Mafia Capitale, “Con Alemanno passammo il Rubicone, lo chiamavamo Re Comanno”

L’uomo delle coop, Salvatore Buzzi, inizia a parlare con Pm del sistema di Mafia Capitale e le sue parole potrebbero finalmente accendere la lampadina su alcuni aspetti ancora oscuri della mafia capitolina. Ne parla Repubblica

IL RUBICONE – Così Buzzi nelle sue dichiarazioni spontanee

Fa capire che sa tanto. Ma dice tutto senza dire niente. Per il momento lancia segnali vagamente sinistri, avverte i suoi che non vuole andare a picco da solo. E racconta, quando sindaco era Alemanno, «come siamo stati costretti a passare il Rubicone». Cioè quando Salvatore Buzzi è diventato uno degli uomini d’oro di Mafia Capitale.

Un Buzzi che cerca di difendersi come può («Io non mi sono mai reso conto di stare a trafficare con la mafia», e su Carminati: «Eravamo convintissimi di farlo diventare un imprenditore legale, È una brava persona») e di “salvare” alcuni dei nomi altisonanti che si trovano nelle sue condizioni

Sicuramente salva Luca Odevaine: «I soldi che si è preso erano una ricompensa per un amico in difficoltà dopo una separazione». Conferma che il sottosegretario Giuseppe Castiglione «era fortemente interessato» alla gara per il Cara di Mineo. Conferma anche l’elargizione di contributi ai «famosi cavalli»: l’ex assessore alla Casa Daniele Ozzimo (Pd), all’ex presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti (Pd), all’attuale vicesindaco Luigi Nieri (Sel), a Laura Pastore, assessore al IV Municipio di Roma (Pd). E al consigliere regionale Eugenio Patanè.

ECCO LE SPIEGAZIONI DI BUZZI – Queste le sue parole sulla nascita di Mafia Capitale

«Nel 2008 c’abbiamo questo problema… che vince Alemanno le elezioni e noi eravamo la Cooperativa che facevamo le manutenzioni del verde ».
«La gara viene bandita… Vince Alemanno, il primo atto che ci fa eh, il funzionario, ma non Alemanno, perché ancora non c’era la Giunta… è… revoca l’assegnazione della gara…».
«Fino al 2008, fino a quando c’era la sindacatura di Veltroni, noi non pagavamo nessuno, non eravamo costretti a pagare nessuno. Quando però nel 2008 arriva Alemanno, questi attacchi alla Cooperazione, cioè siamo stati, siamo stati veramente costretti poi a fare queste cose». «Ma c’è di peggio, e il peggio arriva dopo perché praticamente noi passiamo il Rubicone… siamo costretti a passare il Rubicone perché praticamente non si sapeva più che fine avessimo fatto come Cooperative». «Il limite di Alemanno qual era? Che l’ultimo che ci andava aveva ragione. Tanto è vero che era chiamato Re Comanno».

E parla anche della famosa cena con Poletti

«Invitammo Alemanno nel nostro centro di accoglienza, c’è quella famosa cena, quella fa- mosa foto che poi era a cena lui con Poletti (il ministro del Lavoro, ndr)… Però diciamo che dal 2011 in poi, l’amministrazione non ci fu più ostile. Il contesto però era praticamente questo: c’avevamo forti pressioni delle altre imprese che ci volevano levare le cose che c’avevamo».
«Il Comune non aveva né i soldi dell’emergenza nomadi né i soldi ordinari, facemmo un accordo… Noi facciamo il campo nomadi e praticamente poi la guardiania ce la fece Casamonica, ma non Casamonica il boss, ma Casamonica uno che lavorava con noi, con i suoi parenti andò lì a fare la guardiania, perché se no veramente, se non lo faceva c’erano furti continui…». «La determinazione di pagamento a 24 mesi, io questo mi aspettavo. Non c’è stata, poi ce l’ha bocciata. La Santarelli (dirigente economica del Comune, ndr ) sistematicamente ce l’ha bocciata, ci ha vessato… tutto il Comune sapeva queste cose».

[…]

Si parla infine dei soldi

«Abbiamo finanziato sia Alemanno.. poi abbiamo dato un contributo anche a Ozzimo… i famosi cavalli che io dico in quella maniera orrenda di parlare che c’avevo… Noi sostenevamo Ozzimo, sostenevamo Coratti, sostenevamo Nieri e sosteniamo Laura Pastore. Abbiamo dato, credo 15mila euro a Patanè (consigliere regionale Pd, ndr). Sollecitati da Franco Cancelli. Però quella è una cosa, insomma, che a noi ci è rimasta qui. Una cosa oscura ci è rimasta».

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