Leoluca Orlando: «L’Antimafia non serve più. La mafia si è camorrizzata»

«Oggi nessuno può proclamarsi esponente dell’Antimafia». Perché «la mafia si è camorrizzata». Dunque «chi insiste con l’Antimafia è un professionista dell’Antimafia, proprio come denunciava Sciascia». Interviene così il sindaco di Palermo Leoluca Orlando in un’intervista rilasciata a Marco Esposito per Il Mattino.

 

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LEOLUCA ORLANDO: «LA MAFIA SI È CAMORRIZZATA» –

Uno dei volti più noti della lotta ai clan e alle famiglie mafiose analizza la mutazione genetica delle organizzazioni criminali, spiegando che quella lotta ora «tocca ad ogni singolo cittadino»:

Troppi opportunisti nell’antimafia? Ha ragione Nando dalla Chiesa?
«Oggi nessuno può proclamarsi esponente dell’Antimafia. Neppure io lo sono più. Il 19 luglio di quest’anno passerà alla storia come il momento in cui l’Antimafia di facciata ha gettato la maschera».
Si è sempre detto: finché c’è la mafia servirà l’antimafia…
«La mafia c’è ancora ma si è camorrizzata. Un tempo era verticale e ora è orizzontale. Un tempo governava Palermo e la Sicilia, con strutture criminali e politiche. Di fronte a tale organizzazione, era necessaria l’Antimafia, della quale io ero soggetto di riferimento.Ora la lotta alla criminalità diffusa tocca a ogni singolo cittadino, perché la mafia è cambiata. Chi insiste con l’Antimafia è un professionista dell’Antimafia, proprio come denunciava Sciascia».
Lo scrittore per la verità ce l’aveva con lei…
«Lo so bene, con me, con Borsellino. Sbagliava persone ma nel messaggio aveva ragione».
Come agisce la mafia di oggi, a Palermo?
«Non si sa chi comanda e quindi ciascun boss deve dimostrare la propria forza, strada per strada, e lo fa danneggiando strutture pubbliche: scuole, impianti sportivi vengono vandalizzati senza alcuna ragione economica. Poi un tale entra nei negozi del quartiere edice ”visto cosa è successo ieri in quella scuola?” e chiede il pizzo.Ecco perché dico che la lotta allamafia tocca a ogni singolo cittadino: è il tempo delle formiche».
Lei non ha mai avuto timore di fare i nomi dei politici collusi, a partire da Vito Ciancimino e Salvo Lima, suoi colleghi nella Dc negli anni Ottanta. Oggi chi sonoi professionisti dell’Antimafia di cui diffidare?
«I nomi li faccio, purché sia chiaro che le mie sono, come sempre, valutazioni politiche: l’aspetto giudiziario è ben diverso. Il magistrato Rocco Chinnici mi diceva che la pensava come me su certi politici, ma lui aveva bisogno delle prove per agire. Finché,un giorno, mi disse che le prove le aveva trovate. Ma una settimana dopo saltò in aria».

(Foto: Marcello Paternostro / AFP / GettyImages)

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