Come si fa l’home restaurant, il ristorante a casa tua (e come potrebbe cambiare la legge)

Home restaurant, un ristorante a casa vostra. Ci avete mai pensato? Trasformate la vostra abitazione e la vostra cucina in un ristorante aperto occasionalmente per amici, parenti o sconosciuti. Selezionate l’evento su una piattaforma social, prenotate, pagate e mangiate in compagnia a casa di qualcuno sperimentando gusti e culture di altri Paesi. E se volete potrete proporvi in prima persona come cuochi aprendo le porte di casa vostra. Il tutto legalmente, o quasi, visto che non esiste una normativa dedicata.

http://gnammo.com/
http://gnammo.com/

 

HOME RESTAURANT, E DA BERE LO PORTA L’OSPITE –

Home restaurant. Il meccanismo è semplice. Intrattenere i commensali con racconti ed aneddoti, proponendo specialità particolari o anche la cucina di uno chef quotato che intrattiene gli ospiti con prodotti sempre nuovi e ricercati. E se chi cucina ci mette da mangiare, i commensali provvedono al bere. Uno dei portali più attivi in questo senso è Ceneromane, riferimento per l’Home restaurant capitolino. Il programma prevede la presenza di circa 40 “host”. Si va dalla cena su una terrazza romana da Cristiana e Alessio con vista sul Colosseo e Campo dei Fiori per una quota a partire da 90 euro fino ad arrivare a casa di Carmela, alla Garbatella, con menu a partire da 35 euro.

HOME RESTAURANT, COME FUNZIONA IL PAGAMENTO –

Come spiegato da Food24 la piattaforma gestisce i flussi di pagamento girando ai padroni di casa la quota di competenza con una trattenuta del 15 per cento e le spese di transazione. Un altro portale è Gnammo.com, un sito in cui è possibile rivolgersi agli home restaurant di tutta Italia. Basta scrivere la propria città e vedere cosa offrono i padroni di casa. Dopo aver visto Roma cerchiamo Milano, e qui troviamo decine di proposte da parte di persone che offrono cene vegane, etniche, di carne, di pesce. Anche in questo caso le offerte sono circa una trentina e tutte dedicate a sabato 18 aprile, un momento importante per la città visto la concomitanza con gli eventi del Fuorisalone.

HOME RESTAURANT, UNA COMMUNITY DI NUOVI AMICI –

Chi vuole prenota, paga e si accomoda a casa di uno sconosciuto come se fosse un amico o un ristoratore. Di sicuro un commensale. Un’occasione se vogliamo per conoscere gente nuova in un contesto sicuramente informale. Kitchenparty.org si presenta come «una community di persone aperte e curiose che condividono la propria passione per la cucina e la buona tavola incontrandosi a casa e nei locali per conoscere ogni volta nuovi amici». Basta selezionare l’evento, prenotare attraverso un account Paypal ed aspettare finché l’incontro non viene confermato, conferma che arriva al raggiungimento del numero minimo di partecipanti.

L’ONDA DEI TALENT A TAVOLA –

Volendo si può sfruttare l’home restaurant anche all’estero. Se ad esempio vi trovate a New York, sappiate che su Eatwith è possibile trovare cuochi o padroni di casa che offrono anche loro cene a prezzo fisso nella Grande Mela. Il servizio vale anche  per coloro che si trovano a Barcellona, San Francisco e Tel Aviv.  Inutile dire che il servizio oltre che avere lo scopo di avvicinare le persone al cibo proponendo ricette sempre nuove, seguendo l’onda dei vari talent culinari in giro per il mondo, ha anche un ritorno economico sia per i portali che offrono le iscrizioni sia per coloro che offrono la cena ai propri ospiti. Un modo per combattere la crisi, se vogliamo.

 

LEGGI ANCHE: A La prova del cuoco cucinano l’agnello: delirio su Facebook

 

HOME RESTAURANT, COSA DICE LA LEGGE –

Rimanendo in Italia, è buona cosa (anche se non è obbligatorio) dotarsi di un attestato sulla sicurezza alimentare. Del resto se si svolge in casa, l’attività di home restaurant non è configurabile come commerciale. Inoltre, se si guadagnano fino a 5.000 euro lorde l’anno, si è esenti dall’obbligo contributivo. Inoltre, continua Homerestaurant.com, portale in divenire che si propone di diventare un nuovo competitor nella ristorazione casalinga, non esiste una normativa che disciplini lo svolgimento dell’attività. Secondo quanto previsto da un disegno di legge non ancora discusso ma assegnato il 27 febbraio 2014, il DDL S.1271 del 27/02/2014, “Disposizioni in materia di promozione e di svolgimento dell’attività di home food“, l’home restaurant viene visto come un’attività che «rappresenta per molte casalinghe, ma anche per i giovani un’opportunità occupazionale che, anche se in forma diversa, in qualche misura è già stata sperimentata attraverso il bed and breakfast».

LA PROPOSTA IN ATTESA AL SENATO –

Nello specifico la norma, se approvata, consentirà ai proprietari ed affittuari di una struttura abitativa di utilizzare massimo due camere per «espletare il servizio di home food, per un numero massimo di venti coperti al giorno, a prescindere dal numero di camere adibite alla somministrazione». I locali in questione devono possedere i requisiti igienico sanitari per l’uso abitativo previsti dalle leggi vigenti, il tutto senza cambio di destinazione d’uso della struttura abitativa. I soggetti interessati devono  comunicare al comune competente l’inizio dell’attività, unitamente ad una relazione di asseveramento redatta da un tecnico abilitato senza che sia necessaria l’iscrizione al registro esercenti il commercio. Il comune destinatario della comunicazione  provvede ad effettuare un sopralluogo del locale dell’home restaurant che godrà del regime fiscale previsto per le attività saltuarie.

LA PREOCCUPAZIONE DEGLI ESERCENTI: «TROPPE ATTIVITÀ»

Insomma, la legge si prepara ad aprire le porte agli home restaurant. In tutto questo resta però un’unica domanda. Se aumentano i luoghi in cui mangiare dovrebbero aumentare anche i consumatori. Ma quelli restano sempre gli stessi, anche a giudicare dai prezzi proposti. Quindi succederà che ci si ruberanno i clienti. O almeno questa è la paura di Lino Stoppani, presidente della Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, a proposito di un’elaborazione su base Eurostat prodotta dall’associazione e ripresa dall’Ansa, che sentenzia come in Italia ci siano troppi attori attivi nella ristorazione. Le imprese della ristorazione, dati basati sul censimento Istat del 2011, sono oltre 257.000 con circa 130.000 bar, gelaterie e pasticcerie, 125.000 ristoranti, più di 1.500 imprese attive nella ristorazione con oltre 750.000 addetti.

«MOLTA IMPROVVISAZIONE IN UN MONDO CHE RICHIEDEREBBE CAPACITÀ»

E secondo Stoppani «Oggi c’è un eccesso di offerta nel settore della somministrazione del cibo: l’Italia ha una densità imprenditoriale, secondo una elaborazione Fipe su dati Eurostat, che supera del 40% la media europea. Nella Ue a 28 Paesi ci superano, in termini di densità di pubblici esercizi, solo Portogallo, Grecia e Spagna». Stoppani ha poi sottolineato come «negli ultimi 5 anni hanno chiuso i battenti circa 50mila imprese di settore. C’è molta improvvisazione, in un lavoro che invece richiederebbe requisiti di etica e capacità imprenditoriale». Per quanto interessante, il progetto Home Restaurant sembra quindi andare contro le idee degli operatori di settore anche perché non si traduce in un ristorante low cost ma in un’altra cosa. Sarà importante capire in futuro cosa accadrà. (Photocredit FLORIAN CHOBLET/AFP/Getty Images)

Share this article