Liborio Iudicello, le dimissioni dopo una giornata di scontro con Ignazio Marino

Liborio Iudicello, le dimissioni del segretario generale del Campidoglio sarebbero arrivate dopo una giornata di durissimo pressing e confronto serrato con Ignazio Marino in persona, il primo cittadino che già da mesi avrebbe voluto rimuoverlo dalla sua carica per dare “un segnale di discontinuità”. Avrebbe voluto offrirgli la gestione del debito pregresso di Roma Capitale, ora lo vedrà semplicemente varcare le porte di Palazzo Senatorio: in tarda serata, ieri, le sue dimissioni, annunciate con un’agenzia dai toni assolutamente concilianti.

LIBORIO IUDICELLO, LE DIMISSIONI DOPO LO SCONTRO CON IGNAZIO MARINO

Ne parlavamo già ieri in serata.

Il sindaco Ignazio Marino ha cercato di far recedere il Segretario dalla sua determinazione ma ha poi preso atto della sua ferma volontà per evitare di continuare a lavorare in un clima di delegittimazione della funzione. Per il bene della corretta amministrazione di Roma Capitale si addiverrà ad una soluzione condivisa che prevede la risoluzione consensuale

Questo il testo della nota di ieri; per le cronache romane sui giornali di oggi, la dinamica sembra essere stata del tutto diversa. Così Repubblica nella cronaca di Roma.

IL colpo di scena arriva la sera, dopo una giornata lunghissima. Marino convoca la giunta e subito dopo, con un comunicato concordato, annuncia le dimissioni del potente segretario e direttore generale del Campidoglio, Liborio Iudicello, il più alto burocrate della città, di cui il prefetto Gabrielli nella sua relazione su Mafia Capitale al ministro Alfano aveva raccomandato l’immediata rimozione, non per collusioni, ma come vertice della macchina amministrativa di Roma. (…) In realtà sembra che il braccio di ferro per convincere Iudicello a dimettersi sia durato un’intera giornata e che la cosa si sia risolta solo dopo la minaccia di Marino di riunire la giunta per revocarlo. Con Sabella schierato a difesa del segretario: «È una persona perbene».

E il Messaggero nella cronaca di Roma racconta che la temperatura era salita già durante la mattinata in Campidoglio.

E’ tarda mattinata, «Liborio» fa la spola tra la sua stanza al secondo piano del Campidoglio e l’Aula Giulio Cesare. I suoi collaboratori lo schermano: «Ha la spalle grosse». Lui fa un salto in consiglio comunale. Si sfoga con diversi consiglieri, soprattutto di maggioranza ai quali consegna questo ragionamento: mi stanno usando come capro espiatorio, secondo me c’è un mandante, ma io conosco la macchina amministrativa. Dai banchi dell’opposizione appena lo vedono tirano fuori una bella dose di cattiveria: «Eccolo, walking dead». Molti consiglieri della maggioranza auspicano «faccia subito un passo indietro, senza aspettare Alfano».

Ma perché a Liborio Iudicello sono state consigliate le dimissioni? La risposta è nelle carte di Mafia Capitale.

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LIBORIO IUDICELLO, PERCHE’ SI E’ DIMESSO

Dal tavolo del Segretario generale del Campidoglio passavano tutte le assegnazioni dirette alle cooperative di Salvatore Buzzi. Nelle intercettazioni, il leader delle cooperative 29 Giugno asseriva che il city manager, già alla provincia di Firenze con Matteo Renzi e arrivato a Roma con Gianni Alemanno, gli avesse consigliato come sistemare la partita degli appalti fra le coop rosse e quelle bianche della Cascina. Ancora il Messaggero.

La vicenda riguarda la turbativa d’asta per la gestione dell’accoglienza di 580 persone da settembre a dicembre 2014. Scrive il Ros: «La soluzione individuata, elaborata da Buzzi, proveniente dal segretariato generale del Comune secondo le sue affermazioni, condivisa da Ferrara (Francesco della coop La Cascina) è stata quella di vanificare le procedure competitive, attraverso la presentazione di poche richieste di partecipazione concordate, ovvero di una sola richiesta di partecipazione ovvero la scelta di disertare completamente le gare. Un’operazione che avveniva sotto l’attenta regia di Buzzi, attento a equilibrare interessi politici, economici e istituzionali, il quale, a cose fatte, se ne attribuisce il merito, lamentando il fatto che il suo ruolo non sarebbe mai potuto venir fuori». Buzzi comincia con «un’attività intesa a contattare gli altri concorrenti, per definire reciproci accordi di desistenza sulle diverse gare». Dice Buzzi a Ferrara nel luglio 2014: «Esatto, così la gara non parte e il Mef è soddisfatto. Perché ce l’abbiamo io e te, perché loro fanno sta procedura, loro fanno la ricerca di mercato, risponde chi risponde, se rispondono in due parte la gara, se risponde uno solo s’è fermata la storia. Questa è l’indicazione che viene dal Segretariato Generale del Comune hai capito? e sulla quale se so’ tenuti mitico l’Assessore ..quindi dobbiamo fa’ in modo che ognuno, capito? Perché se io rispondo alla mia e tu rispondi alla tua è un cazzo e tutt’uno». E Ferrara: «Però parte la gara tra me e te». E Buzzi rispondeva: «Esatto, però che.. meglio che non parte ancora, non è meglio?».

Insomma, Liborio Iudicello avrebbe consigliato Buzzi su come spartirsi le gare dell’accoglienza dei migranti. E il segretario generale non è il solo dirigente che il prefetto chiederà che venga rimosso.

Mattia Stella, dirigente e capo della segreteria del sindaco Ignazio Marino che avrebbe avuto rapporti quanto meno di confidenza con Salvatore Buzzi. Poi, Walter Politano, accusato di associazione mafiosa e a lungo direttore della Direzione Integrità, Trasparenza e semplificazione del Segretariato generale, oltre a Isabella Cozza da poco rimossa dal Dipartimento politiche sociali. Le dirigenti, già indagate, Rosanna Calistri ed Emanuela Salvatori; Gaetano Altamura, direttore del Dipartimento Ambiente del comune all’epoca, Claudio Turella, responsabile del servizio di Programmazione e Gestione Verde Pubblico finito agli arresti prima di Natale. Infine, nomi ”nuovi” almeno se confrontate con le carte dell’inchiesta: Alfredo Romani, responsabile dell’ufficio immigrazione; Isabella Bigari, alla direzione inclusione sociale del Dipartimento politiche sociali; Giacomo Zarelli, geometra del Dipartimento manutenzione urbana, Bruno Cignini, del dirigente del dipartimento Verde.

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