Elezione presidente della Repubblica: Pier Luigi Bersani, la scheda

28/01/2015 di Boris Sollazzo

BersaniPiccolo

  • Nato a Bettola il 29 settembre 1951
  • Ètà: 63 anni

LA BIOGRAFIA: Pier Luigi Bersani nasce il 29 settembre del 1951 a Bettola, comune montano della valle del Nure in provincia di Piacenza, da una famiglia di artigiani: il padre Giuseppe era meccanico e benzinaio. Dopo aver frequentato il liceo a Piacenza, si è iscritto all’università di Bologna dove mi sono laureato in Filosofia, con una tesi su San Gregorio Magno. E’ sposato con Daniela dal 1980, e ha due figlie, Elisa e Margherita. 
Dopo una breve esperienza da insegnante, si è dedicato completamente all’attività amministrativa e politica (il suo parroco racconta che già da chierichetto fece uno sciopero per contestare la destinazione delle offerte e neanche il fratello missionario lo dissuase nel 1970 dal fondare una sezione di Avanguardia Operaia e poi di iscriversi al PCI), facendosi eleggere nel 1985 come consigliere comunale a Bettola e poi come consigliere regionale dell’Emilia-Romagna: ne diventa il presidente il 6 luglio 1993. Riconfermato alla presidenza nell’aprile del 1995, si è dimesso nel maggio del 1996 quando è stato nominato Ministro dell’Industria dal Presidente del Consiglio Romano Prodi.
Dal 23 dicembre 1999 al giugno 2001 ha ricoperto la carica di Ministro dei Trasporti. 
Alle elezioni politiche del 2001 è stato eletto deputato per la prima volta nel collegio 30 Fidenza-Salsomaggiore. Dopo il congresso dei Ds al Bpa Palas di Pesaro nel novembre 2001, è diventato membro della Segreteria nazionale ed è stato nominato responsabile economico del partito. Nel 2004 è stato eletto Parlamentare europeo con 342.296 preferenze nella circoscrizione Nord-Ovest. 
Dopo la vittoria dell’Unione nel maggio 2006, viene nominato ministro dello Sviluppo economico ed è tra i protagonisti della nascita del Partito Democratico, nel quale dal novembre 2007 ricopre una posizione centrale come Coordinamento nazionale, da responsabile economico. Dal novembre 2009, in seguito alle primarie in cui batte Franceschini e Marino, al maggio 2013 è Segretario del Partito Democratico. Nel mentre vince alle primarie per diventare candidato del centrosinistra alle politiche, contro Matteo Renzi. Porta il PD al 25% circa, di un soffio davanti al M5S e come leader del partito di maggioranza relativa riceve l’incarico da Giorgio Napolitano come presidente del consiglio. Una settimana dopo dichiara il mandato esplorativo fallito e dopo il “tradimento” che ritiene di aver subito da parte di una parte consistente del suo partito, si dimette da segretario del PD, appena dopo la riconferma di Napolitano al Quirinale. Ricoverato d’urgenza e operato per un’emorragia subaracnoidea a gennaio 2014, un mese dopo sarà in Parlamento per votare la fiducia a Renzi e salutare, con un caldo abbraccio pubblico, il premier uscente Enrico Letta. 

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PRO – Per fare una metafora, come quelle che piacciono a lui, potrebbe essere la bruttina stagionata che nessuno vuole portar fuori ma tutti vorrebbero o potrebbero sposare, perché è un buon partito. Le sue quotazioni sono salite grazie al Movimento 5 stelle, che lo aveva affondato come Presidente del Consiglio durante il mandato esplorativo di due anni fa. Quando Alessandro Di Battista ha detto il suo nome, pur condito da vari “chissà”, ha fatto cadere dalla sedia in molti, soprattutto al Nazareno. Se si andrà avanti e le minoranze per ora sparse si uniranno sotto la sua candidatura, alla possibile quarta votazione un Pier Luigi con più di 200 preferenze nelle prime tre potrebbe diventare il favorito. Renzi lo accetterebbe in nome dell’unità di partito (che in fondo sta perseguendo già ora con Mattarella), il M5S dopo avergli dato del “non siamo a Ballarò” in diretta streaming – e forse aver capito che con PLB avrebbe davvero potuto essere un elemento attivo di governo – potrebbe farlo diventare il cavallo di Troia del Nazareno, infine per Berlusconi di tutti gli ex PCI, forse, è il più sopportabile. Gli ambienti cattolici, pur definendosi lui ateo, guardano con favore a quel fratello missionario e al passato da chierichetto, seppur ribelle. E in fondo, lui, attorno a sé ha concentrato un po’ del mondo cattolico di sinistra. Infine i grandi elettori potrebbero guardare a lui con favore, anche in considerazione del suo passato da governatore dell’Emilia Romagna.
Insieme a Prodi, è l’outsider che potrebbe sovvertire tutti i giochi. E come insegna la corsa al Quirinale, il primo dei non favoriti di solito può salire al Colle.

CONTRO – La sua immagine è ammaccata dal più clamoroso insuccesso politico degli ultimi anni, quello del 2013. Una vittoria certa tramutata in una sconfitta, con in più la tortura delle consultazioni infinite per la sua presidenza del consiglio mai nata e per il Presidente della Repubblica. In confronto Occhetto era la Juventus di Lippi. Berlusconi si è giocato molto sul non volere certe figure, che lui incarna tutte, i grillini in assemblea streaming sembrano aver accolto molto freddamente la provocazione di Di Battista, la minoranza Pd potrebbe preferirgli Mattarella per cercare una nuova sintonia con il premier Renzi, che con quest’ultimo ha mostrato, forse, il primo ramoscello d’ulivo a Fassina e soci. Inoltre è più facile – ma neanche tanto – che Prodi unisca le opposte minoranze, troppo egoiste e autoreferenziali per un progetto comune, che ci riesca lui.
Civati, Di Battista, Fitto, Vendola, Fassina e tanti altri dovrebbero trovare in lui una sintesi. Potrebbero, ma hanno dimostrato, spesso, che non riuscirebbero neanche a mettere d’accordo abbastanza parlamentari per una sfida a calcetto.
Insomma, come sempre Bersani potrebbe perdere perché gli altri non son capaci di trovare una linea comune. E lui di entusiasmarli al punto di volerla.

(Photocredits GettyImages)

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