Mafia Capitale, Cara di Mineo: indagato il sottosegretario Giuseppe Castiglione (Ncd)

C’è anche il sottosegretario all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione (Ncd), tra i sei indagati per turbativa d’asta nell’inchiesta della Procura di Catania sull’appalto per la gestione del Cara di Mineo. Lo si rileva dagli atti dell’inchiesta, come spiega l’agenzia Ansa. L’esponente alfaniano, contattato dalle agenzie di stampa, ha spiegato al momento di non aver ricevuto l’avviso di garanzia: «Apprendo ancora una volta a mezzo stampa di un mio presunto coinvolgimento, come possibile indagato, nella vicenda del Cara di Mineo. Chiedo alle Procure di Catania e Caltagirone di fare luce nel più breve tempo possibile sulla mia posizione, visto il ruolo istituzionale che ricopro».

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Giuseppe Castiglione
Giuseppe Castiglione: il sottosegretario all’Agricoltura di Ncd è indagato nell’inchiesta sull’appalto per la gestione del Cara di Mineo (Archivio Ansa)

INDAGATO GIUSEPPE CASTIGLIONE (NCD), SOTTOSEGRETARIO ALL’AGRICOLTURA –

Il Cara di Mineo è il centro di accoglienza coinvolto nell’inchiesta “Mondo di Mezzo” su Mafia Capitale. Con un giro di tangenti legato agli affari nel settore dell’immigrazione: un euro per ogni migrante ospitato nella struttura, come si legge negli atti dell’inchiesta dalle conversazioni intercettate con protagonista l’ex vice capo di gabinetto della giunta Veltroni a Roma, Luca Odevaine.

Era stato il quotidiano “La Sicilia” a trovare riscontro nel decreto di perquisizione eseguito ieri da carabinieri del capoluogo etneo negli uffici comunali di Mineo, messo dal procuratore Giovanni Salvi e dai sostituti Raffaella Agata Vinciguerra e Marco Bisogni. Un decreto di sette pagine nel quale emerge, tra gli indagati, lo stesso Castiglione, deputato e coordinatore di Ncd in Sicilia, «nella qualità di soggetto attuatore per la gestione del Cara di Mineo». Non è l’unico nome coinvolto nell’inchiesta: 

Indagati risultano anche «Giovanni Ferrera, nella qualità di direttore generale del Consorzio tra Comuni, Calatino Terra di Accoglienza; Paolo Ragusa, nella qualità di presidente della Cooperativa Sol. Calatino; Luca Odevaine, nella qualità di consulente del presidente del Consorzio dei Comuni, e i sindaci di Mineo e Vizzini, Anna Aloisi e Marco Aurelio Sinatra.

LE ACCUSE –

Nel 2011, quanto scattò l’emergenza e venne aperto il Centro rifugiati,  Castiglione era allora presidente della Provincia di Catania. Veniva nominato soggetto attuatore con il compito di gestire il Cara di Mineo. Dopo alcuni mesi venne lanciata la prima gara per l’appalto.

Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, gli indagati «turbavano le gare di appalto per l’affidamento della gestione del Cara di Mineo del 2011, prorogavano reiteratamente l’affidamento e prevedevano gara idonee a condizionare la scelta del contraente con riferimento alla gara di appalto 2014». Sull’inchiesta c’è ancora stretto riserbo. La Procura di Catania si è limitato a richiamare quanto già emerso nel corso delle perquisizioni del Ros di Catania, «finalizzate a verificare se gli appalti per la gestione del Cara siano stati strutturati dal soggetto attuatore al fine di favorire l’Ati condotta dalla cooperativa catanese Sisifo, così come emerso anche nelle indagini della Procura di Roma, con la quale e’ costante il coordinamento delle indagini».

Dalla sede della Provincia di Catania, al comune di Mineo alle abitazioni degli indagati, i carabinieri del Ros hanno portato via pc e carte per verificare l’ipotesi di reato. 

LA DIFESA DI CASTIGLIONE –

SkyTg24, il sottosegretario ha aggiunto: «Mi riesce difficile pensare di poter essere indagato per una gara dove potevamo fare in via d’urgenza, con una procedura abbreviata. Io invece ho invitato tutte le imprese iscritte all’albo, l’ho anticipato con una email, quindi la procedura è di assoluta trasparenza». In merito al rapporto con Luca Odevaine (ex componente del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza dei migranti, che ha citato il suo nome durante conversazioni intercettate, ndr) ha spiegato: 

«Non lo conoscevo. Nel 2011, quando ci fu l’emergenza migranti, il ministro Maroni ha chiesto ai comuni, alle province e alla Conferenza delle Regioni, di individuare una personalità tecnica da far insediare ad un tavolo, per pianificare e programmare l’emergenza Nordafrica. L’ho nominato in quanto direttore della Polizia Provinciale che era presieduta da Zingaretti, era stato Capo di Gabinetto del sindaco Veltroni, aveva una larghissima esperienza e da tutti era individuata come una persona di grande personalità. Nel prosieguo ho avuto con lui sporadici incontri, quindi l’attività di Odevaine al tavolo tecnico e successivamente nelle gare attiene alla sua responsabilità, non certamente al rapporto con me», si è difeso. 

IL CARA DI MINEO –

Da mesi gli investigatori lavorano sulle ombre di tangenti dietro gli appalti per il Cara di Mineo. Sulla procedura di appalto che ha assegnato per i prossimi tre anni la gestione del Cara di Mineo, era stato lo stesso capo dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone, a ricordare al Tg3 le “ombre” sull’appalto, apparso subito per il magistrato un “abito su misura“:

«Abbiamo evidenziato, una serie di gravi irregolarità in quell’appalto, purtroppo la stazione appaltante, il centro di Mineo, non ha ritenuto di revocare l’appalto. Per cui siamo arrivati ad un paradosso che oggi ci sono gli arresti e che l’appalto è ancora in corso. Qui ognuno deve fare la sua parte. Perché se le stazioni appaltanti non fanno la loro parte , gli amministratori pubblici, non fanno la loro parte, anzi, spesso gli amministratori pubblici sono tutti da un’altra parte. Diventa tutto complicato». 

 

(Photocredit: ANSA/NICOLAS BOUVY)

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