G8, Zucca: «Temo altre Diaz». E Alfano e Pansa lo portano davanti al Csm

Nella sua requisitoria al processo parlò di “sospensione dello stato di diritto“. Così Enrico Zucca, tra i magistrati che sostennero l’accusa, definì il massacro alla scuola Diaz durante il G8 del 2001. Un’irruzione delle forze dell’ordine italiane che la Cedu ha poi definito come “tortura“. Dopo 14 anni e tre processi lo stesso Zucca è tornato a evocare quella pagina buia della nostra democrazia. Con parole forti, ospite lo scorso 7 giugno alla “Repubblica delle Idee” a Genova: «C’è stata una rimozione totale. Problemi endemici: temo altre Diaz». Frasi che non sono piaciute al capo della polizia Alessandro Pansa. Tanto da aver chiesto al Guardasigilli Andrea Orlando, d’intesa con il ministro dell’Interno Angelino Alfano, «di valutare eventuali profili disciplinari» nei confronti del sostituto procuratore generale genovese. Ora il nuovo capitolo, con la questione arrivata fino al Csm. Il Comitato di presidenza del Csm ha trasmesso alla I commissione la nota del capo della polizia, “per le valutazioni di competenza“, così come ha spiegato il vicepresidente Giovanni Legnini, a margine di un convegno sulla responsabilità civile dei magistrati a palazzo dei Marescialli. 

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Caso Zucca G8
Screenshot “Repubblica delle Idee”

I TOGATI DI AREA DIFENDONO ZUCCA: «PROCEDIMENTO DISCIPLINARE? RICHIESTA ABNORME» –

Nell’attesa, a difendere Zucca sono stati i due togati di Area (la corrente di sinistra, ndr) Antonello Ardituro ed Ercore Aprile. La richiesta di Pansa e Alfano è stata bollata come «abnorme», con tanto di richiesta al Csm di aprire una pratica a tutela di Zucca. «Ci siamo riservati per approfondimenti, anche se il regolamento prevede un automatismo di assegnazione alla prima Commissione. Valuteremo attentamente perché ci sono seri dubbi sui presupposti», ha replicato Legnini, sullo scenario di una pratica a tutela.

Gli esponenti di Area avevano già precisato di riconoscersi nel lavoro del magistrato e di tutti i colleghi «che svolgono il loro compito senza timore e nel rispetto delle regole e della Costituzione». Nel sito di Magistratura democratica (che di Area fa parte, insieme a Movimento per la Giustizia, ndr), si spiega:

 «Siamo convinti che l’onorabilità e l’alta professionalità della Polizia italiana, presidi fondamentali della vita civile e democratica di questo Paese, non siano in alcun modo messe in discussione da un confronto franco e pubblico sugli episodi di violazione dell’art. 3 CEDU verificatesi nel nostro Paese, sulle ragioni e sulle conseguenze delle gravi violazioni dei diritti umani e sugli strumenti legislativi necessari per prevenirli. Tra i quali l’introduzione di una norma sul divieto di tortura fedele ai principi della Convenzione ONU del 1988. In democrazia occorre ragionare e capire, non rimuovere: il confronto, anche aspro, è importantissimo e fertile e non trae certo giovamento dalla richiesta di iniziative di carattere disciplinare che – a prescindere da considerazioni di merito – rappresenta, nei fatti, una chiusura di disponibilità ad un serio dibattito su temi ancora dolorosamente aperti»

LE PAROLE DI ZUCCA –

Area ha precisato come «dannose e offensive per l’immagine dell’Italia tutta» (parole usate dal sindacato Siulp per attaccare l’intervento di Zucca, ndr) fossero state altre vicende. Compresa la «negazione istituzionale», per 14 anni, dei fatti della Diaz. Gli stessi che anche l’organizzazione Amnesty ha descritto come «una violazione dei diritti umani di proporzioni mai viste in Europa nella storia più recente». O che lo stesso vicequestore Michelangelo Fournier definì come “un pestaggio da macelleria messicana”. 

Tornando sui fatti del G8, nel suo intervento a “Repubblica delle Idee” lo stesso Zucca aveva criticato in modo pesante anche la stampa, di fronte a quello che aveva descritto come un “cortocircuito istituzionale”. Con i media che avevano abdicato al loro ruolo di “cane da guardia“, “ammosciandosi” quando avevano scritto “l’agiografia di quei poliziotti” che continuavano a restare ai vertici . Zucca aveva anche definito insoddisfacente il disegno di legge passato alla Camera sull’introduzione del reato di tortura. Il motivo? «Già nella parte introduttiva fa riferimento a fatti lontani, da Beccaria agli Stati Uniti, ma non prende mai in esame i fatti del G8». Secondo il sostituto procuratore, gran parte dei fatti commessi alla Diaz non sarebbero compresi nel reato di tortura. Per poi rivendicare: «Servono leggi che costringano la polizia ad essere fedele alla Costituzione».
Un’intervista che sarà adesso valutata dal Csm, ma che sembra già dividere le toghe. 

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