Grecia, cosa è e a cosa serve il controllo dei capitali

Il primo ministro greco Alexis Tsipras ha annunciato domenica 28 giugno la chiusura temporanea delle banche greche e l’instaurazione di un regime di controllo dei capitali. Una misura difficile da evitare se i toni tra Grecia e creditori continueranno a crescere come in questi giorni rendendo inevitabile la fuga di capitali. Dal 2010 ad oggi, più di 80 miliardi di euro hanno lasciato il paese. Una cifra destinata a crescere, sopratutto dopo l’idea di Tsipras di chiamare i greci a votare a favore o contro l’austerity. Ma andiamo con ordine.

LE TAPPE –

 

26 Giugno – Il governo Tsipras ha annunciato la sua intenzione di organizzare un referendum sul piano di aiuti alla Grecia, previsto per il 5 luglio.

27 Giugno – L’annuncio ha avuto pesanti ripercussioni sull’Eurogruppo di sabato, innescando la rottura dei negoziati tra Atene e i suoi creditori.

28 Giugno – Tsipras annuncia la chiusura delle banche e l’instaurazione del controllo dei capitali per arginare la corsa agli sportelli e la successiva fuga di capitali.

 

IL REFERENDUM –

Domenica, la Banca Centrale Europea ha annunciato di voler lasciare invariati i suoi finanziamenti d’urgenza, i cosiddetti “ELA” (Liquidità di ultima istanza), finora aumentati regolarmente proprio per coprire la fuga di capitali. Appare ormai certo che il paese non sarà in grado di rimborsare 1,6 miliardi di euro al Fondo Monetario Internazionale entro il 30 giugno, episodio di per sé non particolarmente drammatico, ed è probabile che la BCE voglia attendere il risultato del referendum prima di pronunciarsi sugli aiuti. Se, come prevedono i sondaggi, il popolo greco dovesse votare “si” alle riforme proposte dall’Europa, la Banca Centrale manterrà invariata l’ELA. Ma il controllo dei capitali rimarrebbe comunque in vigore fino alla firma di un accordo tra le parti.

A CHE SERVE IL CONTROLLO DEI CAPITALI –

Nei casi di drammatiche crisi finanziarie il governo può scegliere di controllare la liquidità bancaria per fermare l’emorragia di capitale e impedire la corsa agli sportelli. Il “bank run” mette in pericolo la solvibilità degli istituti di credito che potrebbero ritrovarsi scoperti da un momento all’altro. Per questo è necessario chiudere le frontiere finanziarie. Introdotto in Malesia e Tailandia durante la crisi asiatica del ’90 e successivamente ripetuto in Argentina nel 2001 e in Islanda nel 2008 il controllo dei capitali è un male necessario.

COME FUNZIONA IL CONTROLLO DEI CAPITALI –

L’islanda nel 2008 e Cipro nel 2013 ci hanno ricordato che l’instaurazione del controllo dei capitali è qualcosa di rapido e immediato. Basta chiudere le banche. Nel 2008 gli istituti di credito ciprioti tennero le serrande abbassate per dodici giorni. Quando gli sportelli tornarono ad essere operativi il prelievo veniva limitato a 300 euro al giorno. L’economista Eric Dor ha spiegato al quotidiano francese Le Monde che i bonifici esteri evano un tetto massimo di 5000 euro, salvo autorizzazioni particolari.

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