Fenomenologia del gattino, la “social guerrilla”

C’era un tempo in cui la politica si faceva in piazza. Era in piazza che i governanti tenevano i loro comizi ed era sempre in piazza che gli stessi ricevevano il plauso o i fischi del pubblico. Quel tempo se l’è portato via internet. I social network rappresentano quanto di più simile ad una piazza, in termini di eterogeneità della folla, ma non di reazioni. Se da una parte il politico parla ad una platea preselezionata o quantomeno filtrabile, quest’ultima reagisce in modo diverso da come farebbe nella realtà. Coperte dall’anonimato della tastiera non sempre le reazioni virtuali troverebbero corrispondenza con le azioni reali. Così, se i politici utilizzano la rete per i loro annunci gli italiani, in alcuni casi, rispondono.

LA SOCIAL GUERRILLA – Social-guerrilla è un termine che non credo esista, e se esiste non è quello che intendo. Nell’accezione specifica identifica quel fenomeno di massa non convenzionale, con cui gli utenti manifestano collettivamente e sistematicamente sui social network, mettendo in atto azioni di risposta ad un determinato comportamento.

PERCHÈ SOCIAL GUERRILLA? – Nel 1984 Jay Conrad Levinson coniò la definizione di Guerrilla Marketing per indicare «una forma di promozione pubblicitaria non convenzionale e a basso costo, ottenuta attraverso l’utilizzo creativo di mezzi e strumenti aggressivi che fanno leva sull’immaginario e sui meccanismi psicologici degli utenti finali». Nel nostro caso sostituiamo nella definizione “forma di promozione pubblicitaria” con “forma di contestazione politica” e il gioco è fatto.

GATTINI SU SALVINI – È il caso di “Gattini su Salvini”, un evento organizzato su Facebook che ha visto migliaia di partecipanti armati di foto di gattini inondare la pagina del segretario della Lega Nord Matteo Salvini. Un modo pacifico, ma dal forte impatto mediatico, per tentare di “addolcire” con “gattini pucciosi” il politico padano.

«Dopo i toni accesi su ‘tortura’ e ‘fucilate’ – spiega online Progetto Kitten, gruppo degli organizzatori dell’evento virtuale – Salvini ha bisogno di essere puccettato! Scatenate pucciosi gattini sulla bacheca di Salvini in nome dell’amore! Chiunque vorrà partecipare potrà postare un ‘puccioso gattino’ sulla bacheca di Salvini donando parole d’amore come: Felicità! Gioia! Abbracci! Miaoooo!».

Lo stesso Salvini ha provato a rispondere con le stesse armi, provando a lanciare “Tafano su Alfano”, ma l’iniziativa non ha preso piede perchè mancava di un requisito fondamentale della definizione: l’organizzazione.

GATTINI con SALVINI, TAFANO con ALFANO!Non ci sono dubbi, w i #gattiniconsalvini!!

Posted by Noi con Salvini on Giovedì 7 maggio 2015

GATTO SUL MATTO – Dopo l’inaspettata riuscita del primo tentativo su Salvini, più di qualcuno ci ha riprovato con Beppe Grillo. L’iniziativa “Gatto sul matto” ha visto la bacheca del leader del Movimento 5 Stelle bombardata da allegri felini.

«Dopo le ultime frasi folli del buon Beppe sulla medicina – si legge sulla pagina dell’evento pubblicato da Progetto Kitten – pensiamo che un puccioso messaggio di amore nel giorno della festa della mamma sia d’obbligo! L’informazione medica non può essere confusa con la propaganda politica. Gli slogan non fanno informazione medica».

NON VOTEREMO PD – Non poteva mancare all’appello il presidente del Consiglio. Dopo lo sciopero del 5 maggio, che ha portato migliaia di persone in piazza, a contestare il disegno di legge sulla riforma dell’istruzione, il dissenso si è spostato sui social. La pagina del premier Matteo Renzi è stata invasa da centinaia di commenti da parte degli utenti, tutti con lo stesso messaggio: «Noi non voteremo PD perché indignati dal DDL la buona scuola».

COSA STA SUCCEDENDO? – Se da più di un decennio internet ha profondamente permeato le nostre vite, era inevitabile che prima o anche gli antagonisti lo utilizzassero come mezzo di contestazione. Un’arma a doppio taglio che se da un lato ha il vantaggio di essere ampiamente visibile diventando virale nel giro di poco, dall’altro rischia di essere sminuita da banali semplificazioni. Questo vale anche nel caso contrario. A differenza della piazza, quella vera, se sul web quattro persone scrivono qualcosa per i giornali gli stessi quattro che nella realtà verrebbero definiti “quattro cretini” su internet diventano “il popolo del web”. Ragioniamoci.

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