L’estrema sinistra non esiste

Una delle mie preferite occupazioni mentali è fare il marziano: il marziano appena atterrato sano e salvo col suo disco volante di seconda mano sul pianeta Italia, con ancora intatto il suo schietto spirito campagnolo, nella sua naturale limitatezza, incline alla più elementare e rassicurante ragionevolezza. In qualità di marziano, cioè di onesto fessacchiotto, sono rimasto molto colpito dal fatto che né i media né i politici, nella loro stragrande maggioranza, non abbiano parlato di “estrema sinistra” in questi giorni segnati dal protagonismo di manipoli di facinorosi. Pensate cosa sarebbe successo se un numero dieci volte inferiore di estremisti di destra – è infatti impossibile che ce ne siano di più – avesse combinato un decimo dei guai combinati dal braccio più violento degli antagonisti – dico “più violento” in quanto l’antagonista è per natura manesco, com’è universalmente noto – be’, dicevo, pensate cosa sarebbe successo: come minimo, l’allarme delle istituzioni per il fascismo alle porte, gli appelli del mondo intellettuale, soprattutto quello pseudo-intellettuale, e di quello artistico, soprattutto di quello pseudo-artistico.

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Invece, per una sorta di blocco lessicale collettivo, quasi nessuno ha osato andare al di là di quell’unica denominazione: black bloc. Con due eccezioni: qualcuno, forse perché tediato a morte dal blocco lessicale sul blocco nero, ha parlato di “casseur”; mentre Renzi, usando un’espressione cara da decenni ai trinariciuti conservatori come il sottoscritto (quando non si sentono marziani), ha parlato di “teppistelli figli di papà”, senza peraltro venire sbeffeggiato, a dimostrazione che l’etichetta di sinistra nobilita qualsiasi opinione.

Insomma, parevano loro i marziani, i black bloc. Eppure i black bloc non costituiscono alcun mistero: sono l’ala militare globale del movimento antagonista, del quale condividono in toto l’ideologia apocalittica e messianica; il quale movimento antagonista, e qui entriamo specificatamente nello sciagurato recinto di casa nostra, non è altro che l’ultima incarnazione del messianismo comunista; e a chi mi oppone il fatto che tra i violenti ci sono gli anarchici, rispondo che gli anarchici sono estremisti di sinistra, e che pure loro alle sgangherata ideologia degli antagonisti e dei centri sociali credono ciecamente, e che a nessuno verrebbe in mente di fare questi distingui schifiltosi se si trattasse della teppaglia di destra.

Ma allora perché nessuno parla di “estremisti di sinistra”? Perché verrebbe fuori che questo mondo antagonista non viene da Marte, che non è l’espressione di qualche visione eccentrica del mondo, che il suo non è un radicalismo eterodosso; ma che invece è l’espressione ortodossa, coerente e massimalista dell’ideologia resistenziale che oggi si vuole imporre al paese. Anche loro si sentono “partigiani”, anche loro cantano “Bella Ciao”. E’ la replica farsesca del dramma esistenziale (le cui conseguenze, però, ricaddero dolorosamente sul resto del paese) della sinistra degli anni settanta, quando le Brigate Rosse furono a lungo considerate composte da marziani, invece che dai figli più tetragoni e zelanti della propaganda del Pci, religione partigiana compresa, fino a quando, di fronte alla realtà dei fatti, il Pci rispose teatralmente con uno zelo legalitario che se fosse stato di provenienza Dc sarebbe stato sanzionato come autoritario: era il modo per trasformarsi agli occhi dell’opinione pubblica nella prima vittima dei terroristi, e nel suo primo avversario; e per far sentire colpevoli coloro che in realtà dai terroristi avevano sofferto i colpi più numerosi, e che ora tardavano a mostrare la giusta intransigenza; era il modo, cioè, di rivoltare la frittata e di non fare i conti con la storia.

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