Andrea Giuliano, l’attivista italiano pestato a sangue a Budapest perché gay

«Qualcuno mi aiuti. Qualcuno mi ha colpito al naso, il mio viso è completamente a pezzi». Andrea Giuliano, attivista gay che vive a Budapest, ha denunciato questa notte l’aggressione di cui è stato vittima. Un uomo gli si è avvicinato sotto casa aggredendolo senza alcun motivo apparente. E non è la prima volta che gli capita di subire violenza nella città ungherese.

Il ragazzo ha scritto un comunicato postato poi su gay.it:

Cari amici stavo camminando vicino casa, la scorsa notte, quando un uomo mi ha colpito al volto. PER NESSUNA RAGIONE APPARENTE. Sfortunatamente sembra che le videocamere non abbiano ripreso il momento dell’aggressione, ma io ho già sporto denuncia alla polizia. Ora sono in un posto sicuro. Non sanguino più molto e molto probabilmente il mio naso è stato riallineato bene, ma ne saprò di più giovedì. Adesso mi sdraio: chiederò aiuto se necessario

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ANDREA GIULIANO E I PRECEDENTI PERICOLOSI –

Andrea era stato minacciato di morte da un’associazione ultranazionalista che aveva posto – secondo la denuncia della associazione locale Aurora – una taglia sul ragazzo. Il ragazzo di 33 anni collabora con Aurora ed è stato accusato da parte degli estremisti di offendere “la morale cristiana”. Del caso ne parlò La Stampa:

Da quando è apparso al Gay Pride di Budapest, l’estate scorsa, parodiando lo stemma di un noto club di motociclisti di estrema destra, sui siti della destra radicale magiara sono apparsi l’indirizzo di casa e quello del lavoro del 33enne italiano e più di una volta si è ritrovato degli energumeni sotto casa. Ha traslocato tre volte, dormito da amici, vissuto per mesi nella paranoia di ritrovarsi davanti un estremista con una mazza o peggio.

Il capo dei motociclisti, Sandor Jeszenszky, lo denunciò per diffamazione salvo poi ritirare le accuse.

ANDREA GIULIANO: #IOSTOCONANDREA –

Ora su Twitter sta partendo l’hashtag #iostoconAndrea in solidarietà al giovane ragazzo:

A causa delle minacce subite nelle scorse settimane il caso di Andrea ha assunto anche una connotazione diplomatica, con la Farnesina che ha spedito un suo osservatore per seguire il processo attivato contro il giovane. L’invito dei più è quello di non lasciare solo l’attivista. Ora, anche davanti al processo chiuso e raccontato su La Stampa, non si può comunque abbassare la guardia. «Torniamo a dire #iostoconandrea – ha dichiarato la deputata del Pd Micaela Campana – e chiedere alla comunità internazionale, al PSE che si faccia portavoce anche in Europa, per denunciare quello che accade in uno dei paesi membri dell’Unione Europea dove un nostro connazionale perché omosessuale è vittima di una brutale campagna d’odio che è arrivata a mettere una taglia sulla sua vita».

(in copertina @claudiozisa)

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