Che cos’è la Mers e quanto bisogna preoccuparsi?

La Corea del Sud ha registrato altri tre morti per la Mers, facendo salire a 23 il bilancio delle vittime. Attualmente ci sono circa 6.700 persone in quarantena di cui 165 con sindrome diagnosticata. Di questi, 17 sono in condizioni instabili e si teme che non possano essere salvati e lo scorso 6 giugno in Germania è stato accertato il primo decesso per complicazioni da sindrome respiratoria. Ma che cos’è la Mers?

CHE COS’É LA MERS –

La MERS (dall’inglese Middle East Respiratory Syndrome) o sindrome respiratoria mediorientale da coronavirus è una patologia causata dal coronavirus MERS-CoV. Venne scoperta nel 2012 in Arabia Saudita dal microbiologo egiziano, Ali Mohamed Zaki, che si trovò di fronte ad un coronavirus umano inedito, molto simile a quello dei pipistrelli. Non si tratta di un virus comparso all’improvviso, come nel caso della Sars, ma di una diffusione graduale su cui, già nel 2013, il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva puntato il dito. «Siamo di fronte ad una emergenza sanitaria mondiale. Non si tratta di un problema che un singolo paese possa contenere entro i propri confini o che possa facilmente gestire» diceva Margaret Chan a Ginevra due anni fa. Fortunatamente, sebbene i titoli esplosivi dei giornali lascino pensare il contrario, la minaccia non è ancora globale, ma potrebbe diventarlo se non si interviene tempestivamente.

I SINTOMI DELLA MERS –

Il periodo di incubazione della malattia si aggira attorno ai 12 giorni. Nei pazienti ricoverati in Francia i sintomi si sono manifestati con febbre, brividi, dolori muscolari, diarrea e, ovviamente, insufficienza respiratoria. In tutti i casi i soggetti trattati hanno sviluppato insufficienza renale acuta. Al momento non esiste una cura per la malattia e non c’è alcun vaccino anche se, come nel caso dell’Ebola, si sta sperimentando una terapia a base di plasma delle persone guarite.

I PIPISTRELLI –

È ancora da chiarire quale sia il serbatoio naturale del Mers-Cov. Se è certo che la relazione filogenetica del virus umano con il coronavirus dei pipistrelli sia molto stretta, i contatti tra uomini e pipistrelli sono molto rari. Più verosimile l’ipotesi di vicinanza con altri animali, magari domestici.Secondo il dottor Wendtner dell’Università di Monaco oltre ai pipistrelli, potrebbero essere serbatoi finali del virus anche i cammelli, il latte di cammello, i datteri e le capre. Si sa per certo di un paziente di Abu Dhabi che aveva avuto contatti con un cammello infetto.

IL PROBLEMA –

Ma il problema più pressante nell’immediato è un altro. Ogni anno, nel mese dello Hajj (dal 9 luglio al 7 agosto), i musulmani di tutto il mondo effettuano un gigantesco pellegrinaggio verso la città santa di La Mecca. Considerando il focolaio in Arabia Saudita il pericolo di diffusione planetaria non è da escludere. Nel 2013 i pellegrini furono più di tre milioni e la paura è amplificata dal fatto che i periodi di incubazione sono ancora incerti. Per questo le autorità saudite quest’anno hanno ridotto il numero dei permessi concessi ai pellegrini, non facendo, ovviamente, riferimenti al virus.

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