I Cinque stereotipi sulla Grecia che in Germania sono duri a morire

La Grecia è il Paese simbolo dell’eurocrisi, e la sua situazione critica è stata spesso spiegata con pregiudizi e valutazioni erronee su quanto fatto dai governi ellenici in questi anni di estreme difficoltà. Il settimanale Die Zeit ha compilato una lista dei cinque errori dell’opinione pubblica tedesca sulla Grecia, che esacerbano l’ostilità verso il governo Tsipras.

  • 1. I milionari greci non pagano le tasse. Secondo Die Zeit uno dei più diffusi pregiudizi nei confronti della Grecia riguarda l’evasione fiscale dei miliardari, che non è affatto comprovata dai dati, almeno per quanto riguarda determinate campagne lanciate in Germania. Il settimanale tedesco evidenzia come non ci siano dubbi che il sistema di riscossione delle imposte in Grecia sia particolarmente inefficiente. Die Zeit rimarca però come sia falso l’esempio con cui viene spiegata l’incapacità della Grecia di far pagare le tasse ai suoi cittadini più ricchi, ovvero lo sconto fiscale per l’industria nautica. In Grecia le aziende di questo settore pagano le tasse in base alla larghezza delle navi prodotte, un metodo per ridurre il loro imponibile . Un beneficio fiscale che vige dal 1957 in Grecia, ma che si riscontra nella maggior parte delle Nazioni dove è forte l’industria nautica. Die Zeit rimarca come una norma simile sia in vigore anche in Germania dalla metà degli anni novanta, e che di conseguenza non giustifica gli attacchi ai privilegi ai ricchi greci che spesso compaiono sulla stampa popolare tedesca.
  • 2. I greci sono pigri e spendono i soldi degli altri. Diversi media tedeschi, in primis Bild Zeitung, hanno spesso attaccato i greci come pigri. Anche un partito di governo come i cristiano bavaresi della Csu hanno espresso simili posizoni. La crisi della Grecia sarebbe stata causata dalla scarsa predisposizione al lavoro e alla fatica del popolo ellenico. Un pregiudizio diffuso non solo in Germania, vista la crescente e reciproca ostilità tra Nord “benestante” e Sud Europa in crisi. Il pregiudizio sulla pigrizia dei greci si scontra però con i dati della realtà. Secondo l’Ocse nessun popolo lavora così tanto come i greci tra i Paesi industrializzati. In Grecia si lavora in media più di 2 mila ore l’anno, contro le “sole” 1400 della Germania. Allo stesso modo è falsa la valutazione, diffusa in Germania, sulla Grecia che spende i soldi degli aiuti per mantenere uno stuolo di dipendenti pubblici e mantenere i suoi sprechi. Una ricerca di MacroPolis ha evidenziato come dei 226 miliardi di euro erogati alla Grecia solo 15 miliardi sono andati direttamente nelle casse statali, e come più della metà dei crediti sia servita per ripagare i debiti.
  • 3. La provocazione di Alexis Tsipras. Il primo atto di Alexis Tsipras come primo ministro della Grecia è stata la visita al poligono di tiro di Kisariani, dove c’è un monumento che ricorda i martiri della Resistenza greca uccisi dai nazisti. In Germania questa visita è stata vissuta come una provocazione, ma secondo Die Zeit la reazione tedesca è stata eccessiva. Infatti, oltre al messaggio di orgoglio nazionale implicito in un simile gesto, Alexis Tsipras ha voluto rimarcare il carattere antifascista del suo governo, avviatosi dopo elezioni in cui un partito neonazista come Alba Dorata è arrivato al terzo posto.
  • 4. La Germania pagherà sempre. In queste prime settimane di governo Tsipras c’è stato un aspro confronto mediatico tra alcuni dei suoi esponenti e la Germania. Una dichiarazione vissuta come estremamente provocatoria è stata rilasciata dal ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis. Varoufakis ha detto che a differenza di quello che potranno dire, i tedeschi pagheranno sempre. Una frase in realtà riportata piuttosto male, rimarca Die Zeit, che indicava solo una critica di Varoufakis al sistema dei crediti europei alla Grecia. Secondo il ministro delle Finanze ellenico non ha senso erogare prestiti per pagare debiti ponendo obiettivi di bilancio pressoché insostenibili, visto che in questo modo la Germania continuerebbe sempre a pagarli. Una tesi che può anche non esser condivisa, ma che non è provocatoria come avrebbe potuto sembrare in quella frase sintetica, dai toni così minacciosi.
  • 5. La Grecia non fa le riforme. Die Zeit rimarca come sia difficile per la Germania fare questo rimprovero alla Grecia. Le riforme tedesche di inizio anni duemila, contenute nell’Agenda 2010 del governo Schröder sono state un modello per molti Paesi europei: maggiore flessibilità del mercato del lavoro, contenimento della spesa sociale, in particolare previdenza e sanità per fronteggiare invecchiamento della popolazione, e spostamento del carico fiscale dal reddito ai consumi. L’Osce ha rilevato però come in questi anni il Paese che ha introdotto il maggior numero di riforme strutturali è stata la Grecia, mentre la Germania è stata particolarmente ferma. Die Zeit rimarca come in alcuni casi ci siano stati successi prodotti da queste riforme, anche se il bilancio complessivo è difficilmente caratterizzabile come positivo, per il momento. Il gettito fiscale in Grecia è cresciuto nonostante la crisi a circa 50 miliardi di euro, mentre sono stati ripagati nel 2014 più debiti della Pubblica amministrazione rispetto al passato. Diverse riforme sono state però bloccate, e come già capitato in diversi Paesi, la maggior parte dell’aumento delle flessibilità è stato scaricato sui più giovani.

Photocredit: Xinhua/Marios Lolos

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