A San Basilio neanche la droga uccide la speranza

A San Basilio c’è speranza, nonostante tutto: nonostante le case occupate di piazza Aldo Bozzi, note alle cronache di tutta Italia per essere un pezzo, una filiale di realtà ben più famigerate come Scampia, lo Zen di Palermo, Corviale e altre borgate ad altissima marginalità sociale e ad imponente presenza criminale; nonostante la mancanza di occasioni, la disoccupazione, il tasso di abbandono scolastico e la droga in ogni angolo, nel quartiere della zona nord est di Roma, la bellezza resiste, la solidarietà e l’accoglienza – a loro modo – sono sempre di casa.

SAN BASILIO, ROMA: “PERICOLOSO? PER ME E’ UNO DEI QUARTIERI MIGLIORI” –

Una situazione contraddittoria, che si può capire soltanto se la si abbraccia interamente, “con gli occhi dell’innamorata”, ci dice Loredana, illustratrice, assistente di artisti, parrocchiana. “La Chiesa qui è un riferimento per tutti, credenti o no” continua questa donna volitiva, da anni impegnata nell’educazione e nel sociale del quartiere. “Forse hai scelto la persona sbagliata per farti raccontare i difetti di San Basilio”, ci dice, “perché per me San Basilio è uno dei quartieri migliori in cui una persona possa augurarsi di crescere”. Le chiediamo perché: “C’è quest’aria un po’ di paese, c’è molto verde, è tutto a misura, palazzi bassi e natura tutto intorno. C’è calore, solidarietà, un senso di accoglienza, le persone ti salutano quando ti incontrano e tutti ti conoscono. Se il postino porta un pacco il vicino lo prende e lo tiene da parte, le feste dei bambini si fanno negli spazi comuni dei lotti” – i complessi residenziali di case popolari nei quali la maggior parte degli abitanti vive – “estate o inverno, così, come viene, si fa una braciolata e si sta bene”. Certo, i problemi del quartiere non si possono negare: “E chi li nega?”, ci dice Loredana.

CRONACA, SAN BASILIO FRA PAURA E DISAGI –

D’altronde sono le cronache a parlarne. Roma è stata da poco travolta dal secondo episodio, dal secondo appuntamento dell’inchiesta Mafia Capitale, che ha portato agli arresti ex assessori e consiglieri comunali di Roma Capitale: ma già prima era stato l’Osservatorio della Legalità del Lazio, un ente istituito dalla Regione, a mappare gli 88 clan attivi nel territorio della Capitale. Nella borgata nata negli anni 30, ma costruita prevalentemente dalla cooperativa UNRRA con gli aiuti del piano Marshall, domina una cosca calabrese, quella dei Gallace. “Tutti lo sappiamo, i ragazzi che erano con me in parrocchia fanno i pali per lo spaccio; come lo so? A parte che li vedo, ma le informazioni circolano, i lotti borbottano, la signora ti ferma e ti dice ‘ma hai saputo che fa questo, che fa quello?”, come un paese, appunto. “Nessuno se ne accorge più che c’è la criminalità, è come chiedere ad un abitante di un altro quartiere se si accorge che c’è un lampione, c’è e basta. E la droga è l‘unico vero crimine che c’è in questo quartiere, anzi questo ti protegge da tutto il resto, in un certo senso: non ci sono rapine, non ci sono stupri. Hanno messo su una struttura di import-export in piena regola e la stampa, l’eco sul quartiere, paradossalmente contribuiscono a fare il gioco della criminalità, perché la mafia è paura, e se si dice in giro che questa cosa fa paura, se si percepisce questo senso di frustrazione, è la dimostrazione che loro stanno facendo un buon lavoro”. 

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SAN BASILIO ROMA: LA DROGA E LE CASE OCCUPATE –

San Basilio, in realtà, sono due San Basilio. Seguendo via Montegiorgio arriviamo a piazza Aldo Bozzi, o San Basilio Nuova, o, per tutti, “le case”: “Intendiamo, le case occupate. Qui noi non veniamo, si sa che non devi venire perché se vieni ti chiedono chi sei, ti guardano. Se vieni qui cerchi rogna, lo sai tu, lo sanno tutti, se ci vai è perché lo sai. Le persone che tengono in mano il sistema criminale sono molto efficienti: sanno se sei di San Basilio, sanno se vieni da fuori. E’ tutto controllato. Anzi, andiamocene”, chiude.

San Basilio, le case occupate
San Basilio, le case occupate

 

Lo scorso marzo una retata ha portato in carcere 23 persone più altre 17 in custodia cautelare; una rissa, o anzi, una guerra fra bande lo scorso aprile ha visto un diciannovenne gambizzato; il vigilantes che ha ucciso Maurizio Alletto con vari colpi di pistola, dopo una rissa per futili motivi, è stato condannato di recente a 12 mesi di reclusione. Non proprio una zona rose e fiori, insomma, eppure Loredana è positiva, perché di recente qualcosa ha iniziato a muoversi. “Non mi piace collegare tutto ad un singolo evento”, dice: “Questa è una zona innanzitutto di grandi lotte sociali”. Ci mostra una targa.

San Basilio, la targa
San Basilio, la targa per Fabrizio Caruso

L’otto settembre del 1974 il diciannovenne Fabrizio Caruso rimane ucciso dal fuoco di polizia nei giorni della “guerra di San Basilio”, gli scontri dei movimenti per la lotta per la casa e delle occupazioni dello sfitto: una targa sui muri della parrocchia ricorda la sua storia. Una storia ininterrotta che arriva fino ai giorni nostri, con l’ultimo picchetto antisfratto solo pochi giorni fa.

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SAN BASILIO ROMA, I MURALES DI SANBA –

Fra lotte sociali e criminalità, però, è successo quel che non ti aspetteresti. “E’ indubbio che il progetto SanBa abbia dato una scossa molto forte”. SanBa è il progetto di arte pubblica e riqualificazione sociale ideato dall’associazione Walls e grazie al quale si è trasformato, in maniera radicale, il volto del quartiere. Sui muri delle palazzine dei lotti mostri sacri della Street Art come Liqen e Agostino Iacurci hanno dipinto maestosi murales. Il fine era cambiare la percezione di San Basilio, ci spiega Loredana: ma non all’esterno, all’interno, nelle dinamiche delle persone.”Vedi, se tu non sei di San Basilio e vieni qui e dici all’abitante: facciamo questo facciamo quello, ho una proposta, lui ti dice: ma chi sei? Ma fallo al quartiere tuo. Invece con SanBa abbiamo attivato una rete diversa. Io in prima persona mi sono messa a fare il porta a porta, mi aprivano e dicevo: salve signora sono del lotto 51, loro sono degli artisti e hanno un progetto per questo quartiere. E cosa è successo?”.

SAN BASILIO, LA BELLEZZA NASCOSTA

Ce lo facciamo raccontare: “Sono partiti i lavori e abbiamo attirato l’attenzione del quartiere, si è innescata una dinamica di valore, c’è un signore che ha passato tutto il giorno, tutti i giorni davanti all’artista che dipingeva, a parlare del  più e del meno e a un certo punto si è messo a tagliare l’erba che spuntava dalla strada. Se riusciamo a farti vedere che il quartiere può essere diverso, magari lo vivi diversamente pure tu”. Certo, non tutto è andato per il meglio: uno dei murales principali del progetto, dipinto dallo street artist di fama mondiale Blu, ritraeva il santo protettore del quartiere fare a pezzi un lucchetto al cospetto dei militanti dei movimenti per la lotta per la casa, mentre i poliziotti venivano ritratti come maiali. Il Campidoglio ha ritenuto di oscurare questa parte del murales.

Il murales di Blu, censurato
Il murales di Blu, censurato

 

“Censurato”, ha scritto qualcuno, con inchiostro rosso. Fra le scuole, il centro culturale Aldo Fabrizi, le associazioni di quartiere, “abbiamo fatto rete, abbiamo portato i progetti fra i bambini, gli abbiamo chiesto di pensare”, ci spiega Loredana. “Di bellezza, qui, ce n’è tanta, nascosta: ci sono i vecchi della bocciofila che raccontano le storie, c’è il partigiano che vive davanti casa mia perché l’hanno sfollato da Trastevere, c’è l’esodato che vive tutto il giorno a casa e si offre di ridipingerti i muri senza chiederti un soldo. Ora dovrebbe arrivare la metropolitana, dicono, ma con quattro linee di autobus sinceramente per noi il problema non è proprio quello, comunque ben venga. Certo, quando c’è stato il terremoto all’Aquila la mia casa s’è crepata, non so se con i lavori della metropolitana finiamo per stare al sicuro; ma sono sicura che i fantastici architetti di Roma Capitale – dice con una vena di dolce ironia – sapranno provvedere”.

Foto: Tommaso Caldarelli / Progetto Sanba

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