Schulz: «Ora l’Europa ha bisogno di un cambio di passo per evitare il precipizio»

Dopo l’accordo raggiunto con la Grecia l’Europa ha ora bisogno di un «cambio di passo», «per evitare che in qualche mese non ci si trovi nuovamente sull’orlo del precipizio». E «chi alimenta gli stereotipi su greci, tedeschi, o qualsiasi altra nazionalità, crea solo danni», perché il paese ellenico ha bisogno di «stabilità e riforme». È il pensiero espresso dal presidente del Parlamento europeo, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz, in un’intervista rilasciata ad Andrea Bonanni per Repubblica.

 

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Per Schulz l’intesa tra Atene e creditori dev’essere considerata un «punto di partenza»:

Presidente, è soddisfatto dell’accordo raggiunto?
«Sono soddisfatto che si sia riusciti ad allontanare l’Europa dal baratro. Non saremo mai dovuti arrivare a questo punto, ma l’accordo ha respinto il rischio Grexit e difeso l’integrità della zona euro. Ora bisogna utilizzare il tempo ottenuto per evitare che in qualche mese non ci si trovi nuovamente sull’orlo del precipizio. Questo accordo dev’essere considerato come un punto di partenza. Nell’immediato è importante che tutti lo facciano proprio. Finora ho notato resistenze da entrambe le parti. Poi è anche chiaro che abbiamo bisogno di un cambio di passo importante perché un’Europa che si limita ad “evitare il peggio” non va lontano. Abbiamo la possibilità e il bisogno di costruire una governance più democratica per l’eurozona».
Lei si è battuto molto per evitare un’uscita della Grecia dall’euro. Ma anche per invitare i greci a votare “sì” al referendum. Pentito?
«Per niente. Personalmente, ho sempre difeso l’integrità dell’eurozona. Certo, durante il referendum mi sono esposto, ma semplicemente per sottolineare che con un “no”, la posizione negoziale della Grecia non sarebbe stata rafforzata».
Ma non sarebbe stato meglio per i greci lasciare l’euro e ristrutturare il debito?
«Ho letto tanti pareri, di economisti e analisti più o meno illustri, che sostenevano con convinzione che Grexit avrebbe avuto un impatto marginale e che anzi avrebbe aiutato tutti rendendo quel che rimaneva dell’eurozona più forte, e la Grecia più competitiva. Rinnego fermamente questa tesi: la rinnego politicamente, economicamente e socialmente. L’euro è il simbolo dell’unione ed è un progetto politico. Chi vuole la “reversibilità” dell’euro gioca con il destino dei cittadini di tutta l’unione monetaria. La Grecia e l’eurozona pagherebbero un prezzo altissimo per l’incertezza introdotta, il possibile effetto domino sui mercati si presentiva già in prossimità del voto sul referendum».

(Foto di copertina da archivio Ansa. Credit: Jonathan Raa / Pacific Press / ZUMAPRESS.com)

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