Massimo Bossetti scrive alla mamma una lettera durissima

Massimo Bossetti, l’uomo accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio,  è furioso e non risparmia parole durissime dal carcere contro la mamma, anche se è bene ricordare che si tratta di messaggi scritti ben sapendo che non saranno letti solo da lei.

LaPresse
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TUTTA COLPA DELLA TUA BUGIA – Bossetti incolpa la madre di non avergli detto la verità per tutti questi anni sul fatto che il suo vero padre fosse Giuseppe Guerinoni. Una bugia che per il muratore di Mapello è «responsabile» di tutto ciò che gli è successo: l’accusa di essere un assassino, la detenzione in carcere. Una lettera amara, il cui contenuto è stato reso noto dalla trasmissione Quarto Grado:

«Cara mamma, è con tantissima rabbia che purtroppo ti scrivo questa mia lettera. Dopo tutto quello che mi hai detto, sei venuta due volte e mi hai stretto la mano e mi hai detto che il Dna lo dimostrerà… e mi hai guardato negli occhi, dicendo: “Credi in me e vedrai che la scienza ha sbagliato e sarà come dico io.”

Complimenti, i risultati hanno dimostrato perfettamente tutto quello che dicevi… Solo come mai, in 43 anni, con tutte le occasioni in cui hai potuto dirmelo… Mi chiedo anche se tuo marito sapeva tutto e per questo tempo me l’ha tenuto nascosto. Pensavi che tutto questo non sarebbe venuto a galla, vero?».

TE LA FARÒ  VEDERE – Esordisce così nella lettera destinata alla madre Ester, Massimo Bossetti, detenuto in carcere a Bergamo per l’omicidio di Yara Gambirasio.  Di seguito il contenuto integrale del documento reso noto ieri sera a “Quarto Grado” su Retequattro:

 «Tu sapevi e mi hai tenuto all’oscuro di tutto e non mi hai dato nemmeno l’opportunità di poter conoscere il nostro vero padre. Bene, allora ti dico grazie mamma per il fortissimo dolore e rabbia che mi hai procurato. L’ultima speranza che avevo in te al 100% di poter uscire subito, è svanita completamente. Grazie di cuore, tanto io sono abituato a soffrire. Non preoccuparti più per me. Mi auguro che tuo marito stia sempre bene e meglio mamma. Mamma, mi hai ferito profondamente e io ti avevo creduto ciecamente, ma evidentemente mi sono sbagliato, pazienza. Hai voluto tu che andasse così. Ma ti chiedo per favore almeno di smettere di mentire davanti a tutti e di dire la verità come sta. Rifletti su questo che ti dico allora».

«Se riuscirò a uscire ti prometto che ti affronterò di persona, chiedendo spiegazioni su quello che mi hai sempre messo in testa per tanto… le lettere dove per tutto questo tempo mi hai fatto creder solo menzogne.. Te le farò vedere. Se solo tu potessi vedere, lo stato in cui mi trovo, forse potresti capire. Sono diversi giorni che non mangio e dopo aver ricevuto (conferma, ndr) questa seconda volta, la più terribile, rispetto alla prima, mi sono chiuso in me stesso. Non accetto più niente da nessuno, non voglio sapere più niente.. Che facciano quello che vogliono.. farò io, farò. Ormai sono sfinito, ogni giorno che passa è sempre peggio andare avanti. Mi hai bloccato la mente e ti ringrazio, non me lo sarei mai aspettato. Per me era l’unica speranza credere che corrispondesse allo stesso Dna di quella persona che ho creduto per 43 anni essere mio padre».

«Con ansia ho aspettato i risultati perché sapevo che ero vicino alla libertà, per tutto questo tempo ho combattuto e per i miei figli. Neppure le preghiere sono servite. E se dovesse capitarmi qualcosa, vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per me prima di scoprire il Dna», conclude il detenuto. «Mi dispiace tantissimo per i miei figli ma so che Marita è bravissima ad andare avanti anche senza di me e riuscirà a far capire ai miei bambini quanto gli voglio bene. E gliene vorrò sempre… purtroppo come me, era (è) stato sempre più doloroso andare avanti, non sapendo più del papà, del Dna, del vero papà. Statemi tutti bene. Ciao Massimo».

Cologno Monzese, 28 marzo 2015

 

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