L’epic fail di Tidal, lo “Spotify” di Jay Z

Tisal, il servizio di streaming musicale promosso da Jay Z e da altre superstar della musica è agonizzante. Colpa di un modello di business troppo simile agli altri e di un marketing che è andato a cozzare contro il disinteresse dei fan.

Foto: Larry Busacca/Getty Images Entertainment
Foto: Larry Busacca/Getty Images Entertainment

TIDAL NON VA –

Lanciato in gran pompa, Tidal giace ora alla pozione 664 tra le app più scaricate dell’App Store, mentre Spotify, concorrente di riferimento, è saldamente al numero 17, il più scaricato in America. E anche altri concorrenti come Beast fanno molto meglio (58°), ma soprattutto conservano un trand molto diverso da quello di Tidal, che ha esordito proiettandosi al 19° posto per poi precipitare oltre il 200° già dopo quindici giorni.

IL MARKETING DI TIDAL  –

Gli esperti che s’interrogano sulle ragioni del fallimento puntano sulla mancanza di una versione gratis sostenuta dalla pubblicità che funga da gancio, come hanno tutti i concorrenti, ma soprattutto sul marketing che ha sostenuto il lancio di Tidal, proposto sul mercato come uno strumento per retribuire gli artisti più equamente di quanto non accada con Spotify, accusato di ridurli in miseria.

L’OFFERTA NON HA APPEAL –

Il lancio era stato fantastico, con Madonna, Jack White, Kanye West, Daft Punk, Rihanna, e Nicki Minaj sul palco, poi si è scoperto che sono tutti azionisti e l’annuncio che finalmente ci sarebbe stato un servizio streaming che non taglieggia gli artisti, anche se poi Tidal retrocede loro il 75% degli utili contro il 70 di Spotify,il principale imputato del «furto» ai danni degli artisti. Offerto a 9,99$ e a 19,99$ per l’hi-fi, che non interessa a nessuno, Tidal non ha visto la corsa dei fan preoccupati di sostenere i guadagni dei loro artisti preferiti e si è presto piantato.

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LO STREAMING DELLE STAR HA FALLITO –

Il problema è che non ci sono utenti interessati all’hi-fi e che sono pochi anche quelli preoccupati del reddito dei loro artisti preferiti, a meno che non si tratti d’artisti veramente bisognosi d’aiuto, che in genere i fan preferiscono soccorrere con progetti di crowdfounding dedicati. Gli utenti vogliono l’accesso a quanta più musica possibile a minor prezzo possibile, non c’è nessun preoccupato per i guadagni di Madonna, Jay Z e compagnia cantante.

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