Mafia Capitale: “Massimo Carminati? Il vero capo è più in alto”

Mafia Capitale: “Massimo Carminati? Non è il capo” del sistema criminale descritto nell’inchiesta sul Mondo di Mezzo scoperchiato dalla procura di Roma: a dirlo è Antonio Mancini, già boss della Banda della Magliana, con undici anni di galera sulle spalle. Oggi lavora nella solidarietà sociale nelle Marche, presso Jesi; il suo libro scritto con Federica Sciarelli sta per uscire in ristampa. A più riprese l’ex membro della criminalità romana ha dichiarato, e torna a farlo in un’intervista al Quotidiano Nazionale, che il “Cecato”, il “Guercio”, l’ex terrorista dei Nuclei Armati per la Rivoluzione non sarebbe l’effettivo vertice di Mafia Capitale.

MAFIA CAPITALE: “CARMINATI? NON E’ IL CAPO”

Ripete, Mancini, concetti e parole già dichiarati in passato al Fatto Quotidiano. Una terza retata, un capitolo tre, secondo Mancini, è tutt’altro che escluso. Lo dimostra la storia personale di Massimo Carminati.

«Carminati lo conosco da quando aveva tutti e due gli occhi boni. Prima di vederlo, ne conoscevo la fama, era tenuto in considerazione da tutti, stimato, si parlava di un suo omicidio a un tabaccaio, Teodoro Pugliese e a Mino Pecorelli (giornalista ucciso nel 1979, ndr)».

Ma è stato assolto.
«Sapesse quante volte sono stato assolto io, pur essendo colpevole. Del resto Carminati è stato assolto anche per il depistaggio organizzato dai servizi segreti deviati per sviare le indagini sulla strage di Bologna. Ha probabilmente santi in Paradiso».

Probabilmente Carminati, dice Mancini, sarà assolto. Ma anche una condanna va bene, “se accettabile”: “Nella bandaccia avevamo stabilito anche gli anni di carcere accettabili. ‘Cinque anni s’areggono’ dicevamo: ‘Più de cinque è ‘na rottura de c…’. Io li ho doppiati, ne ho fatti undici, ma perchè mi hanno preso col sangue che colava. Condannato a 28 anni per quattro omicidi, ma io moralmente mi sento responsabile di tutti”.

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MAFIA CAPITALE: “I PESCECANI DEVONO ANCORA USCIRE”

Come già detto, Mancini è convinto che Carminati sia molto protetto nelle alte sfere. E gli inquirenti, continua l’ex terrorista, dovrebbero darsi da fare per arrivare al livello superiore.

«Noi della Magliana eravamo così: un passo avanti e caricatori della pistola pieni. Per prendere Roma sparavamo solo ai capi, così i loro sottoposti erano allo sbaraglio».

E se potesse incontrarlo e parlarci cosa gli direbbe?
«Sarebbe questione di cazzotti e revolverate. Poi gli direi: ‘Ciccio, non pensare che a comandare sei te. Quando non servirai più, farai la stessa fine delle tue vittime’».

È convinto ci sia qualcuno sopra di lui?
«Sì, i pescecani devono ancora venire fuori, non so se lo faranno mai».

Secondo Mancini, comunque, le attività di Carminati sarebbero andate intollerabilmente oltre il “codice minimo” dell’etica criminale romana.

«Questo è malaffare, un mondo che fa schifo. Fare i soldi con gli immigrati, gli ultimi, mi fa vomitare».

Verrebbe da dire da che pulpito.
«Anche noi criminali, non andiamo oltre certi limiti di pudore e pudicizia. Non facciamo usura, pizzo né sequestri di persona. Qual è il reato qui? È tutto un gioco di potere, livelli sporchi. Noi ammazzavamo per tirarci fuori dai guai, dal fango».

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