Salvate il soldato Zdenek Zeman

Zeman se n’è andato e non ritorna più, la simpatia nella cumplanare non c’è più, il tuo sorriso dolce non risponde più, non c’è autoscuola non c’è autogrill, non c’è sorriso non c’è il tuo appeal, la tua canzone mi dà emozioni mia simpatia…

Lasciate stare Zdenek Zeman. Bam. Così. Secco e semplice. Perché? Semplicissimo. Come un novello monsieur Malaussène il boemo è oggi il capro espiatorio del calcio italiano. Hai una rosa inadeguata per la Serie A? Retrocedi per colpa di Zeman in panchina. Porti il Pescara alla vittoria del campionato di B? Ah, bravi tutti con Verratti, Insigne, Romagnoli e Immobile. Col Foggia scrivi negli anni ’90 una storia meravigliosa che travalica i confini italiani? Si, merito delle novità e dei giocatori.

Salvate il soldato Zdenek Zeman
ANSA/CLAUDIO ONORATI

Ci sono tante leggende legate al rendimento delle squadre di Zdenek Zeman. Ricordiamo il più ricorrente: “le sue squadre non sanno difendere”. L’ultimo a dirlo? Massimo Mauro in occasione del pareggio del San Paolo per 3-3 tra Napoli e Cagliari. “Se fai un goal in più te ne freghi di quanti ne prendi”. E così Zeman raccoglie gli applausi dello studio volgendo la discussione a suo favore. Perché non si puo’ solo vincere per 1-0 proponendo un gioco sterile e per lunghi tratti noioso (ricordate Ancelotti al Milan contro le “piccole”?) ma bisogna anche divertire creando un gioco spumeggiante e arioso che non annoia mai.

Siamo rimasti soli, io e te.

In un’intervista rilasciata a Antonello Piroso nel programma “Niente di personale” nel 2010 Zeman disse che al 1998 era l’allenatore più pagato della Serie A e che non aveva problemi. Tutto è nato da una sua considerazione sull’abuso di farmaci nel mondo del calcio. Ne nacque un’inchiesta che portò il 19 settembre di quell’anno all’ammissione da parte del laboratorio dell’Acquacetosa  della scomparsa una parte dei controlli antidoping riguardanti i calciatori. Due settimane dopo il presidente del CONI Mario Pescante si dimise. Il 12 agosto di quell’anno vennero sequestrate le cartelle cliniche dei giocatori della Juventus. L’accusa nel processo che ne scaturì arrivò a contare per la Juventus, tra il 1994 ed il 1998, 281 tipi di specialità medicinali. Il 7 marzo 2005 il Tas di Losanna stabilì che «l’uso di sostanze farmacologiche che non sono espressamente proibite dalla legge sportiva, e che non possono essere considerate come sostanze simili o associate a quelle espressamente proibite non può essere sanzionato con provvedimenti disciplinari»

La vita con noi è stata abbastanza cattiva. Il mondo non ci vuole capire.

E da qui si arrivò allo scontro con Luciano Moggi, accusato dal boemo di essere dietro alle sue difficoltà in panchina, con l’ex Dg della Juventus che rispose: «È stato esonerato perché non sa allenare, è lento e impacciato nel parlare e i giocatori non lo capiscono». Inoltre divenne oggetto di dileggio ed insulti da parte della tifoseria bianconera che l’accusava di avercela con loro, di essere avvelenato o forse anche invidioso, con le solite frasi del tipo “abbiamo ancora fame”, “zeman guarda ahahahahaahha”, “taci fallito”, tipiche del tifo comune quando si punta un individuo per partito preso, senza neanche sapere perché.

E non ti hanno mai capito perché tu sei troppo avanti, sei più avanti di Lou Reed.

Per questo vi dico che dovete lasciare stare il soldato Zeman. Perché non ha mai avuto paura di tirare un calcio di rigore. Non ha mai vinto nulla. Allora? Ecco i nomi di chi è stato lanciato dal boemo, a partire da Salvatore Schillaci a Messina: Francesco Baiano, Giuseppe Signori, Roberto Rambaudi, la buonanima di Francesco Mancini, Igor Kolyvanov e Igor Shalimov a Foggia, Alessandro Nesta, Marco Di Vaio e Pavel Nedved, all’epoca promessa sbocciata a Euro ’96 alla Lazio,  Marco Delvecchio, Francesco Totti e Alessandro Florenzi alla Roma, Antonio Nocerino all’Avellino, Mirko Vucinic, Marco Cassetti, Luca Anania, Osvaldo e Giuseppe Vives a Lecce, Marco Sau, Simone Romagnoli e Vasco Regini nel suo secondo ritorno a Foggia, Lorenzo Insigne, Marco Verratti, Ciro Immobile a Pescara.

 

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Basta? Il suo primo Foggia ebbe il secondo attacco dietro il Milan campione, miglior attacco con la Lazio, miglior attacco nella Roma nei due anni passati nella Capitale sotto la gestione Sensi, secondo attacco in Serie A nel primo anno a Lecce. Inoltre parliamo di un allenatore che ha sempre siglato contratti annuali a parte il suo ritorno a Roma nel 2012, anno in cui firmò un biennale. Certo ci furono anche gli esoneri ed i fallimenti. Nell’ordine: Lazio, Fenerbaçhe, Napoli, Salernitana, Brescia, Lecce, Stella Rossa, Roma, Cagliari. Ma quando uno colleziona 800 panchine da professionista con questo score con 299 vittorie, 219 pareggi e 282 sconfitte allora pippa pippa non è.

Il problema vero di Zeman è la schiettezza. Duro, tagliente, cattivo quanto basta ma sempre incisivo, non ha mai nascosto il suo amore per la disciplina, dall’allenamento al gioco. Chi l’ha seguito è diventato qualcuno. Chi non l’ha fatto ha perso un’occasione. Certo ci voleva anche il materiale umano giusto. E non ce ne voglia il Cagliari ma presentarsi in Serie A con giocatori inadeguati per la categoria sperando che Zeman tolga le castagne dal fuoco non è il massimo. Specie quando i giocatori lamentano l’impegno richiesto dal tecnico negli allenamenti. Se la squadra non ti segue te ne vai e non si puo’ dare la colpa all’allenatore quando i giocatori si lamentano dei carichi di lavoro.

Ma vabbé, i nemici di Zeman hanno avuto per l’ennesima volta la sua testa ed ora il calcio starà meglio senza un “fallito”. Perché nel calcio come nella vita un signor Malaussène serve sempre per far star meglio tutti. E tanto lo sappiamo che avrà risposto al momento dell’uscita dalla sede della società di viale La Playa: “non c’è problema”.

Lo sai una cosa vera simpatia, una cosa vera che sento dal profondo del cuore? Io ti voglio veramente bene, simpatia.

(Photocredit copertina ANSA/CLAUDIO ONORATI)

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