Spariscono i soldi destinati ai migranti: prete Caritas indagato

Per i pm non era un caso isolato. Potrebbe allargarsi l’inchiesta di Napoli sulla truffa ai danni dei migranti e dello Stato che ha già portato all’arresto del presidente della onlus “Un’Ala di Riserva“, Alfonso De Martino, e della compagna, Rosa Carnevale. Come riporta “Il Messaggero“, le indagini degli inquirenti si sono ora concentrate sulla presunta corruzione dei funzionari della Regione Campania e alle convenzioni stipulate dalle prefetture con onlus e alcune strutture alberghiere. Così come sui centri gestiti dalla Caritas di Teggiano (Salerno): indagato per peculato è il responsabile, don Vincenzo Federico, direttore regionale della Caritas, già nominato nel 2014 cavaliere del Lavoro per l’opera “meritoria” di accoglienza.

INCHIESTA NAPOLI SULLE TRUFFE AI MIGRANTI, L’INCHIESTA SI ALLARGA –

Secondo gli inquirenti il sacerdote avrebbe intascato il corrispettivo di circa 44mila pocket money, ovvero circa 109mila euro. Si tratta dei buoni che le associazioni (le stesse che incassano 40 euro circa al giorno per migrante) dovrebbero consegnare ai richiedenti asilo per affrontare piccole spese quotidiane: 2,5 euro al giorno. Bonifici sospetti sono stati trovati nei conti dei centri di Teggiano gestiti dal sacerdote indagato: 

«La Gdf ha già individuato i passaggi di denaro dai conti della onlus di Alfonso De Martino, il titolare dell’associazione «Un’ala di riserva», finito in carcere e accusato di associazione a delinquere, peculato e truffa ai danni dello Stato, e quelli di tre associazioni della Caritas di Poggiano. Bonifici e assegni frequenti, che vanno dai 2mila ai 10mila euro. Per il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli e i pm Raffaello Falcone e Ida Frongillo, De Martino avrebbe restituito così al sacerdote la percentuale che gli spettava sui ticket mai consegnati ai migranti. La truffa da un milione di euro ruotava intorno all’edicola di Pozzuoli di Rosa Carnevale, compagna di De Martino e ora ai domiciliari. Lì confluivano i buoni di moltissime onlus, i migranti non ricevevano i ticket ma schede telefoniche. E’ stato De Martino a spiegare: «Con riferimento alla consegna dei ticket degli ospiti delle strutture gestite dalla Caritas di Teggiano, i blocchetti venivano consegnati mensilmente dal responsabile Fiore Marotta (collaboratore di don Federico ndr), che li raccoglieva presso le varie strutture della Caritas di Teggiano», si legge sul quotidiano romano in un articolo di Valentina Errante.

LE INDAGINI –

Secondo la tesi degli inquirenti, è plausibile che le strutture che facevano arrivare a De Martino i pocket money si accaparrassero una percentuale – 20% di ogni singolo buono, più le ricariche telefoniche, ndr – in cambio dei guadagni incassati dal presidente della onlus. Non si capirebbe perché le varie strutture, scrivono i pm, «facessero confluire e negoziare in maniera massiccia, anche per il tramite di delegati, la quasi totalità dei pocket money indebitamente da loro trattenuti presso l’edicola della Carnevale, che è situata a Pozzuoli», seppur si trovassero  in zone anche molto distanti della Campania.  Tutto mentre i migranti raccoglievano soltanto le “briciole”.

Il legale del sacerdote, Renivaldo Lagreca, ha bollato come «accuse a dir poco surreali» le contestazioni mosse a don Vincenzo Federico. Intanto le indagini hanno permesso di svelare come la onlus percepisse fondi per immigrati che erano stati pagati per andare via.

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