Class action, primo sì alla riforma: cosa cambia

Ben 388 voti favorevoli, un astenuto, nessun contrario. Primo sì per la riforma della class action che passa col consenso unanime della Camera dei Deputati: lo strumento introdotto nel 2010 viene così riscritto e riveduto dal disegno di legge che ne modifica struttura, ambito di applicazione e incentivi. Soddisfatto il relatore Alfonso Bonafede (M5S). «È una rivoluzione, i cittadini non saranno più soli davanti ai poteri forti e potranno unirsi per far valere i loro diritti. Ora tocca al Senato e sappiamo che i lobbisti sono già all’opera per ostacolare la legge. A loro diciamo: giù le mani». Parole di gradimento anche dal Pd. «È un provvedimento di valore europeo: rappresenta un modo moderno per tutelare i diritti di tutti i cittadini e i dei consumatori ma, al contempo, non penalizza la stragrande maggioranza delle imprese e delle società di servizi che sono responsabili e serie» ha sottolineato Walter Verini, capogruppo dem in commissione Giustizia.

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Spada/LaPresse
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CLASS ACTION COS’È –

Tra le principali novità contenute nel Ddl, lo spostamento della collocazione della class action dal Codice del consumo a quello di procedura civile. Si estende così la platea dei soggetti tutelati: ai consumatori si aggiungono le imprese, la pubblica amministrazione e le associazioni. Allargate anche le ipotesi di illecito extracontrattuale fino a comprendere tutti i casi di responsabilità per fatto illecito. Su questo punto scrive Il Sole 24 Ore facendo riferimento ad alcune perplessità di Confindustria:

In questo modo, è la perplessità, può trovare forma di tutela attraverso class action qualsiasi diritto individuale, come quello alla salute e alla riservatezza, e risarcimento ogni danno ingiusto (all’integrità fisica, alla libertà individuale). Circostanza che espone le imprese, polemizza Confindustria, al rischio di un contenzioso enorme, con conseguenze pesanti anche sul piano reputazionale

Altra novità riguarda le modalità di adesione: rispetto alle vecchie disposizioni, il disegno di legge prevede due momenti, prima della trattazione nel merito e dopo la sentenza di accoglimento. Il rischio qui, fa notare sempre Il Sole, è che si apra la strada a condotte opportunistiche di chi preferisce attendere l’esito della controversia prima di agire. Circa gli incentivi:

Previsto l’obbligo dell’impresa condannata di pagare un compenso di natura premiale al rappresentante comune della classe, all’avvocato dell’attore, agli avvocati dei soggetti eventualmente intervenuti e risultati vittoriosi e ai difensori degli attori della cause riunite

Photocredit copertina CHRISTOPHE VERHAEGEN/AFP/Getty Images

 

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