Le storie di chi ha perso tutto per colpa delle nuove storie degli ex

Se dopo il divorzio si comincia una nuova relazione, anche in assenza di matrimonio civile, si rischia di perdere l’assegno mensile di ex marito o ex moglie. È quanto emerge da una sentenza della Corte di Cassazione su un caso di Brindisi emessa lo scorso 22 gennaio. I giudici hanno deciso che l’assegno di mantenimento non può essere più comparato a un «vitalizio» perché il rapporto va pesato anche su altri livelli di legami affettivi. Come riporta Vito Fatiguso sul Corriere del Mezzogiorno la sentenza della Cassazione prevede che:

«l’espressione famiglia di fatto non consiste soltanto nel convivere come coniugi, ma indica prima di tutto una famiglia, portatrice di valori di stretta solidarietà, di arricchimento e sviluppo della personalità di ogni componente e di educazione dei figli. Ove tale convivenza assuma i connotati di stabilità e continuità e i conviventi elaborino un progetto e un modello di vita in comune, analogo a quello che di regola caratterizza la famiglia fondata sul matrimonio, la mera convivenza si trasforma in una vera e propria famiglia di fatto».

 

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La Cassazione rigettando la domanda di assegno divorzile ha ribaltato una precedente decisione del Tribunale di Brindisi e della Corte d’Appello di Lecce. E sui giornali, ora, vengono proposte storie di coniugi che hanno perso l’assegno per la nuova convivenza con danno economico rilevante e di chi, al contrario, è costretto a versare il mantenimento perché non è riuscito a dimostrare al giudice la convivenza del suo ex partner con un nuovo compagno. Francesco Grignetti sulla Stampa ad esempio racconta la storia di un ricco imprenditore del Centro-Nord costretto a lasciare la sua villa alla ex moglie (dove la donna ha cominciato a vivere stabilmente con un nuovo compagno) e a pagare 3mila euro mensili per lei e 3mila euro per i due figli adolescenti. Le pendenze con la moglie sono state chiuse con una sorta di liquidazione da 100mila euro e il passaggio di proprietà dell’abitazione. Altra storia è quella della ex moglie di un manager ricco e affermato, un’assistente all’università costretta a rinunciare alla propria carriera per dedicarsi alla famiglia e poi mollata dal marito per un’altra donna:

«Mi casca il mondo addosso. I primi anni, quelli della separazione, sono pesantissimi. Lui paga gli alimenti, sono circa 2000 per me e 1000 per ciascun figlio, ma sparisce dai radar. Mi tocca sempre più il ruolo di madre a tempo pieno. Più di prima. E di rientrare nel mondo del lavoro, del mio lavoro, non se ne parla. Ci ho pure provato, ma impossibile…». Un paio di anni fa, finalmente, Claudia G. incontra qualcuno che rappresenta una novità importante. Il suo nuovo compagno è l’opposto di quello andato via: non è mai salito su un aereo, mentre quell’altro accumulava punti Millemiglia come un’idrovora. Il nuovo lui è presente, attento, vive in campagna in una casetta semplice, non grande. La casa del manager era in centro e di alta rappresentanza. Soprattutto, lui è un musicista, squattrinato ma simpatico. Tra i due nasce un rapporto sempre più solido. Una famiglia di fatto come quelle che intende la Cassazione, in cui i conviventi «elaborano un progetto e un modello di vita in comune». Claudia G. ci crede, ma sente che la sua nuova vita non può riprendere nella casa del matrimonio che fu. Con onestà, con coraggio, restituisce l’appartamento e spiega all’ex che andrà a vivere in campagna.

Il finale è però spiacevole. Lui porta l’ex moglie in tribunale e, siccome ha un nuovo compagno, il giudice le toglie l’assegno. O meglio, lo riduce. Ci sono i 2mila euro per i figli. Ma non i soldi per la donna, costretta a vivere con i soldi del compagno, che non guadagna granché. «Sogno – dice lei – di avere fatto scelte diverse e di essere una brillante professionista universitaria. Ho fatto poi la scelta di essere trasparente. Ed eccomi qua. Nei guai».

(Foto di copertina da archivio Ansa. Credit: Eric Vandeville / Abacapress.com)

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