I fuoriusciti di Scientology raccontano le loro testimonianze

17/04/2015 di Redazione

Scientology

è un’organizzazione da molti anni al centro di curiosità, interesse e anche polemiche. Il quotidiano svizzero Blick intervista alcune persone uscite da Scientology in occasione dell’apertura del nuovo tempio a Basilea. Testimonianze piuttosto drammatiche sui problemi causati dall’adesione alla Chiesa che predica la filosofia religiosa applicata di Ron Hubbard.

SCIENTOLOGY TESTIMONIANZE –

Tre persone che avevano aderito a Scientology raccontano a Blick la loro esperienza con l’organizzazione filosofico-religiosa, dal modo in cui è iniziata la loro adesione ai motivi sull’addio. Lucia K.,  una donna di 59 anni per sette membro di Scientology Basilea, racconta di esser stata approcciata sulla strada da un “Bodyrouter”, le persone che reclutano nuovi membri per l’organizzazione. Lucia è entrata a Scientology a 20 anni, nel 1976, e dopo due anni aveva già lasciato il suo lavoro da impiegata per occuparsi a tempo pieno dell’organizzazione. La donna ricorda di aver lavorato dalle 9 fino alle 23 per Scientology, sette giorni alla settimana, per un salario da fame. Un’esperienza che lei definisce schiavitù. visto che era continuamente intimidita dai suoi capi e si sentiva sempre peggio. Dopo setti anni è riuscita a uscire, nel 1983, e ora auspica che nessuno entri più in Scientology. “Le persone sono sfruttate a livello finanziario e subiscono una dipendenza psicologica”.

LEGGI ANCHE

Scientology contro Alex Gibney per il documentario «Going Clear»

Tutti gli scandali che il documentario su Scientology non vi racconta

SCIENTOLOGY REGOLE – René Kraaz è un uomo di Basilea di 55 anni, che è stato membro di Scientology dal 1982 al 1996. René spiega a Blich di esser entrato nell’organizzazione anche alla luce del  suo debole stato psicologico dell’epoca. Dopo aver pagato circa 8 mila euro per un corso di Scientology, lascia l’organizzazione nel 1991, visto che si era sentito preso in giro. Nel 2004 però ritorna in Scientology, un errore che definisce il più grande della sua vita. Dopo tre anni di nuova militanza abbandona la moglie e il figlio, e nel 2009 esce definitivamente dall’organizzazione René Kraaz racconta come Scientology gli sia costata 160 mila euro e la perdita del posto di lavoro. Anche Ray Bolzahauser ha abbandonato l’organizzazione filosofico-religiosa, dopo un solo anno di militanza. Bolzhauser è entrato in Scientology ancora da minorenne, e per farlo dovette ricevere l’assenso di suo padre. Il colloqui fu preparato insieme ai responsabili dell’organizzazione. Per fare il Bodyrouter di Scientology Bolzhauser ha abbandonato il suo impiego presso un negozio di cosmetici, e veniva pagato 50 euro a settimana per reclutare nuovi membri e vendere libri. Il ragazzo di Basilea ha lasciato Scientology a causa della sua omosessualità. L’organizzazione non l’accettava, e di conseguenza Ray Bolzhauser ha preferito interrompere la sua militanza. Un’esperienza sintetizzata in modo molto negativo, visto che gli è costata parte del suo futuro professionale, un diploma mai raggiunto e dodici mesi passati “in condizione di schiavitù”.

 

Riceviamo e pubblichiamo

Egregio caporedattore,

appellandomi al diritto di cronaca, chiedo ospitalità per poter esprimere alcune considerazioni in merito all’articolo pubblicato il 17 aprile, col titolo “I fuoriusciti di Scientology raccontano le loro testimonianze”.

Per prima cosa devo confessare che mi ha un poco stupito il fatto che un media italiano abbia dedicato un articolo a tre testimonianze di cittadini elvetici (di Basilea per l’esattezza) che raccontano le loro esperienze in Scientology. Superato il lieve stupore, ne ho concluso che a qualcuno forse da’ un po’ fastidio il fatto che a Basilea si sta per inaugurare la nuova sede della Chiesa di Scientology e che l’evento richiamerà nella città svizzera migliaia di fedeli di Scientology da tutta Europa.

Dall’articolo apprendo che il quotidiano elvetico Blick ha intervistato tre persone che hanno esternato la loro delusione, ma mi chiedo come mai abbia trascurato di sentire anche qualcuna delle migliaia che praticano Scientology con piena soddisfazione.

Tra l’altro, due delle tre storie descritte nell’articolo riguardano esperienze piuttosto datate, e una di esse, che risale a più di 30 anni fa, è pure raccontata da una persona che si presenta con un nome di fantasia, facendo così sorgere il sospetto che potrebbe non essere vera, ma, anche pensando che sia vera, la sostanza non cambia poiché, pur con il dovuto rispetto che quelle storie meritano, non si può trascurare il fatto che Scientology e’ creciuta, e l’inaugurazione della nuova sede di Basilea ne è la prova tangibile.

Ogni religione ha avuto i suoi casi di apostasia e Scientology non fa eccezione. Il fenomeno della moderna apostasia è stato studiato da sociologi ed esperti di religione e questa è la conclusione a cui è giunto il prof. Bryan Wilson, che fu professore emerito di sociologia all’Università di Oxford:

“L’apostata in generale ha bisogno di auto-giustificazione. Cerca di ricostruire il suo
passato, di scusare le sue precedenti affiliazioni e di incolpare quelli che prima erano i suoi compagni più stretti. Non è insolito che l’apostata impari a ripetere una ‘storia di atrocità’ per spiegare come, tramite manipolazione, truffa, coercizione o inganno egli sia stato indotto a unirsi o rimanere all’interno di un’organizzazione a cui egli ora ha rinunciato e che condanna. Gli apostati sensazionalizzati dalla stampa, qualche volta hanno cercato di trarre profitto dalle storie delle loro esperienze vendute ai giornali o prodotte come libri (a volte scritti da ‘ghost writers’). [Bryan Wilson, The Social Dimensions of Sectarianism, Oxford: Clarendon Press, 1990, p.19.]

Chi desiderasse avere maggiori informazioni può consultare www.scientology.it
Luigi Brambani
Ufficio Affari Pubblici
Chiesa Nazionale di Scientology d’Italia

Photocredit: Getty Images/Getty Images

Share this article