Maturità 2015: «Gestisci il flusso dei tifosi in curva» l’esame di matematica diventa più pratico

Mercoledì si sono svolte le prove per l’esame di maturità 2015 in una veste totalmente nuova per conformarsi alle direttive della riforma Gelmini. Da viale Trastevere avevano chiesto un approccio meno astratto e più incentrato sulle capacità di “problem solving”. Basta quindi con la matematica puramente teorica e via libera alla soluzione di problemi concreti, per riportare gli studenti italiani al pari con i coetanei europei. Sessantamila studenti di 1.546 licei scientifici hanno dovuto vestire i panni del responsabile della “Curva Nord di un impianto sportivo” e “organizzare tutti i servizi relativi all’ingresso e all’uscita degli spettatori, nonché alla sicurezza e all’assistenza degli spettatori stessi”. Un modo per abituare i maturandi non solo alla conoscenza, ma anche alla competenza per sfuggire alle critiche del resto d’Europa che associa gli studenti nostrani alla conoscenza ripetitiva e dogmatica.

IL VASO – Se il primo problema della simulazione è stato piuttosto realistico e stimolante le forzature non sono mancate nel secondo quesito che chiedeva agli studenti di “rivedere il disegno di un vaso portafiori realizzato da un collega” correggendone misure e volumi.

E LA CALCOLATRICE? – Se sul testo degli esami si è fatto un passo in avanti continua il braccio di ferro tra Miur e alcuni professori, ancora contrari all’utilizzo della calcolatrice. I docenti, spesso ancora legati all’insegnamento alla vecchia maniera, non vedono di buon occhio l’introduzione di strumenti elettronici nello svolgimento della prova.

LE COMPETENZE – Anna Brancaccio, dirigente del Miur, ha spiegato al Corriere della Sera la ratio alla base dei nuovi testi d’esame: «Rispetto alla vecchia prova, in cui ai ragazzi veniva data una funzione e dovevano solo calcolarne il risultato, qui si dice loro: data questa situazione trovate voi la soluzione più adatta. In gioco – continua la Brancaccio – è una nuova didattica matematica incentrata non più solo sulle conoscenze, ma anche sulle competenze, su quello che uno sa fare con quello che sa». Ma il gap con il resto d’Europa è ancora abbastanza considerevole. Nella prima simulazione il 44% degli studenti è risultato insufficiente.

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