Frigo e armadio vuoti: ecco come (e di quanto) è cambiata la spesa degli italiani

Una rivoluzione della spesa. È quella di cui si sono resi protagonisti nell’ultimo decennio i consumatori italiani, spesso alle prese con problemi di lavoro e un forte abbassamento del reddito disponibile. A rivelarlo è uno studio della Confesercenti sulle scelte compiute negli ultimi anni tra gli scaffali.

 

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Per l’associazione dei negozianti emergono oggi dei «cambiamenti strutturali nei comportamenti» e «un approccio alla spesa più accorto e prudente», indipendentemente dal bene desiderato e dal prezzo richiesto. Risultano ad esempio fortemente ridimensionati gli acquisti per alimenti e vestiti. Scrive Luisa Grion su Repubblica:

Si parte dai numeri per dire che il peggio è passato, anche se quella che abbiamo di fronte, secondo l’associazione dei commercianti, non è ripresa, ma stabilizzazione. Per quest’anno infatti, come già per gli ultimi mesi del 2014, i consumi delle famiglie dovrebbero aumentare dello 0,6 per cento. È un’inversione di tendenza, dice Confesercenti, ma la china è lunga da risalire: dal 2007 ad oggi il Pil ha perso oltre 9 punti percentuali, il potere d’acquisto delle famiglie 12, i consumi 8 punti. Crolli che in valori assoluti hanno bruciato 76 miliardi di spesa; livelli che probabilmente non torneranno più. Solo per restare al settore alimentare, per esempio, fra il 2010 e il 2013, i consumi si sono ridotti di 11 miliardi, lo scorso anno se ne sono recuperati 124 milioni (più 0,1 per cento). Ma è stata la tavola stessa a cambiare, sia in termini quantitativi (nel 2004 per all’alimentazione era destinato il 15 per cento del reddito disponibile, ora il 14,2), che qualitativi: alla carne bovina (meno 12,4 per cento nel decennio) si preferisce quella bianca, la frutta e la verdura.

 

Carrello spesa

 

La spending review degli italiani non ha risparmiato trasporti e comunicazione. Continua Grion su Repubblica:

È diminuita di un punto la spesa per abbigliamento e calzature, che dopo il crollo de gli ultimi due anni (meno 7,9 per cento solo nel 2012) ora sembra essersi stabilizzata (più 0,2 per cento). È diminuita la spesa per trasporti (dal 13,2 al 12 per cento fatta 100 la spesa totale), così come quella in comunicazioni o cultura (passata nel decennio dal 7,2 al 6,7). Meno 20 per cento solo per libri e giornali, anche se qui, puntualizza lo studio, bisogna tener conto del cambiamento nella fruizione dei beni stessi. Meno macchine in circolazione: in un solo anno, fra il 2012 e il 2013 il parco delle autovetture si è ridotto di più di 150 mila unità.

La ricerca riserva anche delle sorprese: per esempio l’aumentata quota di spesa dimostrata nel decennio per alberghi e ristoranti (dall’8,9 al 9,7 per cento).

(Foto: Ansa / Giorgio Benvenuti)

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