I “trucchi” che usano i migranti per andare in Francia da Ventimiglia [La Stampa]

Migranti in Italia a Ventimiglia, ecco come riescono a sconfinare ed andare in Francia: sono i “passeur”, i contrabbandieri di esseri umani che permettono ai migranti di sconfinare nonostante i blocchi alle frontiere imposti dalla polizia francese; sono molte le strategie che i trafficanti utilizzano per aiutare i migranti rimasti bloccati dalle leggi europee. Chiaramente, tutto ha un costo.

MIGRANTI IN ITALIA VENTIMIGLIA, ECCO COME SCONFINANO IN FRANCIA

“Se ne vanno almeno in 100 – 150 al giorno”, spiega un agente della polizia di frontiera alla Stampa: “Se fossero rimasti tutti qui, dal giorno in cui la gendarmeria si è schierata sul confine, sarebbero già sette-ottocento. Invece il numero rimane stabile. Se fossero rimasti tutti qui, dal giorno in cui la gendarmeria si è schierata sul confine, sarebbero già sette-ottocento. Invece il numero rimane stabile”. Alla stazione ferroviaria di Ventimiglia si vedono chiaramente gli immigrati, anch’essi, in grado di dare una mano ai  loro compagni di sventura bloccati alla forntiera.

“Basta andare lì e osservare, si capisce subito chi sono i passeur e i loro emissari”, suggerisce un poliziotto. E’ davvero così. Non si nascondono. Tutto è alla luce del sole, sotto lo sguardo indifferente delle forze dell’ordine e dei volontari dell’accoglienza. Nabir è algerino. Avvicina i migranti e si fa capire: “Io vi posso aiutare”.

Camicie verdi ostentate sono il segnale per tutti: chi le porta può dare una mano, può garantire il passaggio. Settanta euro a persona il costo del transito, una tariffa che in molti sono contenti di pagare.

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MIGRANTI IN ITALIA VENTIMIGLIA, LE STRADE SEGRETE

Il meccanismo è rodato.

Le auto e i furgoncini dei passeur sono nel grande posteggio sul fiume Roja: furgoni Peugeot bianchi, con la targa francese. Alla passerella Squarciafico, che attraversa il fiume. Nando ha l’incarico di accompagnare gli immigrati al punto d’incontro. Giunti alla passerella, però, l’italiano si accorge di essere seguito. Invita il gruppetto dei migranti a nascondersi. Si vede che teme un controllo della polizia. «Io non c’entro niente, non ho nemmeno la macchina», risponde prima ancora di potergli porre un quesito. Poi capisce e l’atmosfera diventa meno tesa. «Qui non si ammazza nessuno. Siamo solo persone che faticano ad andare avanti e non èmeglio così, dare unamano ad altri poveracci in difficoltà, piuttosto che andare a rubare?»

E se i varchi sono chiusi, si può sempre tentare il tutto per tutto.

Le auto dei passeur si muovono in coppia. Davanti una Renault bianca, anonima. Dietro, una station wagon o un furgoncino. Il primo tentativo è alla frontiera della seconda cornice, quella di Ponte San Luigi. Se il conducente della prima auto vede i gendarmi schierati, avvisa i complici che lo seguono e che fanno dietrofront. Poi si tenta dall’autostrada. Se ogni via è sbarrata, restano le stradine sui monti. Quelle che nessuno rivelerà mai.

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