Matrimoni gay, la rivoluzione del Tar. Bocciato Alfano, solo i tribunali possono annullare le “trascrizioni”

Il Tar del Lazio ha deciso: soltanto i tribunali possono annullare le trascrizioni in Italia delle nozze gay avvenute all’estero e non i prefetti, come successo a Roma lo scorso ottobre. La sentenza del Tribunale amministrativo regionale accoglie quindi il ricorso presentato da alcune coppie omosessuali sposatesi fuori dall’Italia, che avevano chiesto e ottenuto la trascrizione del proprio matrimonio sul registro delle Unioni Civili del Comune di Roma, trascrizioni poi annullate come da disposizioni del Prefetto Giuseppe Pecoraro e dalla circolare del Ministro dell’Interno del 7 ottobre 2014, in cui il ministro Alfano chiedeva ai prefetti delle varie città di «rivolgere ai sindaci formale invito al ritiro di tali disposizioni ed alla cancellazione delle conseguenti trascrizioni», annullando poi d’ufficio gli atti «illegittimamente adottati».

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Foto: Alessandro Paris/LaPresse

 

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NOZZE GAY: LA SENTENZA DEL TAR DEL LAZIO –

La notizia è riportata da La Repubblica:

Nella decisione i giudici della Prima Sezione Ter del Tar del Lazio affermano che l’attuale disciplina nazionale non consente di celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso e, conseguentemente, matrimoni del genere non sono trascrivibili nei registri dello stato civile. Tuttavia l’annullamento di trascrizioni nel registro dello stato civile di matrimoni contratti da persone dello stesso sesso, celebrati all’estero, può essere disposto solo dall’Autorità giudiziaria ordinaria e non dalle disposizioni di ministro e prefetto, così come era avvenuto nei mesi scorsi.

In altre parole, la sentenza del Tar ha stabilito che, seppure i matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso non possano essere trascritti in Italia, l’annullamento delle trascrizioni non è una competenza di ministri e prefetti: ad annullare tali unioni, dunque, possono essere soltanto i tribunali civili.

MARINO: «PER ME NON È UNA SORPRESA» –

Pronta la reazione del sindaco di Roma Ignazio Marino, che lo scorso autunno non aveva raccolto l’invito del prefetto: «Avevo sempre affermato – ha detto Marino – pur non essendo un esperto di giurisprudenza, che sulla base delle normative nazionali e comunitarie fosse un dovere del sindaco trascrivere un documento di un’unione avvenuta all’estero di due cittadini della mia città. Per me non è assolutamente una sorpresa, non credo ci sia stato mai un momento in cui ho mostrato un minimo dubbio sulla mia certezza».

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