Buoni pasto elettronici, ora non puoi più cumularli per fare la spesa

Buoni pasto elettronici

Da oggi il valore di un buono pasto aumenta da 5,29 a 7 euro, ma solo se in formato elettronico. È uno degli effetti delle norme contenute nell’unico articolo della legge di Stabilità approvata a fine 2014. Il legislatore ha stabilito che i buoni pasto di dipendenti e collaboratori delle aziende saranno detassati fino ad un valore di 1,71 euro maggiore rispetto alla soglia precedente (che non veniva ritoccata dal 1998) e che l’aumento della soglia riguarderà solo i lavoratori con buono pasto elettronico. L’obiettivo è duplice. Innanzitutto s’intende elevare il livello medio del valore dei buoni, equiparandoli alla media europea. In secondo luogo si prova a favorire la digitalizzazione del mercato. Ma l’aumento del valore dei buoni pasto non è l’unica novità. I ticket restaurant non saranno utilizzabili oltre la soglia prefissata e nei giorni non lavorativi. Ad impedirlo sarà proprio la loro dematerializzazione, ovvero la tracciabilità del loro utilizzo.

 

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BUONI PASTO, PERCHÉ CONVENGONO –

Ma in cosa consiste esattamente la detassazione? In Italia il servizio di buoni pasto non prevede oneri fiscali o contributivi. Inoltre, il suo costo è deducibile, e l’Iva è del tutto detraibile. Questo regime rende il servizio molto vantaggioso rispetto al versamento di una cifra equivalente nella busta paga del dipendente o del collaboratore. In ogni caso, per fruire dell’agevolazione fiscale e contributiva – lo ha stabilito una recente circolare – il servizio (prestazione sostitutiva del servizio di mensa) deve interessare tutti i dipendenti o intere categorie omogenee di essi. Il numero dei buoni pasto distribuiti non dovrà poi essere superiore ai giorni in cui il dipendente ha effettivamente lavorato, perché l’esenzione non c’è nei casi di assenza per malattia o per ferie.

BUONI PASTO, COME SI USANO –

Per quanto riguarda l’utilizzo, i ticket consentono solo l’acquisto di alimenti o bevande, e solo durante la giornata lavorativa. I beneficiari non possono essere soggetti diversi dai lavoratori, per cui il buono pasto non può essere ceduto, venduto o convertito in denaro, e soprattutto non può essere cumulato. La novità del buono pasto elettronico servirà anche ad evitare un utilizzo improprio. Grazie alla facile tracciabilità l’uso contestuale di più ticket sarà facilmente sanzionabile. Le somme eccedenti i 7 euro, dunque, verranno facilmente tassate.

BUONI PASTO, QUANTI LI USANO –

Attualmente i buoni pasto vengono utilizzati da circa 2,5 milioni di lavoratori, dipendenti e liberi professionisti. Si stima l’emissione di 500 milioni di buoni l’anno, di cui quelli elettronici rappresentano circa il 15%. Secondo una ricerca realizzata da Openeconomics dell’Università Tor Vergata l’aumento del valore del buono pasto da 5,29 a 7 euro potrebbe indurre le aziende ad investire 500 milioni per la pausa pranzo dei propri dipendenti e generare un’integrazione di reddito di circa 400 euro l’anno per la spesa alimentare di ogni lavoratore. Le società emettitrici di buoni pasto elettronico sono tre (QUI! Group, Day ristoservice e Sodexo) ed hanno stretto un accordo per introdurre un Pos unico, capace di leggere ogni tipo di ticket e facilitare il lavoro dei gestori di bari, ristoranti e supermercati.

(Foto: ANSA / GIORGIO BENVENUTI)

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