizioni sono espressive di un indirizzo di politica legislativa volto ad agevolare il ricambio e il ringiovanimento del personale nelle pubbliche amministrazioni. Come altre disposizioni vigenti, che già limitavano la possibilità di conferire incarichi ai soggetti in quiescenza, esse non sono volte a introdurre discriminazioni nei confronti dei pensionati, ma ad assicurare il fisiologico ricambio di personale nelle amministrazioni, da bilanciare con l’esigenza di trasferimento delle conoscenze e delle competenze acquisite nel corso della vita lavorativa.

Nella circolare si precisano anche quali siano i soggetti interessati alla circolare e quali gli incarichi vietati. Si legge ancora:

«L’ambito di applicazione dei divieti, per quanto riguarda le amministrazioni interessate, rimane quello già definito dalla precedente versione della disciplina in esame: esso comprende tutte le amministrazioni rientranti nella definizione dell’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 o nell’elenco annualmente redatto dall’Istituto nazionale di statistica (Istat), di cui all’articolo 1, comma 2, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, nonché le autorità indipendenti, compresa la Consob. Devono ritenersi soggetti ai divieti gli incarichi conferiti da qualsiasi organo o ufficio delle amministrazioni in esame, compresi quelli conferiti dai ministri, in quanto organi di vertice dei ministeri, nonché dagli organi di governo degli enti territoriali e dagli organi di vertice degli enti pubblici e degli altri organismi rientranti nell’ambito di applicazione indicato. Non vi rientrano, ovviamente, gli incarichi conferiti da organizzazioni diverse dalle pubbliche amministrazioni italiane»

E si precisa come il divieto riguardi «gli incarichi di studio e di consulenza, incarichi dirigenziali o direttivi, cariche di governo nelle amministrative e negli enti e società controllati. Il divieto di conferimento incarichi a soggetti in quiescenza di incarichi e cariche, riguarda tutti i ruoli rilevanti al vertice delle amministrazioni».

CDA RAI, UFFICI LEGALI AL LAVORO –

Alcuni dubbi però restano. Perché le norme non sono chiarissime. Rai non è presente nell’elenco delle amministrazioni pubbliche redatto annualmente dall’Istat, citato dalla circolare. Sarebbe da considerare come una società di capitali “a prevalente partecipazione pubblica“. E come ha spiegato l’ex consigliere Antonio Verro, l’interpretazione prevalente è quella di considerare la Tv di Stato come un soggetto disciplinato da una legge speciale. Eppure, ha ricordato lo stesso Verro, già nel caso dell’allontanamento dalla direzione di Augusto Minzolini “si applicarono le norme del pubblico impiego”. Tradotto, la circolare dovrebbe valere quindi anche per la Tv di Stato. Al momento, si sta quindi cercando di capire se le recenti nomine dei consiglieri pensionati siano da considerarsi o meno incompatibili con la normativa.

SOLUZIONE? GRATUITÀ E INCARICO SOLTANTO PER UN ANNO – 

Se fosse confermata l’incompatibilità, resterebbe soltanto il “salvagente” offerto dalla recente riforma Madia, appena approvata dal Senato. Quello che prevede che l’incarico non sia incompatibile se gratuito. E con un altro vincolo inderogabile: si può svolgere soltanto per un anno. Si legge infatti:

«Gli incarichi, le cariche e le collaborazioni di cui ai periodi precedenti sono comunque consentiti a titolo gratuito. Per i soli incarichi dirigenziali e direttivi, ferma restando la gratuità, la durata non può essere superiore a un anno, non prorogabile né rinnovabile, presso ciascuna amministrazione».

LE REAZIONI –

C’è chi, come Carlo Freccero, ha già dato la sua disponibilità. «Mi informerò ma per fare un dispetto al Pd sono pronto anche a fare il consigliere di amministrazione della Rai gratis». Altri, come Guelfi, per ora preferiscono aspettare: «Non ne so nulla, sono stato convocato domani mattina». O come Diaconale: «Credo che ci sia un problema di una legge che trova applicazioni singolari. Il problema è del Parlamento, ma lo dico senza nessuna conoscenza concreta delle norme. Attendiamo di studiare la legge e di vedere le condizioni pratiche», ha spiegato all’Ansa. Di certo, in attesa che vengano svelati i nomi di presidente e dg, un pasticcio è già stato fatto.

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