Confessioni di una escort: «È un po’ come fare la psicoterapeuta»

20/05/2015 di Redazione

Un giorno ho provato a mettere “escort” alla voce “occupazione” sul mio profilo su un servizio di instant messaging. Nel giro di pochi secondi ho avuto moltissime risposte e, dopo una settimana passata a parlare con un po’ di persone, ho deciso di incontrare un dentista in un hotel. Non è stata un’esperienza eccitante, né sexy come pensavo che fosse. Comunque sono uscita pensando «Non è stato male». Ho cominciato a pensare che se avessi avuto anche solo un appuntamento al mese sarei riuscita a pagare le rate della macchina e avere qualche soldo in più. Così ho cominciato a fare solo la escort.

A parlare è “Allie”, una escort professionista il cui “caso” è finito per essere trattato dagli autori di Freakonomics, Steven D. Levitt e Stephen J. Dubner, nel loro When to rob a bank. La donna è riuscita a trarre talmente tanto profitto dalla sua attività da diventare famosa – anche se nel libro di Levitt e Dubner parla coperta da anonimato – e da essere contattata per un’intervista anche da Business Insider.

MARTIN OESER/AFP/Getty Images
MARTIN OESER/AFP/Getty Images

«NON MI FACCIO PROBLEMI A FARE SESSO IN CAMBIO DI DENARO» –

Allie, che prima di darsi all’attività di escort lavorava come programmatrice, tratta la propria attività alla stregua di un’attività imprenditoriale qualsiasi. L’unico neo? Non poter essere sincera con i propri famigliari che non sanno e non devono sapere nulla del suo lavoro:

 

Non mi faccio problemi a fare sesso in cambio di denaro, finché è sicuro e tra adulti consenzienti. Ma sono sempre preoccupata che l’aspetto sociale e legale possa influire sul mio futuro e su quello delle persone che amo. I miei genitori non sanno niente di quello che faccio, come non sanno nulla della mia vita sessuale. […] Quando ho iniziato mi stavo prendendo cura di un famigliare con una grave malattia e fare la escort mi permetteva di avere soldi e tempo libero, che era quello di cui avevo bisogno.

«I MIEI CLIENTI SONO QUASI TUTTI SPOSATI» –

Ma chi sono i clienti di una prostituta d’alto bordo come Allie? La sua risposta è netta, senza esitazioni:

I miei clienti sono generalmente uomini bianchi, sposati, professionisti tra i quaranta e i cinquant’anni, con un reddito superiore ai centomila dollari annui. Sono dottori, avvocati o uomini d’affari che cercano un attimo di pausa durante la giornata. […] Quasi tutti i miei clienti sono sposati. Direi più del 90%. Non sono uomini che cercano un’amante, ma uomini che vogliono una scappatella senza complicazioni. Sono uomini che vogliono mantenere intatte le proprie vite coniugali.

 

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«FARE LA ESCORT È UN PO’ COME FARE LA PSICOTERAPEUTA» –

Certo, è una professione piuttosto costosa. Allie, infatti, ha delle spese vive che deve sostenere mensilmente: tra i 300 e i 500 dollari al mese per gli annunci e la pubblicità online, altri cento dollari per il telefono più 1500 dollari all’anno per le fotografie e un centinaio per il sito web. Favorevole alla legalizzazione della prostituzione? Certo che sì:

Se non ci fossero le implicazioni legali e sociali, penso che essere una escort sarebbe un po’ come essere una psicoterapeuta – non sono mai stata una psicoterapeuta e la mia conoscenza è limitata – ma, come le escort, anche gli psicoterapeuti vendono le loro competenze e capacità un tanto all’ora, in sedute private che richiedono discrezione. […] Non mi sto paragonando a una terapista né sminuire il loro lavoro. Osservo solo le somiglianze che ci sono tra le due cose. […] Credo che la prostituzione debba essere legale: se una coppia esce a cena e poi fanno sesso è un appuntamento. Se i due escono a cena, fanno sesso, e c’è una busta con dei soldi lasciata nella giacca è illegale. Mi rendo conto che ci sono delle donne che fanno le prostitute perché “devono” farlo. Queste donne lavorano in un altro settore. Altre hanno anche problemi di droga o, tra gli altri problemi, sono vittime di abusi. Penso che invede che perdere tempo e risorse a criminalizzare queste donne bisognerebbe fare in modo che abbiano un posto dove andare in cerca di aiuto. Le donne che non vogliono fare le prostitute devono poter trovare l’aiuto di cui hanno bisogno. Quelle che invece vogliono farlo devono essere messe nella condizione di poterlo fare.

(Photocredit copertina: Getty Images)

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