Aforismi per Carlotta

Carlotta ha 16 anni. È una ragazza con due profondi occhi chiari. Seria, attenta, in un mondo e in una generazione in cui essere seri e attenti non viene considerata una virtù. Errore. Due anni fa ha rischiato la vita per un’influenza che, per uno stranissimo caso, si è trasformata in qualcosa di terribile che ha rischiato di ucciderla.

L’hanno operata d’urgenza all’ospedale di Merate, dove lavorano dottori molto bravi. La sua mamma e il suo papà, disperati, l’hanno guardata per giorni sdraiata in un letto della rianimazione. Poi Carlotta ha riaperto gli occhi, poi si è alzata, poi è tornata a scuola. Ma non si torna mai indietro uguali da certe esperienze. Non si può. Chi scrive lo sa, perché ha sperimentato di persona cosa significa ammalarsi, cosa significa curarsi, cosa significa sperare. E, a differenza di molti che non sono più qui, ha anche saputo cosa significa guarire. Ma quando torni da certe gite alle porte dell’Ade hai sempre dentro di te una domanda: perché io sì e un altro no? Per quanto riguarda me non ho idea, ma per Carlotta lo so. È tornata con due occhi ancora più grandi, con pupille che vedono cose che i suoi coetanei nemmeno immaginano. Lei è tornata per un motivo ben spiegato da Euripide. Dovete sapere che Carlotta, che ha appena finito il secondo anno di liceo classico, ama le citazioni, classiche o meno. Quando ne sente una che le piace schiocca le dita come una fata, per sottolineare la luce che i bei concetti portano nella vita delle persone. Suo padre si arrabbia perché non è capace di farlo e anch’io son due giorni che provo, purtroppo senza risultati apprezzabili. Carlotta conosce l’ironia, il pensiero divergente. L’aforisma di Euripide, che sono certa le piacerà molto, è il seguente: “L’uomo giusto è nato per il bene del prossimo”. Credo che Carlotta sia nata per questo.
Certe esperienze lasciano cicatrici e lei ne ha una che le attraversa la schiena. Un trofeo da soldato di Sparta, ma i guerrieri hanno il coraggio di nascondere le cicatrici, soprattutto quelle che fanno male. Così Carlotta qualche giorno fa si è sottoposta a un intervento per rimuovere l’ultima traccia visibile della sua sofferenza. Il resto lo curerà la vita, lo sanerà la sua stupefacente saggezza.

E se la vita non lo farà non devi preoccuparti nemmeno per un secondo, Carlotta. Perché, come diceva Marcel Proust (altra frase che ti piacerà, ne sono certa), “Tutto ciò che conosciamo di grande è opera dei malati di nervi. Loro e non altri hanno fondato religioni e composto capolavori”.

Una volta tornati dall’Ade ci si sente persi, lo so. Ti farai domande e non troverai risposte. Ma una cosa ho appreso che ancora tu non sai. Anche questa la diceva Euripide: “A che serve mille cose investigare, e tutto scoprire e ogni arte inventare, quando una cosa nessuno sa e nessuno ricerca: come ridare il senno a chi non ha cervello?”

Detto questo, con il tempo capirai che le cose buone possono giungere da qualunque parte e nei modi i più vari e imprevisti. Conosco un contadino, il Cecco, che va in giro in ciabatte ma ogni volta che mi parla prendo appunti perché da anni riciclo le sue geniali riflessioni sul’esistenza. Capirai che non tutti sono nati per comprendere, che non tutti sono brave persone. Quando tratti con costoro ricorda la frase di Gandalf il mago: “Non ho attraversato fiamme e morte per scambiare parole inconsulte con un insulso verme.” Non pronunciarla mai, non è opportuno: diventa ciò che devi essere e vedrai che lo capiranno da soli.

(Immagine di copertina/repertorio/MB/Giornalettismo)

Share this article