Quella pensione da 91mila euro che grida vendetta

15/06/2015 di Redazione

Mauro Sentinelli ha la “sfortuna” di essere identificato come il recordman delle «pensioni d’oro», visto che riscuote ogni mese una pensione da 91.000 euro.

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ANSA / CIRO FUSCO

LA PENSIONE DELLO SCANDALO –

È il Corriere della Sera a richiamare ancora una volta il caso di Sentinelli riprendendo un articolo del settimanale online «il foglietto» edito dal sindacato di base USI-Ricerca:

l’ex direttore generale di Tim, in pensione da dieci anni dopo una vita passata tutta o quasi nell’azienda telefonica, non è un ladro. È, questo sì, uno scassinatore dei conti pubblici. Ma «solo» per avere approfittato fino in fondo delle leggi che c’erano. Di più: su quei 91 mila euro mensili ne paga 14.536 come contributo di solidarietà. Un sesto del vitalizio. Ma comunque stratosferico.

Immaginiamo pure che viva come un’ingiustizia l’essere sempre tirato in ballo lui, il recordman, mentre un velo finisce per coprire tanti altri che incassano pensioni magari un po’ più basse ma altrettanto astronomiche e squilibrate. E più ancora che gli dia fastidio il velo che copre chi quelle regole insensate le ideò, le propose, le votò. Basti ricordare, tra gli altri, i vitalizi parlamentari: un euro di versamenti in entrata, undici in uscita. Per non dire di altri (come i militari dei quali l’Inps ha recentemente resi noti i numeri) che ricevono in media il doppio di quanto versato. Pensioni infinitamente più modeste, certo. Ma i conti non tornano lo stesso.

LA DIFFERENZA TRA VERSATO E PERCEPITO –

Lo scandalo nella pensione di Santinelli è che così com’è maturata è del tutto fuori scala rispetto al monte contributivo versato dall’ex manager:

il nostro gode di quel trattamento extralusso dal 2006, nove anni e mezzo fa, nonostante non sia poi così vecchio. Nato nel ‘47, è più giovane di 12 milioni di italiani. E ha due anni in meno, per esempio, di Edy Reja che ha appena salvato l’Atalanta e gioca ancora le partitelle delle squadre che allena.
Bene: stando ai dati Inps, recuperati a dispetto del rifiuto dei vertici di fornire dettagli sui singoli, lo sfacciato sbilanciamento fra sistema retributivo e contributivo emerge nel caso del dirigente telefonico in modo abbagliante. Dicono le tabelle che negli ultimi sei anni di carriera, da quando fu nominato direttore generale ai primi di luglio 2009 (l’azienda sottolineò che lo premiava perché gli doveva «molte delle innovazioni nella telefonia mobile come i contratti family e la carta prepagata») fino al 31 dicembre 2005, Mauro Sentinelli guadagnò moltissimo: oltre 23 milioni di euro lorde. E moltissimo (tasse a parte: una tombola) versò di contributi: oltre 7 milioni e mezzo.

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NON C’È NIENTE DA FARE –

Un meccanismo simile premia anche i 22 giudici della Consulta a riposo e i 9 coniugi superstiti che,  come si ricava dal bilancio messo in rete dalla stessa Consulta, «percepiscono una pensione da 16.500 euro lordi al mese», molti più di quanti ne avevano versati. Difficile quindi sperare che l’ultimo bastione della difesa dei «diritti acquisiti» lecitamente dai pensionati più fortunati possa cedere alle pressioni della politica o all’evidenza dei conti, non è colpa dei pensionati d’oro se all’epoca le regole del sistema erano quelle e non sono loro a dover fare ammenda.

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