«Come potrei smettere di lavorare?» Sivraju, uno dei 28 milioni di bambini indiani costretti a lavorare per vivere

Nel mondo ci sono 150 milioni di bambini tra i cinque e i quattordici anni che sono coinvolti nel lavoro minorile, di questi, stima l’UNICEF nella tredicesima Giornata Mondiale Contro il Lavoro Minorile, 28 milioni vivono in India.

lavoro minorile india 2015
Foto: DIPTENDU DUTTA/AFP/Getty Images

LA LEGGE SUL LAVORO MINORILE-

L’India si sta muovendo per cambiare le cose e per questo ha approvato una serie di emendamenti alla legge che vieta ai bambini che hanno età inferiore a 14 anni di svolgere lavori pericolosi. Rispetto a questa legge un funzionario del ministero del lavoro ha detto ad Al Jazeera: «Viviamo in un paese dove è la normalità per il figlio di un contadino aiutare l’agricoltore dopo l’orario scolastico o per i figli di un artigiano imparare il mestiere del padre. Quindi non vogliamo che questa forma di lavoro venga sanzionata come lavoro minorile: ecco perché abbiamo detto chiaramente che non sarà punita questa forma di lavoro, se una persona infrange la legge però, il sistema giudiziario si attiverà». Il fatto che questo disegno di legge sia stato approvato dal Governo non significa però che diventerà legge, e tutto questo ha scosso notevolmente il paese, provocando diverse reazioni.

RIBHU E LE SUE CONSIDERAZIONI-

La Bachpan Bachao Andolan (BBA), una ONG guidata da Kailash Satyarthi, il quale ha vinto il Premio Nobel per la pace nel 2014, ha accolto favorevolmente il disegno di legge. Bhuwan Ribhu, un attivista e avvocato della BBA, ha detto che la legge è «un passo positivo» perché «il reinserimento è parte integrante della legge, l’impiego di minorenni viene considerato un reato riconosciuto e la reiterazione del reato non dà più diritto alla libertà provvisoria dietro cauzione».

Ribhu poi aggiunge: «È molto importante che la legge venga formulata in modo tale da non essere usata impropriamente. C’è differenza tra i bambini che lavorano nelle famiglie e il lavoro minorile nelle imprese di famiglia. E questo non è ancora stato chiarito. Il lavoro minorile deve essere definito chiaramente nella legge in modo che i bambini non vengano sfruttati in nome del lavoro basato sulla famiglia».

LA POVERTÀ IN INDIA-

Un recente rapporto delle Nazioni Unite ha detto che quasi 300 milioni di persone vivono ancora in povertà in India. Per un paese con disuguaglianze estreme, un approccio abolizionista non può essere una soluzione pratica. Tuttavia, Ribhu ha sottolineato che «se la povertà è così diffusa nel paese è anche a causa dello sfruttamento dei minorenni. Attualmente in India ci sono circa tanti adulti disoccupati quanti sono i bambini che lavorano. Infatti i posti di lavoro sono stati presi dai bambini invece che dagli adulti a causa della manodopera a basso costo». Ribhu poi continua il suo discorso: «Il traffico di bambini è diventato uno dei più grandi crimini organizzati in tutto il mondo e temo che continuerà a nome delle imprese familiari». In 35 anni dalla sua istituzione, la BBA ha salvato più di 83.500 bambini che lavorano in oltre 18 stati in India. Proprio questa settimana, l’organizzazione ha salvato 26 bambini da Nuova Delhi e quattro da Bangalore.

«L’INFANZIA UTOPICA NON ESISTE» –

Altre organizzazioni che operano nel settore però hanno un approccio diverso al lavoro minorile rispetto alla BBA. Nandana Reddy, co-fondatrice di Concerned for Working Children (CWC), ha un’opinione diversa rispetto a Ribhu, infatti ribatte dicendo: «Ci sono moralisti che credono che i bambini debbano godere di questa bella infanzia, questa infanzia utopica, che in realtà non esiste». Poi continua: «Abbiamo milioni di bambini che lavorano in India. Ora non è possibile salvare tutti e metterli nelle case custodia. Questo è assolutamente ridicolo. Mettendoli nelle case custodia, si violerebbero tutta una serie di diritti. Questo approccio non è cambiato negli ultimi decenni». Reddy trova il disegno di legge attualmente in discussione al governo indiano molto allarmante, pensa infatti che il governo dovrebbe monitorare il lavoro minorile regolarizzandolo.

LA PRIMA ORGANIZZAZIONE PER IL LAVORO MINORILE –

The Bangalore-based CWC ha svolto un ruolo fondamentale nella creazione della prima unione per il lavoro dei bambini in Asia chiamata Bhima Sangha, nel 1990. Venticinque anni dopo, il Bhima Sangha continua ad aiutare i bambini che lavorano a lottare per i loro diritti, riunendosi in una sorta di sindacato.

IL PICCOLO TREDICENNE-

Sivraju ha 13 anni ed è un membro di Bhima Sangha, lavora e frequenta la scuola a Bangalore. Si è trasferito nella città insieme ai genitori dal vicino stato di Andhra Pradesh in cerca di migliori opportunità di lavoro per aiutare a costruire una nuova casa nel loro villaggio. Se Sivraju non è a scuola, pulisce serbatoi dell’acqua e le strade del suo quartiere. «Io lavoro perché posso fare soldi. Vengo pagato circa 200 rupie per un’ora di lavoro, poi do la maggior parte dei soldi ai miei genitori. Tengo circa 30-40 rupie con me e le uso per comprare cibo per la mia sorellina – ha detto il bambino – Mi piace lavorare perché posso guadagnare soldi per poi darli ai miei genitori», ha aggiunto Sivraju.  Il piccolo tredicenne, che ha recentemente superato gli esami di seconda media, vuole diventare un medico quando sarà grande. Per Sivraju, Bhima Sangha è un luogo importante per incontrare altri bambini. «Al Bhima Sangha conosciamo i nostri diritti, scopriamo l’educazione e altre cose ancora legate alla scuola» – ha spiegato. Ma, la possibilità di una legge che vieta ai bambini di lavorare è problematica per Sivraju. «Ho bisogno di soldi per comprare i libri, le penne e le matite, e per pagare le mie tasse» – ha detto – Come potrei smettere di lavorare?».

(Photocredit copertina: INDRANIL MUKHERJEE/AFP/Getty Images)

(Scritto con la collaborazione di Chiara Agostini)

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