Perché non si può fare un referendum per uscire dall’Euro

No, non si può fare un referendum per uscire dall’euro. Lo abbiamo sempre saputo e lo ha ribadito Matteo Salvini martedì sera, ospite a Ballarò, in risposta alla domanda del conduttore di un’ipotesi di referendum proposto congiuntamente da Lega e M5S.

IL REFERENDUM PER USCIRE DALL’EURO

I motivi sono principalmente due. In primo luogo il citatissimo articolo 75 della Costituzione vieta esplicitamente un referendum sulle leggi di “autorizzazione a ratificare i trattati internazionali”, e anche se si facesse una legge costituzionale ad hoc, l’Italia dovrebbe comunque venir meno agli obblighi assunti con l’Unione Europea, ipotesi su cui più volte la Consulta ha storto il naso. Beppe Grillo invece è convinto del contrario. Il leader del Movimento 5 Stelle ha spiegato, così come si darebbe la ricetta dell’amatriciana, come uscire dall’euro:

«Il referendum consultivo per uscire dall’euro si può fare. Per poterlo indire è necessario approvare una legge costituzionale “ad hoc” come già avvenuto nel 1989 quando si richiese agli italiani se volevano dare o meno facoltà costituente all’Unione Europea».

Questo è vero, nell’ottantanove il Movimento Federalista Europeo propose un referendum di indirizzo per dare mandato al Parlamento Europeo di redigere un progetto di Costituzione europea. La proposta di legge venne accolta dal Partito Comunista che la presentò a Camera e Senato per l’approvazione. Oggi Grillo non avrebbe i numeri necessari in Parlamento per una proposta del genere e non li avrebbe nemmeno nell’ipotesi di alleanza con la Lega. Questo Salvini lo sa, e lo ha ribadito a Ballarò. Senza contare che il referendum consultivo, come suggerisce il nome, sarebbe un referendum di indirizzo, non vincolante, e quindi sostanzialmente inutile.

Una volta appurato che il referendum per uscire dall’Euro non è “legalmente” consentito, è giusto ricordare che il mercato non lo accetterebbe senza conseguenze critiche. Il premio Wolfson per l’economia, secondo per generosità solo al Nobel, assegna ogni anno 250mila sterline all’economista in grado di stilare la migliore strategia di uscita dall’Eurozona senza conseguenze nefaste. Nel 2012 lo vinse Robert Boottle dimostrando che uscire dall’euro è possibile, ma ad alcune condizioni:

The early stages of planning for a euro exit should be conducted in secret, although it will be difficult to maintain the secrecy for long.

Capital controls and similar measures will need to be implemented fairly early in the preparation stage in order to limit the disruption likely to be caused by the disclosure of the exit plans.

Once such measures are in place, exit plans should be implemented swiftly.”

La tabella di marcia consigliata prevede quindi un incontro segreto tra i funzionari del paese uscente un mese prima dall’exit e la comunicazione della decisione agli altri stati membri solo tre giorni prima dell’uscita dall’euro. L’annuncio dovrebbe essere fatto di venerdì, poco prima della chiusura di banche e mercati finanziari, in modo da evitare la corsa agli sportelli e le fughe di capitali. Un referendum consultivo, ovviamente, farebbe venir meno tutti i punti indispensabili per uscire dall’euro. Quindi no, checché ne pensi Grillo, un referendum sarebbe dannoso, oltre che inutile.

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