Suicidio coreano per lo scandalo Hacking Team

Un ufficiale del governo coreano si è suicidato lasciando una nota nella quale nega che il National Intelligence Service abbia spiato i cittadini intercettando telefoni e computer. Lo scoppio dello scandalo Hacking Team ha per ora avuto più conseguenze in Corea del Sud che in Italia.

hacking team
L’annuncio-beffa della pubblicazione, dato dallo stesso account dell’azienda violata dagli hacker

UN SUICIDIO PER LO SCANDALO HACKING TEAM –

Fa rumore in Corea del Sud il suicidio di un agente del NIS (National Intelligence Service), che è stato trovato morto all’interno della sua auto parcheggiata sulle colline a Sud di Seul sabato scorso. Il quaranteseienne ha lasciato una nota, poi diffusa dalla polizia, nella quale afferma che il NIS «davvero non ha spiato» i cittadini o attività elettorali. L’uomo si è poi scusato con i colleghi perché il suo «eccesso di zelo» nel lavoro ha creato la «situazione odierna».

PER I COREANI SAREBBE GRAVISSIMO –

Gli uomini dei servizi hanno comunicato oggi che l’uomo è il responsabile degli acquisti di sistemi per l’intercettazione di computer e telefoni dall’azienda italiana Hacking Team, recentemente denunciata da un hacker come coinvolta in esportazioni illegali di questo genere di sistemi, dei quali si servono in abbondanza anche le polizie italiane. I servizi coreani al momento sono impegnati nel provare a dimostrare al parlamento che non hanno spiato cittadini e politici con il materiale di Hacking Team. Da quando due settimane fa un misterioso hacker ha pubblicato il database dell’azienda, lo scandalo è scoppiato rumoroso in diversi paesi che avevano avuto contatti con l’azienda, ma non in Italia.

IL SILENZIO ITALIANO SU HACKING TEAM –

Silenzio invece in Italia, dove pure risiede l’azienda di spioni più ridicolizzata e compromessa al mondo, fortunatamente da noi non c’è il rischio che si suicidi nessuno. La contrario pare quasi che Hacking Team sia parte lesa e non l’organizzazione impegnata in gravissime attività illegali come appare dai dati sottratti ai suoi server e poi pubblicati in rete. Silenzio nonostante, o forse proprio per questo, i servizi e le polizie del nostro paese s’appoggiassero moltissimo sui servizi dell’azienda e che quindi il nostro paese sia in prima linea sia come danneggiato dallo scandalo, che come corresponsabile delle esportazioni verso certi paesi-canaglie e primo governo che dovrebbe rispondere, non solo agli italiani, su uno scandalo che ha sconvolto numerosi governi.

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L’ITALIA CHE FA AFFARI CON I PEGGIORI REGIMI –

Ma in fondo è difficile pensare che il Renzi che è appena andato in Etiopia a magnificare le sorti del regime possa poi fare la voce grossa contro Hacking Team, colpevole di aver fornito a quel regime gli strumenti per colpire i giornalisti e gli oppositori. Nel nostro paese se verrà chiarezza non sarà dal governo e nemmeno dai partiti, che tacciono come un sol uomo sullo scandalo, l’unica speranza è che qualche reazione utile e significativa possa venire dell’Unione Europea o, soprattutto, dalla magistratura, visto che l’esplodere dello scandalo ha portato alla luce numerose e gravissime ipotesi di reato.

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