Carpi in serie A, basta un pari con il Bari per festeggiare

28/04/2015 di Boris Sollazzo

Dopo un recente fallimento, nel 2000. Dopo la finale in Eccellenza con la Sarcinese che l’ha portato nei Dilettanti. Dov’era ancora nel 2010. Dopo Lotito che si fa intercettare ad augurarsi che non salga nella massima serie, perché svaluterebbe – anzi, svaluterà – i suoi amati diritti televisivi. Dopo un campionato di B dominato in lungo e in largo, fin da quella cinquina a Cittadella che, a un terzo della stagione, fece capire a tutti, e per primi a questi emiliani duri come la roccia, che il campionato cadetto avrebbe avuto un solo padrone. Dopo una delle partite più brutte e timorose – strano per una squadra che ha rifilato un umiliante 3-0 al grande Bologna -, contro il Bari, ecco che il Carpi arriva in serie A. Per la prima volta nella sua storia, dopo quattro promozioni (la prima festeggiata al Cabassi, le altre sempre in trasferta: e in B poteva arrivare un anno prima se non avesse perso una finale dei play-off di Lega Pro). Con quattro turni d’anticipo, dopo uno 0-0 contro i pugliesi, festeggia questo miracolo di programmazione, non fermato neanche da un terremoto. E dalla Sarcinese, si passerà alla Juventus, all’Inter, al Milan, al Napoli, alla Roma.

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Carpi FC v FC Bari - Serie B

 

CARPI FC, GLI EROI –

Merito di una società solida e di quel Fabrizio Castori che è uno di quei tanti maghi di provincia a cui il calcio nostrano ha preferito profeti stranieri e giovani troppo acerbi: nella massima serie, allora, quest’uomo dalla fine sapienza tattica e dal carattere di ferro, ci arriva a 60 anni. E alla nona promozione, la più importante.

Carpi è la rivincita di Castori, quindi, ma anche di Gabriel. Portiere scartato dal Milan e imbattibile in serie B. E’ il trionfo di Jerry Uche Mbakogu, arrivato piccolissimo in Veneto dalla nigeriana Lagos, 22enne che nel 2012 sembrava già bruciato da tre infortuni consecutivi, che a Castellammare di Stabia seppe stupire senza però diventare un cecchino e che qui ha imparato a segnare e sognare. E’ la vendetta di Kevin Lasagna, genitori appassionati di cinema (si chiama così in onore di Costner, mentre la sorella Sharon pare debba il nome alla Stone) e scoperto da Davide Nicola nel Lumezzane. Un ragazzino anche lui, che da quel 2011, però, non ha trovato gli estimatori che il suo talento meriterebbe. E allora l’anno scorso spesso lo si vedeva nei tornei notturni del bresciano più prestigiosi. Ma Castori se l’è preso come riserva di lusso e quando il titolare Mbakogu si è fatto male e poi faticava a tornare alla rete, ci ha pensato lui a bucare le difese avversarie.
E’ la vittoria di Lollo, Porcari e di quel fenomeno di Di Gaudio, venticinquenne palermitano che se non si perderà diventerà un po’ Verratti e un po’ Pastore.

CARPI FC, IL PATRON STEFANO BONACINI –

E’ il miracolo di Stefano Bonacini. Che giocando a pallone in una polisportiva con un amico, scommise su se stesso. E quasi per scherzo nacque la Gaudì, che ora ha negozi in tutto il mondo (40 in Italia, 19 all’estero) e un nome che significa parecchio nel mondo della moda. Con i suoi 140 dipendenti e 50 milioni di fatturato è uno dei fiori all’occhiello di un distretto tessile che con il terremoto del 2012 è stato colpito quasi a morte. Ma se le donne di Modena, come dice Francesco Baccini “hanno larghi i fianchi, le ossa grandi e accettano un invito e non è il caso di essere il marito”, anche gli uomini della provincia modenese non scherzano. Sono come Bonacini, sono come quei 70.000 cittadini di Carpi che hanno sempre sostenuto con il sorriso i loro beniamini, sbeffeggiando Lotito che non li voleva in A (e pensate che beffa, il Frosinone ora è secondo!) con striscioni gustosi. Sono duri e puri, come i tifosi del Sassuolo, a pochi chilometri di qui. E come quel Maurizio Setti con cui “il Bona” giocherà il derby della Moda, essendo il patron scaligero anche Ceo dell’azienda che produce Manila Grace, altro colosso del vestiario, e ora presidente del Verona dei miracoli. Sì, quei gialloblu passati per l’inferno di un fallimento (1991) e che ora sono un modello di organizzazione sportiva e aziendale. Già, parliamo di quel Verona che ora vende assi a peso d’oro e si salva in A, facendo segnare venti gol a stagione a Luca Toni. Proprio con Setti, Bonacini rilevò e salvò la Polisportiva Dorando Pietri che poi entrò nel Carpi nel 2009 (era in Eccellenza, dopo un tormentato periodo seguito al fallimento nel 2000 e al salvataggio operato da Franco Cavicchioli, con Salvatore Bagni, che qui cominciò, a far da presidente).

CARPI FC, UNA SERIE B DA RECORD –

Tutto il resto è Storia. E gloria. Brini, Vecchi, Pillon e Castori. Quattro allenatori in tre anni. Forse, qui, conta soprattutto il modello organizzativo. Che ha fatto dire a Bonacini – quasi omonimo dell’esponente Pd, che ha una c in più – “poco male se ci danno tutti già retrocessi, ci sottovaluteranno e vinceremo qualche partita in più”. Parole pronunciate in ritiro, ai suoi giocatori, l’estate scorsa. Sottovalutati per pochissimo: il Carpi ha dominato, da subito.
In 34 partite ha fatto 75 punti, 57 gol (solo il Pescara ha segnato di più, superando quota 60) e subendone solo 25, con la migliore difesa cadetta (a sei gol di distanza il Bologna, terzo, a 19 il Frosinone, secondo!). E c’è da giurarci, stupirà anche in serie A.
E se chiedete a Bonacini e Castori, a capitan Porcari e al baluardo Poli, a Pasciuti che qui c’è del 2009 e si è fatto tutti i ruoli di centrocampo (segnando pure), chi vorranno incontrare e magari battere a fine agosto nella prima giornata, probabilmente vi diranno la Lazio. Per dare un dispiacere a un certo Claudio Lotito.

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