Il viaggio di Yahya, profugo dal Ghana all’Italia tra i lager libici e cadaveri a bordo

04/05/2015 di Redazione

Un profugo

dal Ghana alla Sicila racconta la sua storia. Il suo nome è Yahya, una giovane ragazzo di vent’anni che ha un permesso di soggiorno che scadrà l’anno prossimo. Yahya è uno dei profughi sbarcati a Lampedusa dopo la caduta di Gheddadi in Libia e ha attraversato il Mar Mediterraneo insieme a compagni di viaggio morti durante il tragitto.

PROFUGO –

Il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung ha incontrato a Catania un profugo che vive in Italia da ormai diverso tempo, di circa vent’anni, proveniente dal Ghana. La storia di Yahya è particolarmente drammatica. Non ha mai conosciuto suo padre, e sua madre è morta quando aveva 3 anni. Suo fratello, più grande di 9 anni, lo ha cresciuto fino all’adolescenza. Vista l’impossibilità finanziaria di mantenere due persone, Yahya è stato mandato in Libia per vivere con sua zia. Il viaggio, a piedi e in bus, è terminato in una struttura dove i criminali tengono in ostaggio i migranti e i profughi. Yahya è riuscito a uscire da questo campo profughi grazie all’intervento di suo fratello e sua zia, che ha inviato circa mille euro per liberare il nipote. La vita di Yahya, che lavorava come uomo delle pulizie, è cambiata quando è caduto il regime di Gheddafi. L’esistenza era diventata troppo pericolosa, visto l’assalto quotidiano subito dagli stranieri che vivevano nel paese del Raìs. Dopo aver subito un’aggressione da una banda armata, Yahya decise di partire. “Sapevo che molte persone erano morte in mare tentando di fuggire. Ma in Libia hai sempre un’arma dietro al collo, mentre oltre il Mediterraneo hai una chance per sopravvivere”.

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PROFUGO DALLA LIBIA – Yahya racconta il suo drammatico viaggio dalla Libia verso l’Italia, iniziato in un campo di concentramento gestito dall’esercito libico. Il profugo ghanese evidenzia come gli spostamenti dai migranti siano organizzati dai militari, che permettono la fuga dalla Libia solo dietro pagamento di almeno mille euro, e quando le condizioni del mare sono buone. Dopo diversi mesi chiuso nel campo di prigionia Yahya è riuscito a partire per l’Italia. Sul suo barcone c’erano 600 persone, stipate fino all’inverosimile, tanto che nessuno era in grado di muoversi. Il profugho ghanese racconta a Süddeutsche Zeitung di aver viaggiato seduto vicino a diversi cadaveri. Durante il tragitto alcune persone sono mancate, e nessuno o quasi se ne è accorto all’inizio. “Il mare non mi ha fatto paura, i miei problemi in Libia erano peggiori”. Il viaggio è durato tre giorni, ed è stato condotto dagli stessi profughi, che erano stati dotati di telefono satellitare e GPS per guidare l’imbarcazione. Le autorità italiane hanno fatto sbarcare i 600 uomini sul natante a Lampedusa e così Yahya è arrivato in Italia, dove vive tutt’ora. Arrivato, ha ottenuto un permesso di soggiorno fino a 21 anni d’età, che scadrà l’anno prossimo. In questo momento Yahya studia in un istituto tecnico di Catania, e risiede in un centro per immigrati. Riceve quindici euro al giorno per mantenersi, ma lavora in un ristorante come lavapiatti. Il giovane ghanese vorrebbe diplomarsi e poi studiare ingegneria elettronica, in Italia o all’estero, tanto che ha già fatto richiesta di iscrizione in Germania, dove però non può studiare con i suoi attuali documenti. Senza un prolungamento del permesso di soggiorno o la concessione del diritto d’asilo Yahya non sarà più in grado di rimanere in Italia.

Dan Kitwood/Getty Images

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