Rai, eletto il nuovo Cda. Pd sceglie Guelfi, Borioni e Siddi, ma si spacca

Ore 16.30 – Mentre il PD si è diviso anche sul voto di 7 consiglieri su 9 per il cda, le trattative sono ancora in corso per il presidente. Dal M5S è stato Danilo Toninelli a provocare: «Pd si spacca anche su cda Rai. Ora è in difficoltà ad avere i 2/3 per eleggere il presidente. Se vuole votarlo con noi faccia nome giusto».

Ore 16.00 – Ecco chi sono i candidati scelti dal Pd. Guelfo Guelfi, già spin doctor della campagna comunicativa di Renzi, è stato direttore della società di comunicazione della Provincia di Firenze (Florence Multimedia).

Altro nome scelto è quello – in quota Orfini – di Rita Borioni, ex funzionaria Pd. Rita Borioni, esperta di storia dell’Arte, è approdato al cda della Rai dopo aver lavorato per 11 anni come collaboratrice parlamentare in Commissione Cultura alla Camera dei Deputati per il Gruppo parlamentare dei Ds, mentre per cinque è stata collaboratrice della Commissione Cultura del Senato, sempre per il Gruppo dei Ds. Dall’aprile 2010 al dicembre 2013 è stata vice responsabile Cultura e Informazione presso la sede nazionale del Partito Democratico. 

Infine c’è Franco Siddi, ex segretario nazionale Fnsi. Il suo nome è tra più contestati, anche perché richiama alla memoria l’accordo siglato con il governo sull’equo compenso. Un’intesa bollata  dall’Ordine dei giornalisti e dal Tar del Lazio come favorevole agli editori e “lesiva” della dignità professionale di giornalisti. 

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Ore 15.50 – «La spartizione è servita», ha attaccato in una nota l’Usigrai. «Come nelle peggiori tradizioni della partitocrazia, in pieno agosto ci si è affrettati a spartirsi le poltrone della Rai. Non è una questione di nomi, di questo o quel consigliere, ma di metodo Utilizzato anche da chi aveva promesso di rottamare il passato. Il CdA Rai è stato nominato con il bilancino dei partiti, senza alcun tipo di discussione sul mandato del nuovo vertice, e quindi sui profili necessari a traghettare verso il futuro la più grande azienda culturale e informativa del Paese, né sul finanziamento. E tutto questo è ancora più grave visto alla vigilia del rinnovo della Concessione di Servizio Pubblico. Ancora una volta i partiti hanno affermato che la Rai è proprietà loro. I cittadini possono aspettare. Per loro e per la Rai non è la volta buona».

Ore 15.32 – Si svolgerà domani sera la riunione della commissione di Vigilanza per la ratifica a maggioranza dei due terzi sul presidente della Rai. E’ quanto deciso – si apprende – in ufficio di presidenza, anticipando di un giorno la riunione, in previsione di un possibile accordo.

Ore 15.21 – Orfini ha replicato in modo sarcastico allo strappo della minoranza del Partito democratico in commissione Vigilanza, con il voto di Fornaro e Gotor per De Bortoli: «Ormai è diventata un’abitudine», ha attaccato. Per poi aggiungere: «La minoranza del partito è ormai abituata ad esercitare veti. Si è presentata con un nome secco. Quello di De Bortoli è un nome autorevole ma è curioso che sia venuto dalla minoranza Pd».

Ore 15.10 – A votare per De Bortoli sono stati, per la minoranza Pd, i senatori Miguel Gotor e Federico Fornaro, già firmatari dell’emendamento sul canone sul quale è inciampato il governo durante l’esame della riforma (poi passata) in Senato. «Lo strappo non l’abbiamo voluto noi. La maggioranza avrà fatto le sue valutazioni e le farà. Certo di fronte all’opinione pubblica sarà difficile spiegare come non si sia votato un nome della levatura di De Bortoli». 

Ore 15.09 –  Questi i voti ricevuti dai nuovi consiglieri: Franco Siddi (5 voti), Carlo Freccero (6), Paolo Messa (4), Rita Borioni (5), Guelfo Guelfi (6), Arturo Diaconale (5) e Giancarlo Mazzuca (4). Altri voti sono andati a De Bortoli (2), Galoppi, Roberto Briglia e G. Briglia. 

Ore 15.01 – Eletti i componenti del Cda. Si tratta di Franco Siddi, Guelfo Guelfi, Rita Borioni (in quota dem) Paolo Messa (Ap), Carlo Freccero (M5S, Sel), Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzucca (Fi).

Ore 14.58 – Forza Italia rivendica un’intesa con il Pd sul nome del presidente, che sarà deciso domani: «Mi auguro che la maggioranza tenga conto del fatto che nel passato, sull’applicazione della legge Gasparri, chi allora governava ha sempre proposto una rosa di nomi alla minoranza di allora sulla quale poter convergere», ha spiegato il capogruppo azzurro al Senato Paolo Romani.  «Ricordo l’ultimo presidente, Paolo Garimberti, un giornalista di Repubblica (giornale notoriamente non amico nostro) che tuttavia fu un esemplare modello di garanzia per tutti, anche per le minoranze».

Ore 14.50 – De Bortoli, proposto dalla minoranza Pd, sarebbe stato bocciato da tredici membri della maggioranza Pd in commissione. Il nome della Borioni è stato invece proposto dall’area dei Giovani Turchi. La sinistra Pd attacca: «I nomi proposti dalla segreteria del partito sono pura e semplice lottizzazione».

Ore 14.34 – Area Popolare proporrà per il Cda Paolo Messa, direttore del Centro studi americani. Nel 2000 ha curato la campagna elettorale per le regionali di Raffaele Fitto, poi dal 2001 al 2006, è stato capo ufficio stampa e capo della comunicazione dell’Udc.

Ore 14.34 – Intanto la commissione di Vigilanza è stata nel frattempo riequilibrata con la cessione di un seggio ciascuno da parte del M5S e di Forza Italia. Spazio a un componente di Grandi Autonomie Libertà (Mario Ferrara) e ai fittiani di Conservatori e Riformisti (Luigi D’Ambrosio Lettieri)

Ore 14.29 –  I nome del Pd per il Cda sono Guelfo Guelfi, Rita Borioni e Franco Siddi. Lo si apprende al termine della riunione Pd San Macuto. Ma la minoranza contrattacca e sta valutando lo strappo in Vigilanga per votare Ferruccio De Bortoli in dissenso dal gruppo dem: «Stupiti e amareggiati per il no a un nome di questo valore – sottolineano le fonti della sinistra Pd – andiamo avanti e votiamo De Bortoli», rivela l’Ansa. Pochi mesi fa in un pesantissimo editoriale sul Corriere della Sera l’ex direttore Ferruccio de Bortoli aveva attaccato Renzi parlando di “ego ipertrofico” del premier e bollando il patto del Nazareno con le parole “stantio odore di massoneria“.

Ore 14.20 – Anche Forza Italia sembra ormai aver sciolto le riserve sul nome del consigliere da proporre per il Cda Rai. Confermate le voci sul giornalista Arturo Diaconale, direttore de “L’Opinione“, che avrebbe vinto la concorrenza di Giancarlo Mazzuca e Antonio Pilati. Eppure dentro Fi non ci sarebbe piena sintonia sul nome.

Rai, impazza il toto-nome a poche ore dalla convocazione della Vigilanza del Consiglio d’amministrazione della televisione pubblica, che dovrà eleggere 7 componenti su 9, con la legge Gasparri. La poltrona più pesante, quella di direttore generale, sembra già assegnata ad Antonio Campo dall’Orto, già fondatore di Mtv. Definito dallo stesso Renzi come «uno stimatissimo professionista tra i più interessanti innovatori della televisione degli ultimi anni». Per tutte le altre nomine, come spiega il Corriere della Sera, c’è invece ancora incertezza.

Rai
Campo Dall’Orto

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RAI, IL TOTO-NOMI PER LE NOMINE –

Dal Giappone Renzi ha spiegato come mercoledì mattina il governo indicherà in modo ufficiale i nomi di dg e presidente, «professionisti di livello, competenza e indipendenza come è giusto che sia», ha precisato. Non senza difendersi dall’accusa di aver voluto rinnovare il Cda con quella Gasparri che aveva promesso di voler rottamare, invece che aspettare la nuova riforma: «Alla Gasparri non c’erano alternative. La prorogatio si spiega male per un’azienda da 3 miliardi. E la forzatura sarebbe stata non rinnovare il cda».

Bloccato l’ad, per la presidenza – chiarisce il Corriere della Sera – è in ascesa il nome dell’ex ad di Eni e Telecom, Franco Bernabè. Ma serve una scelta condivisa, con Forza Italia e Pd che stanno ancora trattando, in attesa che Renzi torni dal Giappone. Tra i nomi circolati c’è anche quello del vicepresidente di Confindustria, ex fondazione Mps, Antonella Mansi. Gradita a Palazzo Chigi, non sembra però convincere Berlusconi, i cui voti sono decisivi per incassare il quorum di 2/3 necessario.  Restano poi le altre caselle del Cda.

RAI, M5S SCEGLIE CARLO FRECCERO –

Anche il Movimento 5 Stelle sceglierà un consigliere. Sarà l’ex direttore di Rai2 e autore televisivo Carlo Freccero. Battuta la “concorrenza” della giornalista Milena Gabanelli, del giurista Stefano Rodotà, del giornalista Riccardo Iacona e dell’ex parlamentare per l’Italia dei valori Elio Lannutti, ora alla guida dell’associazione dei consumatori Adusbef.  Dal M5S hanno replicato alle accuse di voler partecipare al mercato della “lottizzazione”:

«Nessun filo ha legato e legherà mai Freccero al M5S. […] Il nostro unico auspicio è che Carlo Freccero, coerentemente con la sua storia, lavori fino all’ultimo per un servizio pubblico che faccia dello sviluppo del senso critico la sua missione principale, che ritorni ad essere una fabbrica di cultura e creatività investendo sulla produzione di contenuti di qualità, un’azienda in grado di anticipare i tempi puntando sull’innovazione tecnologica».

 

Voterà Freccero anche Sinistra Ecologia Libertà: «La sua candidatura è ottima, la consideriamo anche nostra», ha spiegato il coordinatore Nicola Fratoianni. Sul presidente, invece, non si è sbilanciato: «Vedremo, il Pd ha giocato una partita coperta, avrebbe potuto farlo diversamente».

RAI, LE ALTRE IPOTESI –

Forza Italia ha invece respinto l’ipotesi di Luisa Todini, già in passato in quota azzurra nel cda, ma ora considerata troppo vicina al premier. I nomi da giocare? C’è quello di Arturo Diaconale, giornalista, presidente del Parco nazionale del Gran Sasso, anche se potrebbe essere confermato Antonio Pilati. L’area di centro, da Ncd all’Udc e non solo potrebbe sostenere Paolo Ruffini, ex direttore di Rai3 ora alla guida dell’emittente della Cei, Tv2000. E il Pd? La minoranza del partito spingerebbe per Stefano Balassone, uno degli esperti già consultati per la riforma del servizio pubblico. Ma in rialzo c’è anche il nome di Sara Bentivegna, professoressa di Comunicazione politica all’Università La Sapienza di Roma. Ci sono poi i nomi di Nino Rizzo Nervo, già componente del Cda e giornalista. E quello di Giorgio Van Straten, anche lui già nel cda tra il 2009 e il 2012, considerato un veltroniano e ora direttore dell’Istituto di cultura italiano di New York.

RAI, TRATTATIVE IN CORSO –

Mentre nel Pd si cerca ancora un’intesa, c’è la certezza che non sarà possibile garantire la parità di genere, cioè lo stesso numero di uomini e donne nel consiglio. Restano ancora in lizza altre ipotesi, evocate dal Corriere della Sera:

«Da Giovanni Minoli a Marcello Sorgi fino a Giulio Anselmi. Tra autocandidature e nomi messi in circolo solo per essere bruciati la lista dei papabili, scherzano in queste ore a Viale Mazzini, coincide più o meno con l’elenco del telefono di Roma. Ieri sera è anche circolata una lista di undici persone, tutti uomini, che salvo poche eccezioni non sembra avere molte probabilità di successo. Nell’elenco ci sono Roberto Amen, giornalista Rai, Sebastiano Roccaro, direttore dell’Istituto superiore di giornalismo della Sicilia, e altri ancora come Leonardo Bianchi, Dario Galli e Giovanni Galoppi, oltre ai più noti Freccero e Minoli. Le uniche vere certezze arrivano da chi si chiama ufficialmente fuori: come Marco Follini, Andrea Purgatori. Come anche Bruno Vespa, che alla presidenza aveva già detto no nel 2001»

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