Amanda Knox e Raffaele Sollecito assolti per non aver commesso il fatto: «Finalmente abbiamo avuto giustizia»

Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono stati assolti dalla Casszione per non aver commesso il fatto. Infatti, la suprema corte ha deciso di annullare, senza rinvio, la sentenza di appello che condannava i due imputati.

L’avvocato Bongiorno non ha nascosto la propria soddisfazione: «La sentenza ci da totalmente ragione. L’annullamento senza rinvio, un annullamento che dice non dobbiamo più ipotizzare un coinvolgimento di Sollecito. E’ un risultato strepitoso»·

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L’avvocato di Raffaele Sollecito, ha ringraziato i giudici: «Sono giudici che hanno studiato. Il momento più difficile in assoluto è stato quando è arrivata la sentenza di annullamento con rinvio dell’assoluzione»

Ovvio il sollievo anche di Amanda, che l’avvocato della ragazza riporta ai cronisti:«Ho sentito Amanda e le ho appena comunicato la sentenza di assoluzione definitiva. Ovviamente lei e’ felice. Finalmente l’errore e’ stato emendato dalla Corte di Cassazione. E’ un importante riconoscimento per la giustizia. Chiederemo il risarcimento per ingiusta detenzione»

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La Cassazione ha deciso per la seconda volta sul caso di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia nel 2007; dopo che la Suprema Corte due anni fa aveva annullato con rinvio la sentenza di appello, rinviandola al tribunale di Firenze per una seconda deliberazione. La corte fiorentina aveva poi condannato Raffaele Sollecito a 25 anni e Amanda Knox a 28 anni, aprendo la strada alla quinta sentenza sul caso di via della Pergola, arrivata oggi. Alla lettura della sentenza non erano presenti né Amanda Knox, rimasta a Seattle, né Raffaele Sollecito, che dopo le arringhe finali è tornato a Bari.

OMICIDIO DI MEREDITH KERCHER - Anche il lungo processo per il delitto di Perugia si gioca a colpi di perizie: sul coltello usato per uccidere Meredith c'era o non c'era il dna di Amanda Knox? (Foto: AFP/Getty Images)
Meredith Kercher (Foto: AFP/Getty Images)

OMICIDIO MEREDITH, LE ARRINGHE DELLA DIFESA –

Prima della lunga camera di consiglio che ha portato alla sentenza, gli avvocati di Amanda e Raffaele hanno chiesto l’annullamento della condanna: Giulia Bongiorno ha sostenuto la tesi che se i due giovani fossero stati i responsabili della morte di Meredith, sarebbero scappati «invece che farsi trovare su quei gradini» e ha sottolineato che il DNA di Sollecito ritrovato sul gancetto del reggiseno di Meredith sarebbe una prova troppo incerta per poter essere considerata tale. L’avvocato Bongiorno ha anche rivelato come, all’epoca del primo arresto, Amanda sarebbe stata «pressata da una stranissima medium nella stanza della polizia di Perugia, e una medium non ci deve stare in una stanza di polizia», mentre l’avvocato Carlo Dalla Vedova ha riferito ai giudici che Amanda  – della quale si dice che sia incinta – sarebbe stata «molto preoccupata» al pensiero della sentenza di oggi. 

OMICIDIO MEREDITH, UN CASO LUNGO OTTO ANNI –

Condannati, assolti, poi di nuovo condannati: è la storia delle sentenze sul caso Knox. Un caso lungo quasi otto anni iniziato il 2 novembre 2007 con il ritrovamento del corpo senza vita di Meredith Kercher, che giaceva nella stanza dell’appartamento che la ragazza condivideva con altre studentesse. Secondo gli investigatori, Meredith era uccisa la notte prima, accoltellata. Qualche giorno più tardi vengono arrestati Amanda Knox, studentessa di Seattle e coinquilina di Meredith e Raffaele Sollecito, studente pugliese che aveva iniziato una relazione con la Knox. Insieme a loro finirà in manette anche Diya ‘Patrick’ Lumumba, congolese e proprietario di un bar di Perugia dove lavorava Amanda. Sarà lei ad accusarlo di essere il responsabile dell’omicidio, ma verrà rilasciato per mancanza di prove. Per questa accusa Amanda è stata condannata a tre anni per calunnia. In seguito verrà arrestato anche Rudy Guede, cittadino ivoriano la cui presenza nella casa di via della Pergola era certa al momento dell’omicidio di Meredith: Guede verrà condannato a 16 anni, con il rito abbreviato. 

Foto: Foto  Virginia Farneti/LaPresse
Raffaele Sollecito: Foto Virginia Farneti/LaPresse

La vicenda processuale è stata poi piuttosto travagliata:

Amanda e Raffaele hanno scontato quattro anni di carcere. Sono stati condannati in primo grado a 26 e 25 anni. Nel 2011, in Appello, sono stati assolti e il 25 marzo 2013 la Cassazione ha annullato le assoluzioni rinviando il processo al tribunale di Firenze. La condanna dell’appello bis per Amanda e Raffaele è scattata il 30 gennaio 2014

I tre imputati, secondo i giudici di merito, agirono per lo stesso fine: immobilizzare la ragazza inglese, e “usarle violenza” nell’ambito di un gioco sessuale mortale mai chiarito. Al di là di Rudy Guede, Amanda e Raffaele si sono sempre professati innocenti: un caso, quello dell’omicidio di Meredith che ha catalizzato l’attenzione mediatica di Italia, Gran Bretagna e Stati Uniti, concentrati sopratutto sulla figura di Amanda Knox che dopo l’assoluzione in appello ha fatto ritorno a Seattle dove è comparsa a più riprese sia nei programmi televisivi che sulle pagine dei quotidiani di gossip.

 

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SOLLECITO A BARI E AMANDA A SEATTLE –

Durante il processo che si è concluso oggi, gli avvocati dei due ragazzi hanno chiesto l’annullamento della sentenza: per i legali di Raffaele Sollecito, fra cui Giulia Bongiorno, la sentenza della Corte d’Appello ha “sviste, lapsus ed errori grossolani”: l’avvocato ha anche sottolineato che la prova del Dna è una «prova incerta e anacronistica». Amanda Knox è rimasta a Seattle, mentre Raffaele Sollecito ha lasciato Roma senza aspettare la sentenza della Cassazione ed è tornato a Bari. I famigliari di Meredith, invece, hanno atteso la sentenza dall’Inghilterra.

 

OMICIDIO MEREDITH, LE PAROLE DEL PADRE DI RAFFAELE –

«Finalmente abbiamo avuto giustizia. Ci Abbiamo messo otto anni e abbiamo avuto finalmente quello che noi meritavamo, prima che ci auguravamo. Finalmente ci sono stati dei giudici che hanno capito fino in fondo che Raffaele mai avrebbe potuto pensare di fare una cosa così orribile, quale quella per la quale era stato ritenuto responsabile».  Così ai microfoni di “Quarto Grado” Francesco Sollecito, padre di Raffaele, commenta a caldo la sentenza di Cassazione che ha assolto il figlio per l’omicidio di Meredith Kercher.  «Risarcimento morale lo possono riconoscere soltanto i giudici di questa Suprema Corte che hanno pronunciato questa splendida sentenza. Non c’è possibilità di ricompensare tutta la sofferenza che abbiamo dovuto patire in tutti questi anni».

OMICIDIO MEREDITH, IL COMMENTO DELL’AVVOCATO BUONGIORNO  –

«Raffaele mi ha detto di essere incredulo, perché da questo momento in poi può sentirsi quasi come una persona “normale”… potrà pensare alla sua vita, a studiare e a trovarsi un lavoro… come se questo processo, per lui fosse diventato una parte della vita, una spina nel cuore che lo ha accompagnato per otto anni. Lui, essendo innocente, sapeva che prima o poi sarebbe stata riconosciuta questa innocenza». Così, ai microfoni della stessa trasmissione, l’avvocato Giulia Bongiorno, difensore di Raffaele Sollecito, commenta a caldo la sentenza di Cassazione che ha assolto il proprio assistito per l’omicidio di Meredith Kercher. Raffaele Sollecito ha dato dimostrazione di come si può affrontare un processo duro a testa alta. Non l’avrete mai sentito urlare, recriminare o prendersela con i giudici. Nemmeno quando gli hanno dato torto. Gli va dato atto della sua grande forza. A lui e suo padre». E conclude: «Non è un processo di quelli che si concludono con un nulla di fatto. Non c’è da cercare nessun altro complice».

 

«Abbiamo preferito aspettare la sentenza a casa perché non c’è luogo più accogliente. La prima cosa che faremo domani è pensare finalmente liberamente al futuro di Raffaele» conclude l’uomo.

(Photocredit copertina: LaPresse)

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