Estate Romana 2015, la strana storia degli appalti del Comune

27/06/2015 di Alessio Barbati

Come ogni anno, in Campidoglio, maggio e giugno sono mesi caldi per il reperimento e l’assegnazione dei fondi destinati all’Estate Romana.

«L’Estate Romana è stato un progetto rivoluzionario su scala metropolitana nel quale Nicolini che era diventato assessore alla cultura di Roma nel 1976, mentre sindaco era Giulio Carlo Argan ha dato l’opportunità a tutte le avanguardie artistiche di sperimentare la creatività in ogni luogo della città, all’aperto, per tutti. In un momento di grande tensione politica, questa intuizione salvifica e poetica, ha permesso ai romani di riappropriarsi della città, di desiderarla, di viverla, di giorno e di notte, sul filo dello stupore e senza paura»

Così Maria Fedi descrive la rassegna nel suo libro ed è con queste stesse parole che il Comune di Roma ha lanciato il bando pubblico per l’assegnazione degli appalti. Quello che sembra però, è che non siano solo i romani a “riappropriarsi della città”. Ciò che non è chiaro è il comportamento del Comune non solo nell’assegnazione degli spazi, ma anche nella gestione della manifestazione. A bando ancora aperto, chiunque abbia provato a telefonare in Campidoglio per saperne di più sulle modalità di partecipazione, si è sentito rispondere di dover contattare una società privata. Ma come è possibile? Perché per partecipare ad una gara d’appalto si dovrebbe contattare un privato? Lo abbiamo chiesto al dipartimento Cultura, provando a reperire informazioni su come partecipare al bando di assegnazione per uno stand al Gasometro, che solo lo scorso anno, ha accolto mezzo milione di visitatori.

«Deve contattare direttamente chi organizza il Gasometro, che è una società che si occupa privatamente della manifestazione». Ma come un privato? L’appalto è pubblico e verrà assegnato ad un privato solo a gara conclusa. «Le ripeto di andare sul sito del Gasometro e mettersi in contatto con il titolare». Titolare che risulta essere “Roma1513 Srl” e che, per uno strano caso del destino, si è aggiudicato l’appalto. Non a proprio nome però, come aveva fatto negli anni precedenti, ma tramite BF Servizi, costola del BolognaFiere e principale organizzatore di eventi e manifestazioni in Italia e nel mondo. Cosa c’è di male in tutto questo? Nulla, ma come faceva il dipendente del Comune a sapere in anticipo chi si sarebbe aggiudicato l’appalto?

Il sito del Gasometro, visitato come suggerito dal dipartimento Cultura del Comune di Roma, aveva assicurato, molto prima di partecipare al bando, che la manifestazione si sarebbe tenuta e che sarebbe stata organizzata da Roma1513, ma come faceva ad esserne certo? Queste domande, ad oggi rimangono senza risposta. Ma c’è ancora qualcosa che possiamo e che dobbiamo chiederci.

Proprio il Dipartimento Cultura, che al telefono aveva detto «noi non c’entriamo niente, ci occupiamo di eventi culturali, non di standistica», aveva stabilito come prescrizione particolare per Riva Ostiense, luogo in cui si terrà la manifestazione, l’assoluto divieto di riprodurre musica oltre le 24.00. Qualsiasi imprenditore con un minimo di senso pratico, trovandosi davanti ad una restrizione del genere e facendo due conti, non parteciperebbe al bando. Così è stato, e BF Servizi si è aggiudicato l’appalto, salvo poi chiedere una deroga della prescrizione alle 2.00 e aggirando l’ostacolo della concorrenza.

Si può fare? Si. Il Gabinetto del sindaco potrebbe accordare una richiesta del genere, e legalmente può farlo. Se così fosse però, ci troveremmo davanti a qualcosa di poco comprensibile. Perché imporre una restrizione volta a scoraggiare i partecipanti e poi, una volta assegnato il bando, eliminare quel vincolo? Se accadesse qualcosa del genere non ci troveremmo lontani da un comportamento volontario atto ad impedire, con una promessa, l’accesso agli offerenti. Troviamo queste stesse parole nel Codice Penale (art. 353) alla voce “Turbativa d’asta”. Non succederà, ma se dovesse succedere l’intero sistema di gestione degli appalti andrebbe quantomeno rivisto.

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