Latte nella flebo: muore bimbo, medici verso il processo

“Non solo lo scambio della flebo, ma anche il tentativo di insabbiare lo sbaglio”. Per questo stanno arrivando le prime richieste di condanna per medici e paramedici che hanno somministrato latte in vena al piccolo Marcus De Vega, nato prematuro al San Giovanni Addolorata di Roma e morto per “un tragico errore”.

LE INDAGINI – Un’indagine durata tre anni ha portato alla sbarra un’infermiera per omicidio colposo e altri sette tra medici e paramedici per frode processuale e omissione di referto. La mamma di Marcus, che all’epoca lavorava ai Parioli come colf, scoprì solo dai media che suo figlio non era morto «per le conseguenze della nascita prematura» ma per un «tragico errore». Nei guai il primario del reparto di neonatologia Caterina De Carolis, il direttore sanitario aziendale Gerardo Bruno Antonio Corea, i medici Sabrina Palamides, Maria Rita Chiusuri, Iolanda Stirati e Maria Teresa Dell’Omo, che si occuparono del neonato di origini filippine e l’infermiere Andrea Ciani. Il procuratore aggiunto Leonardo Frisani martedì mattina ha chiesto la condanna a dieci mesi di reclusione con rito immediato tre rinvii a giudizio con rito ordinario e due proscioglimenti.

IL CASO – L’infermiera che avrebbe commesso l’errore sarebbe Roberta Stanig. Secondo le ipotesi della procura «avrebbe scambiato l’alimentazione enterale al catetere venoso applicato al piccolo De Vega, determinando la somministrazione di sostanze alimentari in vena» causando così «una gravissima insufficienza respiratoria terminale». Non solo perchè la Stanig avrebbe anche sviato le indagini «non informando l’autorità giudiziaria e restituendo la salma del piccolo alla madre» senza avvisarla dell’errore dissuadendola in questo modo alla richiesta di autopsia.

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